Sono Riccardo Casolo, disabile, con invalidità certificata al cento per cento a causa di una malattia degenerativa e progressiva, con moglie e figlio di 10 anni a carico, ho lo sfratto che sarà esecutivo l’11 novembre, perché a causa della mia ridotta capacità lavorativa non riesco più a sostenere il pagamento di mille euro al mese di affitto, potrei sostenerne al massimo 500.
Da 3 anni ho partecipato a tutti e cinque i bandi per avere una casa popolare del Comune di Milano o di Aler, ma tutti non hanno avuto esito, ora sono in attesa dell’esito dell’ultimo bando del giugno scorso ma ormai non nutro grandi speranze di vedermi assegnata una casa: per ogni bando a fronte di circa 12.000 domande vengono assegnati meno di mille alloggi e in questi giorni gli uffici comunali preposti alla assegnazione delle case popolari mi hanno scritto che prima ci sono gli indigenti, e io non risulto in questa categoria, e che il mio punteggio in graduatoria è medio basso, la disabilità non è un elemento determinate ai fini dell’assegnazione di una casa. La soluzione che da Regione e Comune viene offerta all’emergenza abitativa è una non soluzione: quella dei SAT (Servizi Abitativi Transitori) che consiste nel dare alloggi definiti dalla stessa Regione inadeguati e impropri in modo provvisorio con contratto di 12 mesi, senza peraltro tenere in alcuna considerazione il tessuto sociale dal quale si sradica una famiglia, elemento importante di supporto quando vi è la presenza di una persona disabile all’interno del nucleo familiare.
Una non soluzione che aggiunge precarietà a situazioni già precarie e disagio a situazioni già disagiate. Quello che mi chiedo è come sia possibile che un Comune come quello di Milano, che ha uno dei bilanci più grandi d’Italia non riesca ad andare incontro efficacemente alla emergenza abitativa, stiamo parlando del più grande Comune e Area Metropolitana d’Italia dopo Roma, e questa situazione è inaccettabile. Così come è altrettanto inaccettabile la scarsa considerazione verso i problemi legati alle disabilità, ed è inutile se non offensivo colorare di viola le facciate delle istituzioni in omaggio al giorno per la disabilità quando poi non si fa tutto ciò che si dovrebbe e si potrebbe fare.
E non è altresì accettabile il gioco di rimbalzo di responsabilità tra Comune e Regione, perché è un gioco fatto sulla pelle di tanta gente disperata. Purtroppo la politica amministrativa non solo di questa ma anche di tante altre città, come anche quella di tante altre Regioni, come quella del Parlamento e del Governo, è fatta troppo spesso di vuote parole , e quando va bene di buone delibere e buone leggi alle quali però non vengono forniti gli adeguati strumenti per poter essere pienamente attuate e quindi essere efficaci, perché nessuno di coloro che scrive e approva queste delibere e leggi si preoccupa poi di verificare se hanno le gambe per poter camminare.
Sono veramente deluso e amareggiato da questa situazione e non lo dico tanto per me quanto per mio figlio che merita stabilità e serenità di cui la casa è parte importante.
Chiedo solo una soluzione degna e adeguata, penso che la casa sia un diritto e non un privilegio.
Riccardo Casolo