https://www.peticije.online/rehabilitacija_dragoljuba_milanovica
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PETIZIONE: RIABILITAZIONE PER DRAGOLJUB MILANOVIĆ!
Al Presidente della Repubblica di Serbia, Aleksandar Vučić
Noi, i sottoscrittori di questa petizione, reclamiamo che sia posto rimedio all’ingiustizia che è stata inflitta all’ex direttore della RTS / Radio-Televizija Srbije (Radiotelevisione della Serbia), Dragoljub Milanović. Egli non avrebbe mai dovuto essere condannato. Condannare la vittima al posto dei carnefici non è solamente ingiusto, è un crimine! Ed esso incoraggia gli aggressori ad allungare le mani sulla libertà di stampa, come dimostra peraltro il caso di Julian Assange.
Che il cosiddetto Tribunale dell’Aja ovvero la organizzazione che gli è succeduta, in evidente assenza di qualsiasi diritto o giustizia, continui a condannare all’ergastolo cittadini serbi ed a trattarli in maniera indegna dell’umanità non è da imputare all’attuale classe dirigente serba; però è in capo ad essa di porre rimedio all’ingiustizia inflitta a Dragoljub Milanović.
Il 23 aprile 1999 alle ore 02:06 l’edificio della RTS fu distrutto da bombardieri della NATO ed in quella occasione furono uccisi 16 lavoratori e molti altri furono feriti. Questo attacco si verificò senza alcun preavviso mentre i lavoratori del turno di notte preparavano il notiziario. Era prevista persino una diretta con un importante esponente straniero. Il direttore Milanović poco prima aveva lasciato l’edificio ed era appena arrivato a casa quando lo raggiunse la notizia che il suo canale TV era stato bombardato. Durante il bombardamento si trovava nell’edificio anche la madre dell’allora Ministro dell’Informazione (l’attuale Presidente della Serbia), Angelina Vučić, la quale quella notte in qualità di redattrice a chiamata preparava il notiziario delle 3:00 con i suoi colleghi.
Alcune settimane prima di questo crimine, il canale televisivo aveva rigettato la richiesta dei media dei paesi belligeranti di concedere loro ogni giorno sei ore di trasmissioni per fornire la loro versione dei fatti; perciò la NATO, in spregio al Diritto Internazionale, aveva dichiarato il canale come obiettivo legittimo per un attacco. Il canale era stato definito parte della “macchina da guerra”, “al servizio di obiettivi propagandistici”, che non riferiva “adeguatamente” sugli episodi bellici soprattutto riguardo alle “pulizie etniche” ed ai “crimini” ai danni degli albanesi-kosovari.
Amnesty International ha annoverato l’attacco della NATO sull’edificio della RTS come crimine di guerra, tra l’altro evidenziando come l’Art. 52 (2) della Convenzione di Ginevra definisca chiaramente gli obiettivi militari e civili e come il contribuire alla propaganda non sia sufficiente per poter dichiarare una istituzione come legittimo obiettivo d’attacco.
Al posto dei responsabili della NATO, nel 2002 è stato condannato a 10 anni di carcere Dragoljub Milanović per presunta contravvenzione alla Legge sulla Sicurezza Pubblica e per non avere preso tutte le misure per difendere e per evacuare gli addetti e le attrezzature. Come egli stesso notò durante il dibattimento davanti al Tribunale: “Se con il canale televisivo ci fossimo trasferiti in un luogo alternativo, ci sarebbero stati ancora più morti”, al che la giudice rispose: “Si, ma lei non sarebbe stato colpevole!” Che cinismo!
Per l’immediato rilascio di Dragoljub Milanović all’epoca si erano pronunciate, tra le altre, note personalità come il premio Nobel Peter Handke, l’avvocato Tiphaine Dickson, la giornalista Diana Johnstone, Angelina Vučić, Milorad Vučelić, Milos Markovic, Vladan Dinic, Vladimir Djukanovic, i generali Bozidar Delic, Milos Djosan, Radovan Radinovic, Spasoje Smiljanic, il colonnello Zoltan Dani, l’ex Ministro degli Esteri Zivadin Jovanovic, gli ambasciatori James Bissett, Ralph Hartmann, Vladislav Jovanovic, Miroljub Milanovic, Borislav Milosevic, Vladimir Krsljanin, i professori John Peter Maher, Smilja Avramov, Mirko Zurovac, Slavenko Terzic, Uros Suvakovic, il compositore Milos Raickovic e 47 deputati russi della Duma nonché famose personalità russe come Sergey Baburin, Valeri Ganichev, Nikolai Burlyaev, Elena Guskova, Konstantin Zatulin, Gennadi Zyuganov, il gen. Leonid Ivashov, Mikhail Leontyev, Alexander Prokhanov, il gen. Leonid Reshetnikov. Purtroppo quelle voci allora furono ignorate.
In controversie politiche o belliche è un grande successo, per una delle parti, se può ottenere l’inversione dei ruoli di carnefici e vittime, facendo condannare per le sue proprie azioni le vittime di un crimine di guerra. Questo è il completamento di un processo di sottomissione.
Dragoljub Milanović è innocente!
Noi chiediamo la sua riabilitazione!
Con osservanza
[NOTA:
In Italia, per lo specifico caso della strage della RTS di Serbia sono state presentate denunce contro la NATO a cura di La Valle R., Gallo D. et al. (5/5/1999 al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Penale Militare di Roma) e Rampelli A. nell’interesse dei parenti delle vittime (avv.ti Bozzi G. e Mattina M., 31/5/2000 presso il Tribunale Civile di Roma), cui è seguito un ricorso in Cassazione su iniziativa della Avvocatura dello Stato, dall’esito scandaloso (5/6/2002) [“A questo punto non ci resta che sperare che il Ministro dell’Interno non legga l’ordinanza. Non si sa mai. Domani qualcuno potrebbe scoprire che sparare sull’opposizione in piazza è esercizio di una insindacabile funzione politica…” (D. Gallo)]. Per la stessa strage una causa è stata intentata anche di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo.
Inutile dire che tutti i suddetti procedimenti legali sono stati insabbiati o bloccati adducendo cavilli e difetti di giurisdizione.
Sul bombardamento della RTS si vedano anche il documento di Amnesty International e il libro+DVD “Sedìci persone. Le parole negate del bombardamento della TV di Belgrado” (Besa ed., 2005).
Una prima Petizione internazionale per il rilascio di Dragoljub Milanović fu avviata nel 2010. Sulla persecuzione ai danni dell’ex direttore della RTS è incentrata l’opera “Die Geschichte des Dragoljub Milanovic” del grande drammaturgo tedesco, oggi premio Nobel, Peter Handke (Jung und Jung, Salzburg und Wien 2011).]