Il premier Rajoy, vincente nei numeri, ha perso ogni possibile maggioranza e probabilmente il governo
Risultati definitivi, primi i due opartiti storici, Popolari e socialisti, ma inseguono a stretto giro, Podemos e i Ciudadanos. Nessuna maggioranza politica in vista, assemblando forzatamente destra o sinistra. Solo maggioranza numerica possibile popolari e socialisti assieme. Problemi in vista
di Ennio Remondino
Spoglio concluso delle schede, il Pp del premier Mariano Rajoy vince le politiche spagnole, e perde probabilmente il governo con il 28,72% e 123 deputati su 350. I socialisti del Psoe arrivano secondi con il 22,01% e 90 seggi, davanti a Podemos (tra Tsipras e nostri 5Stelle ma di sinistra), 20,65% e 69 deputati, ed a Ciudadanos (il partito dei cittadini, moderato ma di rigore civico), 13,93 e 40 seggi. Quattro partiti nella differenza del 15 per cento. Impossibile qualsiasi maggioranza di vicinanza politica. Popolari e socialisti ex protagonisti assoluti sino a ieri, perdono pezzi.
Per il Psoe è il peggiore risultato dalla fine del franchismo, per il Pp dal 1982. Izquierda Unida ottiene due seggi, e i vari partiti nazionalisti, che potrebbero rivelarsi decisivi per la laboriosa formazione di una maggioranza di governo, la sinistra repubblicana catalana, il partito nazionalista basco, i nazionalisti delle Canarie.
Sulla base dei primi dati, la Spagna potrebbe dovere rinunciare definitivamente non solo alla comodità del bipartitismo – vince il Pp o il Psoe – che ha governato il paese dal ritorno della democrazia 40 anni fa, ma anche alla sua leggendaria stabilità politica entrando in scenari ‘all’italiana’. I risultati delineano infatti un quadro di difficile governabilità. Nessun partito ottiene la maggioranza assoluta, ma diventa difficile anche una qualsia coalizione.
Il risultato in seggi del Pp rende difficile un governo minoritario di Rajoy. Che dovrebbe fare ricorso a una qualche improbabile stampella di qualche deputato di piccoli partiti nazionalisti. Situazione complicata rischia di dare un ruolo senza precedenti al giovane re Felipe VI, che potrebbe dover mediare per nuove alchimie che consentano di evitare un ritorno anticipato alle urne.
Una ipotesi che preoccupa gli ambienti finanziari, in un paese ancora in convalescente uscita dal tunnel della crisi più profonda dell’ultimo mezzo secolo. L’unica coalizione che matematicamente garantirebbe i 176 seggi è una ‘grosse-koalition’ alla tedesca fra Pp e Psoe, già da tempo ipotizzata per garantire la stabilità del paese dall’ex-premier socialista Felipe Gonzalez. Lo stesso Rajoy venerdì per la prima volta non ha escluso categoricamente questa ipotesi.
I festeggiamenti di Podemos
Alchimie
Destra.
I Ciudadanos di Albert Rivera sono usciti ridimensionati, dopo che tre settimane fa erano stati in testa nei sondaggi. Anche sommando i seggi di Rajoy con quelli di Rivera non si arriva alla fatidica soglia di 176.
Sinistra.
L’alternativa è un’alleanza di sinistra, che però non ha i numeri e avrebbe bisogno del sostegno di tutti gli autonomisti: i baschi, i galiziani, e pure i catalani, che vorrebbero dividere il Paese.
Unità nazionale.
L’unica maggioranza chiara sarebbe una grande coalizione tra i popolari e i socialisti; che però non fa parte della cultura politica del Paese. “Avremo un Parlamento all’italiana ma senza italiani” aveva previsto l’ex premier Felipe Gonzalez.
21 dicembre 2015