SILENZIO, PARLA GELLI – DAL VATICANO ALLA POLITICA, L’EX VENERABILE SCODELLA RICORDI E “PROFEZIE”: “RAVASI SARÀ IL NUOVO PAPA: È CONOSCIUTO, COLTO E MEDIATICO.
Bertone invece deve stare attento a non prendere troppi caffè…” “Grillo? è un fuoco di paglia che incarna la rabbia sociale” – “Berlusconi da giovane era ‘una bella testa’. Bisignani è un ‘figlioccio’, grande tessitore d’affari: lo mettemmo all’ansa, sapendo di poter far affidamento su di lui”…
di Stefano Citati
Licio Gelli ascolta e parla, srotolando una memoria precisa e alla lunga inquietante. Fa nomi e previsioni. “Ravasi” prossimo nuovo papa “perché è conosciuto, colto e mediatico”. “Il Camerlengo ha in questo momento tanto potere nelle mani – parla di Bertone, non facendone il nome – eppure deve stare attento a non prendere troppi caffè”.
Oltretevere, sulla frastagliata sponda politica l’infinito ‘venerabile maestro della loggia massonica P2′ vede “Grillo ‘mascherato’ come un fuoco di paglia che incarna però la rabbia sociale. Il paese è alla fame e va dietro a chi gli dice quel che si vuol sentir dire”, e incrocia i disagi alla tensione, al rispuntare di “azioni violente” e al riapparir di stelle a 5 punte, riferendosi all’attacco al portavalori di Roma, nel quale è rimasto ucciso l’ex Br Frau e all’allarme di prammatica dei servizi segreti per i prossimi mesi. Per Gelli il Movimento 5 Stelle rappresenta “un’occasione, una porta d’accesso al potere dei tanti che sono finora stati esclusi”.
BEPPE GRILLO IN TRENO NELLA SUA CAMPAGNA ELETTORALE SICILIANA SULLA LINEA CATANIA CALTAGIRONE GELA
Adagiato sul divano semicircolare azzurro del salotto all’ingresso di Villa Wanda, collina ‘fiesolina ‘ di Arezzo, siede sotto una madonna lignea e a favore della telecamera (a circuito chiuso?) posta dall’altro lato dell’ampia stanza al pianterreno, foderata di quadri secenteschi. Al piano di sotto l’archivio che raccoglie oltre mezzo secolo di storia personale e italiana. “L’anno scorso ho già detto che si sarebbe tornati al voto entro l’anno, a settembre”: la situazione non può reggere, prevede il deus ex ma-china della P2.
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I ricordi scorrono tra l’incontro con Franco in occasione di un’onorificenza per il coraggio dimostrato e quello successivo con Mussolini e l’incarico sul fronte balcanico, terminato con la trovata per trasportare di nascosto in Italia l’oro della corona jugoslava, beffando le truppe naziste guidate dall’ufficiale austriaco Kurt Waldheim, divenuto poi segretario generale Onu (leggenda vuole che in alcuni vasi di gerani della villa siano stati per un certo tempo occultati lingotti d’oro con impresse immagini femminili e la scritta ‘il bello della vita’).
Il ‘venerabile maestro’ si dice certo di sapere chi sarà il prossimo capo della massoneria, che verrà scelto a novembre, ma discretamente non ne fa il nome. Ricorda come la lista degli aderenti (962) alla P2 sia rimasta ancora incompleta, essendo stati pubblicati circa metà dei nomi dell’elenco. Si dice certo del movente “ideale” di ‘Propaganda 2′, anche se non si nasconde che “l’adesione dei suoi membri avveniva per opportunità e motivazioni concrete, reali”.
RAMMENTA come nell’81 (era il 17 marzo del 1981), allorquando vennero alla luce i nomi sulle tessere della Loggia, “si era a quattro mesi dal completamento del golpe che si andava preparando”.
È la convinzione del tempo passato, vissuto nel clima ossessivo della Guerra fredda – intrisa di terrorismo e depistaggi – che si è combattuta in Europa. Come convinti sono i giudizi sulle capacità di tessitore di affari di Bisignani – iscritto alla P2, protagonista nel 2010 dello scandalo P3 e che sta scrivendo le sue memorie – considerato con l’affetto di un figlioccio: “Lo mettemmo all’Ansa, e sapevamo di poter far affidamento su di lui”, e affidato anche a Gaetano Stammati, di cui fu capoufficio stampa al ministero del Tesoro nel governo Andreotti degli anni Settanta.
“Da giovane era una bella testa”, è il giudizio su Berlusconi che rivela anche le riserve inespresse sulle attuali strategie dell’ex premier (nel 2003 Gelli disse che il Cavaliere stava di fatto “compiendo il piano” da lui prospettato nel sovversivo documento “Rinascita democratica”: accentramento dei poteri dello Stato in forma presidenziale, controllo di magistratura e informazione). Si ha l’impressione che tutto questo, ciò che è stato detto, e quel che ancora non è stato rivelato, sarà la sintesi finale che Gelli va preparando – con le lunghe interviste rilasciate in questi mesi al regista Marco Dolcetta che sta preparando una docufiction – per un’uscita di scena da protagonista (a dir poco discusso) della storia della Repubblica.
10 marzo 2013