da Raffaele Simonetti
L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) è un ufficio dell’ONU creato nel 1991 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, con la risoluzione 46/182, per sostituire l’Ufficio del coordinatore delle Nazioni Unite per i disastri naturali, creato nel 1971, e il Dipartimento per gli affari umanitari, creato nel 1972.
Sul loro sito si possono leggere dei rapporti sulla situazione umanitaria a Gaza, dal 8 luglio sotto attacco da parte di Israele – in questa pagina si può leggere quello del 10 luglio.
Sorvolando sull’ipocrisia dell’ONU che ha collocato i principali uffici dell’OCHA in: Afghanistan, Burundi, Repubblica Centrafricana, Chad, Colombia, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Eritrea, Costa d’Avorio, Palestina, Sri Lanka, Sudan, Uganda, Siria e Zimbabwe – paesi in cui le emergenze umanitarie dovute a “disastri naturali” sono poca cosa rispetto a quelle causate dall’opera delle principali potenze mondiali – si vuole segnalare e tradurre qualche dato dall’ «Humanitarian Snapshot» del 26 luglio.
Queste le principali cifre che da sole danno il quadro della situazione:
Israele – (popolazione 8.051.200)
Morti:
2 civili, 40 militari
Gaza – (popolazione: 1,8 milioni)
(il rapporto precisa che non sono inclusi i casi non ancora verificati; è quindi presumibile che queste cifre siano ancora più alte)
Morti:
676 civili, di cui 109 donne e 206 bambini
119 non identificabili
129 membri di gruppi armati
Questa la distribuzione dei morti nelle principali aree:
Beit Lahiya: 140, Gaza City: 275, Deiral Balah: 113, Khan Yunis: 287, Rafah: 109
Feriti: Almeno 5.500, di cui il 30% bambini e il 20% donne
Sfollati: 200.000
Persone con limitato o nullo accesso ad acqua e servizi sanitari: 1,2 milioni
Percentuale della popolazione che dispone dell’elettricità per meno di 4 ore al giorno: 80%
Strutture danneggiate o distrutte:
120 scuole, 3,333+3,380 abitazioni, 18 strutture sanitarie
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Il 29 luglio è stato distrutto da un bombardamento l’unico impianto per la produzione di energia di Gaza.
Ne ha dato notizia IBTimes in questa pagina: Gaza’s Sole Power Plant Knocked Out by Israeli Strike che ha anche un breve video in cui si vede l’impianto in fiamme.