di Alfredo Tradardi
Torino, 18 settembre 2014
Sono previste nel giro di un mese tre manifestazioni “nazionali” per la “pace”. Ma a leggere i documenti e le relative adesioni, sono caratterizzate tutte da un misero ecumenismo e dalla assenza di una qualsiasi analisi della politica estera italiana ed europea e delle forze in gioco in questa fase storica. In nota l’indirizzo dei tre documenti.
1. La manifestazione di Firenze il 21 settembre 2014 Il comitato promotore di questa manifestazione è costituito da Rete della Pace, Rete Italiana Disarmo, Sbilanciamoci, Tavolo Interventi Civili di Pace.
La Rete della Pace è il frutto di una scissione/separazione dalla Tavola della Pace ed è costituita da: ACLI, AGESCI, ARCI, ASSOCIAZIONEPERLAPACE, CGIL, LEGAMBIENTE, RETEDELLACONOSCENZA,UNIONEDEGLIUNIVERSITARI, www.retedellapace.it/chi-siamo.
Il documento di quasi due pagine, Facciamo insieme: Un passo di pace!, della manifestazione di Firenze, è un polpettone indigeribile di frasi fatte, un elenco di tutti i mali del mondo misto a obiettivi di palingenesi, ambiziosi quanto impraticabili: “il passo di pace che dobbiamo fare è tanto urgente quanto ambizioso e difficile. Perché fermare le guerre e le stragi significa dare finalmente il primato del governo globale del pianeta e delle relazioni tra Stati alla politica multilaterale, ad un sistema delle Nazioni.
Unite da riformare e da potenziare; significa cambiare il modello di sviluppo (questa consunta espressione di tempi andati potevano risparmiarcela), non più orientato al consumo del pianeta per il benessere di pochi ma alla sostenibilità futura ed al benessere di tutti;” AMEN!
E successivamente, “se questo cambio di passo (cambio di passo, sembra di averla già sentita questa litania!) delle politiche non si realizzasse in queste direzioni sappiamo bene cosa ci aspetta, è sotto gli occhi di tutti: sono i 2000 morti di Gaza, il carcere a cielo aperto per 1,8 milioni di palestinesi, i 47 anni di colonizzazione e occupazione israeliana della Palestina, una vita sotto minaccia per il popolo israeliano (sic!), le 200mila vittime del conflitto siriano e le circa 2000 vittime che il conflitto iracheno sta mietendo ogni mese, la guerra, i prodromi della pulizia etnica”.
Sembra di sentire coloro che sostengono che in Palestina non c’è un torto e una ragione, ma due ragioni, oppure gli equidistanti/equivicini, oppure un presidente del consiglio che ha sostenuto non solo il diritto, ma anche il dovere di esistenza dello stato di Israele, vedi in nota Perché L’Italia è una provincia di Israele.
Ma al documento generale si aggiungono proposte tematiche come PALESTINA: PACE, GIUSTIZIA, LIBERTÀ, DIRITTI.
Tra gli impegni:
* sostenere i Comitati popolari per la resistenza popolare nonviolenta contro l’occupazione civile e militare dei territori palestinesi (un altro mantra è quello di andare a insegnare ai palestinesi la nonviolenza;
* l’operazione colomba ha organizzato con un congruo contributo della UE incontri in Palestina e in Israele con la partecipazione di un ex brigatista rosso e del figlio di un carabiniere ucciso dalle stesse, una iniziativa tanto sublime quanto coloniale e immorale);
* dare voce e sostegno alle persone e ai gruppi che in Israele si battono per la pace e contro l’occupazione militare (altro mantra, vedi in nota Non esiste un movimento per la pace in Israele di Ilan Pappe, Conferenza di Friburgo, 4 giugno 2005); sostenere la campagna per la libertà di Marwan Barghouthi e dei prigionieri palestinesi;
* (naturalmente dimentichi che Marwan Barghouthi, in occasione della giornata della terra del 2012, aveva sostenuto, in una lettera, la fine dei negoziati con Israele, la fine della collaborazione tra la polizia palestinese e l’esercito israeliano e la necessità di una terza intifada) agire per la fine dell’assedio di Gaza e la libertà di movimento di persone e merci nei territori occupati;
* difendere i diritti fondamentali dei lavoratori palestinesi ed immigrati in Israele;
* promuovere interventi civili di pace in Palestina;
* denunciare e condannare ogni azione che metta in pericolo la vita della popolazione civile palestinese ed israeliana;
* fare pressioni sul nostro governo e sulle istituzioni europee affinchè Israele non resti impunita per le violazione dei diritti umani e la legalità internazionale;
* sostenere iniziative e campagne contro la commercializzazione in Italia dei prodotti delle colonie e per il disinvestimento nelle imprese insediate nelle colonie o che finanziano l’occupazione dei territori palestinesi (una lettura ridotta e distorta dell’appello BDS palestinese).
Sembra che sia circolata anche la proposta di vigilare affinché paesi terzi non forniscano missili a Hamas, vedi in nota Pace è guerra di Joseph Massad.
Nè con Israele, né con Hamas? Una conferma dell’islamofobia dilagante e dell’incapacità di analizzare, con un minimo di attenzione e di rispetto il ruolo di Hamas, vedi Hamas di Paola Caridi, Feltrinelli 2009, senza ovviamente doverne sposarne le carte istitutive e le iniziative politiche.
Ha scritto Ilan Pappe: Sfortunatamente per noi della sinistra non sono della nostra cultura, ma bisogna riconoscere che Hamas e gli Hezbollah sono gli unici ad opporre resistenza a USA-Israele.
La lista della spesa è quella di quanti (persone, associazioni/organizzazioni, partiti, sindacati, etc) ritengono che il problema palestinese inizi nel 1967 (Stop Occupation, “accordi” di Oslo e di conseguenza “due stati per due popoli” (la soluzione sionista per eccellenza1) , diritto di esistenza dello Stato di Israele come stato di tutto il popolo ebraico nel mondo, e di conseguenza, lo si voglia o no, stato ebraico esclusivo, opportunità/necessità del dialogo – dal basso naturalmente che in alto ci pensano a dialogare inutilmente da decenni i soliti noti – tra oppressori e oppressi, cioè della normalizzazione dell’anormale, vedi in nota Normalizzare l’anormale di Omar Barghouti. E infine il BDS con look europeo – dopo anni di sabotaggio – solo dei prodotti degli insediamenti nei TPO, oppure seguendo contesti e sensibilità locali, etc).
Una posizione di immobilità che non tiene conto o non ha il coraggio e/o la possibilità di affrontare i nodi cruciali della questione palestinese: le profonde e irreversibili trasformazioni intervenute, e in atto, nella Palestina occupata (territoriali, economiche, politiche e sociali) le complicità, a livello internazionale, dei governi europei, degli intellettuali, dei politici e dei media con le politiche dei governi di Israele e Stati Uniti la natura del sionismo come movimento coloniale di insediamento che determina le caratteristiche dello stato di Israele dalla sua costituzione, come Stato ebraico, di oppressione, di esclusione e di sistematica espropriazione di terra dei palestinesi.
Questa “cecità” è comprensibile solo per i legami dei vertici di molte delle organizzazioni che sostengono queste tesi con il “partito” ipersionista dei Napolitano-Veltroni-Fassino-Vendola-Renzi, e per la confusione/ambiguità presente nella maggioranza dei gruppi o partiti della cosiddetta “sinistra radicale o alternativa”.
Maggiori dettagli di una certa fase del movimento di solidarietà con la Palestina in Boicottare Israele: una pratica non violenta di Diana Carminati e Alfredo Tradardi, DerivApprodi 2009.
Un tempo si arrivava a tenere due manifestazioni lo stesso giorno, una organizzata da coloro per i quali il tutto inizia nel 1967 con la parola d’ordine due popoli – due stati, la seconda organizzata da Forumpalestina con la parola d’ordine del diritto al ritorno dei profughi.
È accaduto, ad esempio, il 18 novembre 2006 con una manifestazione a Milano e una a Roma.
Quella di Milano è descritta con accenti assai ironici da Francesco Battistini, sul Corriere della Sera del 19 novembre 2006, “Riflessioni: ”Non si deve affievolire la solidarietà con Israele” (Filippo Penati, presidente Provincia di Milano).
Due soli leader nazionali: Guglielmo Epifani e Raffaele Bonanni, Cgil e Cisl. Troncare, sopire ogni provocazione. L’ordine di servizio funziona. I toni sono morbidi. Gli amici dappertutto: “Amici vigili urbani, potete spostarvi?”, chiede qualcuno al megafono. Il promoter Flavio Lotti va a Palazzo Reale a incontrare “gli amici ebrei” (quelli della mostra sionista Israele. Arte e vita 1906-2006). Arriva “l’amico ambasciatore palestinese”, Sabri Atehieh, ma è amichevolmente che gli sconsigliano di parlare dal palco “per non squilibrare”. E Abu Ali Shwaima, l’imam di Milano, quello della rissa con la Santanché? Chi l’ha invitato? “Vorrei dire che questo corteo è un po’ troppo filoisraeliano …”. Tengono giù dal palco anche lui. Con amicizia.”
Alle manifestazioni organizzate da Forumpalestina partecipavano migliaia di persone unite da una parola d’ordine molto semplice: diritto al ritorno dei profughi.
2. La manifestazione di Roma del 27 settembre 2014
Una seconda manifestazione è stata indetta, a babbo morto, il 27 settembre dal Coordinamento delle Comunità Palestinesi in Italia, con l’appello Terra, pace e diritti per il popolo palestinese. Fermiamo l’occupazione, vedi in nota. Le comunità palestinesi in Italia sono legate a Fatah e manca qualsiasi critica al collaborazionismo dell’ANP, anche loro dimentichi del messaggio di Marwan Barghouti, che aveva anche aggiunto: Deve essere chiaro che non c’è nessun partner per la pace in Israele. È un diritto del popolo palestinese di opporsi all’occupazione con ogni mezzo, e la resistenza deve essere concentrata nei territori del 1967.
La lista della spesa è la seguente:
* per il diritto all’autodeterminazione e alla resistenza del popolo palestinese;
* per mettere fine all’occupazione militare israeliana;
* per la libertà di tutti i prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane;
* per la fine dell’embargo a Gaza e la riapertura dei valichi;
* per mettere fine alla costruzione degli insediamenti nei territori palestinesi;
* per il rispetto della legalità internazionale e l’applicazione delle risoluzione del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
* per uno stato democratico laico in Palestina con Gerusalemme capitale (come sancito da molte risoluzioni dell’Onu);
* l’attuazione del dritto al ritorno dei profughi palestinesi secondo la risoluzione 194 dell’Onu e la IV Convenzione di Ginevra.
Le difficoltà politiche delle comunità palestinesi legate all’ANP sono evidenti, ma sostenere la soluzione due popoli – due stati e il diritto al ritorno dei profughi lascia non poco perplessi.
Dove li mettono?
Hanno dato alla manifestazione di Roma la loro adesione gruppi politicamente distanti tra loro anni luce, almeno sulla carta, all’insegna di un ecumenismo paralizzante, che è una conferma della generale debolezza, e della preoccupazione di essere in pochi, o in pochissimi, se si organizza una iniziativa radicale.
3. Le liste della spesa
Si potrebbe fare un elenco delle liste della spesa presenti in molti documenti.
Più sono lunghe, più evitano il nodo cruciale della questione palestinese, questione che non è costituita da un insieme di problemi che si possono risolvere uno dopo l’altro.
Ma se si partisse dalla constatazione che il sionismo è un movimento coloniale di insediamento la lista della spesa sarebbe semplicissima: decolonizzare la Palestina storica!
4. La marcia Perugia Assisi del 19 ottobre 2014
All’inizio era dedicata alla questione palestinese naturalmente con la parola d’ordine due popoli – due stati. Poi è stata sostituita da Per un’Europa della Fraternità! Aderisci alla Marcia Perugia-Assisi!
Non c’è pace senza una politica di pace (Lapalisse sorride e suggerisce una modifica, non c’è pace con una politica di guerra)!
Una fase della nostra storia deve essere chiusa per cominciarne un’altra. Facciamolo insieme! Domenica 19 ottobre 2014: Rimettiamoci in cammino…perché vogliamo un’Europa della Fraternità!
Ma: Non occorre essere “papisti” per riconoscersi nelle parole pronunciate da Francesco contro la terza guerra mondiale e sulla necessità di fermare gli aggressori senza massacrare la popolazione civile. Il prossimo 19 ottobre si svolgerà la marcia Perugia Assisi e potrebbe e dovrebbe diventare l’iniziativa capace di scuotere la pubblica opinione italiana e non solo.
La marcia si è poi ancora trasformata in Contro la Terza Guerra Mondiale, Domenica 19 ottobre 2014, Marcia Perugia-Assisi, per la pace e la fraternità.
Uno dei documenti di lancio dell’iniziativa, vedi in nota, è un altro polpettone indigesto, che sembra scritto dalla stessa mano di quello della manifestazione di Firenze.
Del signore che governa la tavola della pace non è il caso di parlare. Ricordiamo solo che è stato candidato in Rivoluzione Civile, in posizione tale che se la lista di Antonio Ingroia avesse raggiunto il quorum, lo avremmo deputato alla Camera. Naturalmente aveva fatto inserire nel programma il mantra della soluzione due popoli – due stati.
Qualche conclusione
Sufficientemente chiaro è lo status dei movimenti, la loro frammentazione politica e organizzativa, la loro nuclearizzazione, la carenza ad ogni livello di spazi di confronto e di approfondimento. La scarsa propensione alla formazione e allo studio. La banalizzazione dei problemi che traspare nei social network, nei quali prevale una ossessiva ripetitività di notizie quotidiane, in assenza di analisi dei molti contesti mutanti. Lo scadere nell’umanitario di fronte alla crisi della dimensione politica. I risultati fallimentari di molte iniziative dove le tattiche hanno prevalso sulla definizione delle strategie. L’introiezione pericolosa di una dimensione islamofobica.
In sintesi la situazione dei numerosissimi movimenti, gruppi e organizzazioni rispecchia la situazione generale di degrado morale, culturale e politico di una intera società.
Il cinismo, l’ipocrisia e la menzogna sono radicati nel profondo.
Lo stiamo verificando a Torino con la presenza, in collaborazione con l’ambasciata israeliana in Italia, di artisti israeliani a settembre musica e torino danza, tutti ambasciatori di una immagine positiva di Israele. Il caso della Kibbutz Contemporary Dance Company, vedi allegato 1 [a fine dell’articolo ndr], è esemplare. Naturalmente il tutto avviene con la complicità operosa di sindaci, aSSeSSori alla Kultura, presidenti e consigli di amministrazione delle istituzioni culturali, tutti/e espressione del sistema Torino, un sistema chiuso, arroccato intorno al PD e alla sua miserabile classe dirigente (se fossi un operaio voterei Marchionne, bisogna salvare Israele – luglio 2006 – ebbe a dire l’impareggiabile testimonial dei grissini).
Alle minoranze etiche ed eretiche (i riferimenti culturali sono evidenti), che hanno scelto di seguire i tre comandamenti della non-violenza, della non collaborazione e della non menzogna, il compito di cercare di contrastare il degrado generale.
Comandamenti che comportano la necessità di esprimere, di fronte alla miseria della politica e della cultura, una radicalità senza compromessi, collocandosi, di conseguenza quasi ai margini, “luogo difficile da frequentare, soglia scabrosa che richiede una rigorosa e continua vigilanza morale”.
Una scelta che considera fondamentale il nesso tra lavoro culturale e lavoro politico.
Un nesso che comporta rigore morale, rigore culturale e rigore politico.
Una vocazione che esclude opportunismi, pressappochismi, tatticismi e trasformismi.
L’ipocrisia, il cinismo e la menzogna sulla questione palestinese, e non solo, dominano incontrastati, a destra, al centro e a sinistra, nei partiti, nei sindacati, nei media, nel mondo della cultura e nel mondo di un pacifismo complice e subalterno. La parola sinistra, ormai priva di alcun significato, è utile solo come indicazione geografica.
La società italiana, nel suo complesso, è in uno stato di coma quasi irreversibile, incapace di una reazione, degna di questo nome, agli attacchi contro la Costituzione Repubblicana e contro i diritti dei lavoratori. La crisi economica ha fatto scomparire la dimensione dell’internazionalismo.
Il rifiuto dell’ecumenismo al ribasso deve essere categorico.
Ma come diceva Mahmoud Darwish, bisogna coltivare la speranza.
E insieme perseguire utopie concrete.
Alfredo Tradardi, 19 settembre 2014
Nota
All’indirizzo
Sotto le manifestazioni il nulla di Alfredo Tradardi
Facciamo insieme Un passo di pace firenze 21 settembre 2014
Appello delle comunità palestinesi 27 settembre 2014
Comunicato fronte palestina su man 27 settembre a roma
Marcia della pace perugia assisi 19 ottobre 2014
Non c’è un movimento per la pace in Israele di Ilan Pappe, friburgo giugno 2005
ISM Italia Convegni di studio su Gli accordi di Oslo 20 anni dopo
Pace è guerra
Relazione di Joseph Massad
Perché l’Italia è una provincia di Israele
Finalmente arriva anche l’arte sionista, di Alfredo Tradardi
All. 1
I contestatori/boicottatori della occupazione israeliana di settembre musica e di torino danza sostengono che gli artisti israeliani sono degli ambasciatori culturali del governo israeliano.
A partire dal boicottaggio della Fiera del Libro del 2008, per la presenza come ospite d’onore dello stato di Israele a 60 anni dalla sua costituzione, hanno raccolto sufficiente documentazione per poterlo dimostrare, vedi all’indirizzo www.ism-italia.org/?p=4090 il dossier ism italia 2008 02 la fabbrica del falso il caso israeliano la militarizzazione della cultura edizione 2. A questa documentazione ora possiamo aggiungere il caso esemplare della Kibbutz Contemporary Dance Company, presente a torino danza con uno spettacolo programmato con il sostegno dell’Ambasciata di Israele in Italia, in collaborazione con Torino Spiritualita (il 27 e il 28 settembre al teatro carignano), come recita il programma ufficiale.
Nel caso della KCDC, quello che i contestatori/boicottatori (ovviamente antisemiti a leggere La Stampa di Torino) sostengono, lo scrivono loro stessi, papale papale, sul sito http://www.kcdc.co.il/en/support.html.
“La KCDC è un ambasciatore e un rappresentante della cultura e delle arti della Galilea e di Israele in generale.
La compagnia è una incredibile fonte di orgoglio per Israele.
Oggi, circa 60 danzatori vivono, lavorano e creano nel villaggio internazionale della danza nel Kibbutz Ga’aton, sotto la direzione artistica e la leadership di Rami Be’er.
Questi danzatori lavorano in modo molto duro, impegnati nel perseguire il sogno del fondatore visionario Yehudit Arnon, un sopravvissuto all’Olocausto, vincitore dell’Israeli Prize 45 anni fa. Da allora, la visione ha prodotto un impatto indescrivibile su numerosissime persone nel nome della danza, del Sionismo, dell’eccellenza, e di valori fondamentali; tutti investimenti importanti per creare un futuro migliore in Israele.
KCDC è uno degli emissari principali di Israele.
Come una delle più importanti compagnie di danza in Israele e nel mondo, le attività della KCDC esemplificano valori che vanno al di là dell’arte.
La sua attività rappresenta il meglio del valori sionisti.
Sostegno del Ministero degli Affari Esteri Kibbutz Contemporary Dane (sic!) Company ringrazia il ministero degli esteri israeliano che ha scelto la KCDC come rappresentante di Israele nel mondo, tutti gli anni.”
Se spulciate con attenzione le 160 pagine del programma MI/TO settembre musica, che contiene anche il programma di torino danza, solo l’ambasciata di Israele appare in due occasioni, il concerto di Omri Mor e i due spettacoli della KCDC, come collaboratrice degli eventi. Nessuna altra ambasciata del mondo sembra interessarsi a quanto avviene a Torino.
Ma abbiamo anche scoperto che in Israele esiste un premio per l’arte ‘Zionist-oriented’.
Haaretz20111006 Israel Culture Ministry offers prize for ‘Zionist-oriented’ art (il ministero israeliano della cultura offre un premio per l’arte ‘orientata al sionismo’) By Nir Hasson “Un premio di 50,000 NIS teso a ‘rispecchiare la storia e i valori sionisti’, dopo una bufera sul boicottaggio del centro culturale dell’insediamento di Ariel in Cisgiordania.
Un regolamento per un nuovo premio da assegnare all’arte “Zionist-oriented” è stato emesso mercoledì, in modo da essere sicuri che si possano qualificare per esso solo coloro il cui lavoro soddisfa i criteri politici corretti.
Il ministro della cultura Limor Livnat ha introdotto recentemente un premio di 50,000 prize, teso a ‘rispecchiare la storia e i valori sionisti’, dopo una bufera sul boicottaggio del centro culturale nell’insediamento di Ariel in Cisgiordania.
Può l’arte essere ‘Zionist-oriented’? (si domanda giustamente Nir Hasson, ndt)”
In Israele viene promossa un arte sionista! E il principio dell’autonomia della cultura?
Avrà la KCDC ricevuto anche il premio previsto dal ministro della cultura Limor Livnat?
Non ne siamo certi perché l’elenco dei premiati è solo in ebraico, ma è molto probabile.
L’arte di regime non ha fatto ricordare al ministro della kultura israeliano tragici precedenti?
E in tutto questo che cosa c’entra Torino Spiritualità?
E in generale la spiritualità?
Ma a Torino non mancano altri eventi di rilievo.
Venerdì 26 settembre alle ore 18.30 al Teatro Carignano
INCONTRO SHIN DONG-HYUK Il DIRITTO DI ESSERE UMANO
con MARIO CALABRESI
saluti istituzionali
PIERO FASSINO, Sindaco della Città di Torino
Le immagini satellitari di Google Earth mostrano grandi perimetri recintati sparsi lungo le montagne della Corea del Nord. Sono campi di lavoro, dove centocinquantamila persone vivono rinchiuse dietro a recinti elettrificati. Il Campo 14, in cui Shin Dong-hyuk nasce e cresce, ha lo fama di essere il peggiore. Ma a ventiquattro anni, dopo aver affrontato ogni giorno torture e schiavitù con l’ indifferen-za di chi deve sopravvivere, Shin riesce a fuggire. Da allora vive per fare i conti con i propri ricordi e testimoniare gli orrori del regime di Pyongyang. La sua storia è raccontata nel libro Fuga dal Campo 14, in uscita per Codice.
Iniziativa nobilissima.
Sarà distribuita all’ingresso una immagine satellitare di un altro “perimetro recintato” dove abitano quasi 2 milioni di palestinesi.
Alfredo Tradardi
Torino, 18 settembre 2014