Cosa è questo movimento delle sardine?
E’ esploso improvvisamente ed ha iniziato a riempire le piazze del Paese.
Un movimento che si caratterizza per la sua vena antirazzista e antifascista.
Un movimento che detesta la prepotenza, la violenza e qualsiasi pulsione autoritaria.
E ancora…
Un movimento che vuole ancora credere nella politica e nei politici con la P maiuscola.
Un movimento che vuole riaprire la strada della buona politica, riaffermando l’importanza della partecipazione popolare per espandere la democrazia.
Le sardine si sono dichiarate sin dall’inizio antisalviniane, perchè detestano il suo cattivismo che continua a seminare individualismo, diffidenza, odio.
Le sardine hanno dichiarato di amare le cose divertenti, la bellezza, la non violenza, la creatività, l’ascolto.
Mi fa felice vedere fiumi di persone che dichiarano di voler difendere i valori della nostra Costituzione e cantano Bella Ciao.
Dopodichè, prevale ancora la spinta spontaneista ed è evidente che questo movimento non è ancora maturo.
In un momento così confuso della politica nazionale, spuntano le sardine.
Tutto ciò mi coglie di sorpresa, ha del miracoloso.
Questo movimento sta raccogliendo un consenso inaspettato e salgono le aspettative nei suoi confronti.
Tutto ciò può avere una valenza positiva, ma potrebbe essere sotterrato a fronte di responsabilità che non gli competono.
Il movimento delle sardine non è un partito.
Sarebbe un errore pretendere da esso un programma politico, perchè tutto ciò spetta alla politica organizzata.
Le sardine stanno facendo emergere una grande domanda politica che trova oggi una sinistra debole, divisa ed impreparata.
Da lì il pericolo che questa grande espressione di popolo vada drammaticamente ad arenarsi.
Da una parte, trovo comprensibile e saggio non voler mettere a questo movimento alcun cappello politico.
Dall’altra, sento la necessità che le sardine non rimangano sole ed abbandonate ad un destino penalizzante.
Quale allora la soluzione praticabile?
Credo che questo movimento debba fare un salto di qualità, formulando domande chiare alla politica organizzata.
Quale lavoro, quale scuola, quale sanità, quale immigrazione, quale stato sociale.
Mi rendo conto che occorre tempo per conquistare questa consapevolezza, ma non ci sono scorciatoie.
Lo spontaneismo non può bastare. Occorre dare una progettualità per cambiare in meglio.
Non ho la pretesa di voler dare consigli ai promotori di questo movimento, ma ho una certezza.
Non basteranno i tanti e partecipati raduni nelle maggiori piazze italiane a definire gli obiettivi delle sardine.
Occorre urgentemente darsi un’identità.
L’attuale eterogeneità può essere oggi una ricchezza, ma in assenza di proposte chiare, domani può diventare debolezza.
Esperienze simili ne abbiamo già avute e sono fallite miseramente.
Proprio perchè le aspettative erano alte, il non saper gestire tali esperienze ha creato più amarezze e più delusioni.
E’ provato che un movimento spontaneo cresce, cresce, ma se poi non trova una sponda politica di riferimento è destinato ad atomizzarsi e sparire.
Cosa ne pensano i promotori delle sardine?
Il 14 dicembre hanno deciso di voler riempire piazza S. Giovanni a Roma.
Una piazza storica della sinistra e dall’alto valore simbolico.
Un traguardo ambizioso per dimostrare la propria forza ed il proprio consenso.
Non escludo che ci possano riuscire, sull’onda di un entusiasmo ancora difficilmente comprensibile.
Ma finita la festa, resta da definire il dopo.
Come capitalizzare questo exploit di partecipazione?
Veder concludere una grande manifestazione di popolo, cantando “Bella ciao” mi può solo far felice, ma poi?
La politica è una cosa seria.
Tutto è legato alla politica e sono i numeri oltre alle idee a dettarne le scelte.
Il movimento delle sardine sta facendo politica.
Non si può sottovalutare il consenso che questo movimento sta raccogliendo.
Tutti lo stanno osservando con grande attenzione.
In qualcuno ha riacceso grandi speranze di cambiamento, in altri vi è preoccupazione ed il desiderio di annichilirlo.
Sto parlando di Salvini con la Meloni e tutto il centrodestra, che sembravano viaggiare con il vento in poppa.
Le sardine potrebbero rappresentare un ostacolo fastidioso ed è per questo che vogliono farlo sparire dalla scena.
Il 26 gennaio 2020 si terranno le elezioni regionali in Emilia Romagna, storica roccaforte della sinistra.
Un banco di prova determinante anche per le sorti del governo nazionale.
Salvini aspira ad una vittoria della sua candidata Lucia Borgonzoni contro l’attuale presidente di regione.
Stefano Bonaccini si ricandida ed è sostenuto dal PD.
Che faranno le sardine?
Proprio perchè si sono definite sin dall’inizio anti Salvini, potranno chiamarsi fuori?
Oppure decideranno di schierarsi apertamente?
Credo siano queste le domande, che attendono risposte non più rinviabili.
In un momento così confuso della politica nazionale, spuntano le sardine…
Questo movimento può essere uno stimolo molto importante, ma è la politica che deve tornare in campo prepotentemente.
Sinistra, se ci sei….batti un colpo.
DANILO TOSARELLI MILANO