di: PAOLO SPIGA
Bomba mediatica, il 28 aprile, sganciata dal “Washington Times”.
Ecco come titola: “Coronavirus hype biggest political hoax in history”.
Sottotitolo: “Covid-19 turning out to be the huge hoax perpetrated by media”.
Che tradotto vuol dire: “Il coronavirus promuove la più grande bufala politica della storia” e “Covid-19 si rivela una più grande bufala politica perpetrata dai media”.
Più chiari di così si muore.
Ma vediamo, in dettaglio, cosa scrive il quotidiano a stelle e strisce.
Vengono presi in esame i dati fatti segnare nel corso di una settimana, allorchè sono stati registrati 56.749 decessi. E viene effettuato un raffronto omogeneo con quelli della stagione influenzale 2017-2018: allora i morti americani furono 80.000.
I conti, a questo punto, non tornano.
Passando ai grandi numeri, viene fatto rilevare come “gli esperti, con i loro modelli matematici, avevano previsto la morte di 1,7 milioni di americani, poi li hanno dovuti rifare riducendo il numero tra i 100.000 e i 240.000 morti”.
Ma danno davvero i numeri nel paese governato da Donald Trump?
Non è finita, perché secondo il “Washington Times”, l’ennesimo modello richiesto dalla Task Force della Casa Bianca prevede una cifra intorno ai 70.000 morti entro agosto.
Il quotidiano riporta anche i risultati di un fresco studio elaborato dalla Stanford University, secondo il quale il tasso di mortalità del virus viaggia dallo 0,1 allo 0,2 per cento, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva stimato un tasso di mortalità di gran lunga superiore.
Chi racconta bufale?
A quanto pare, il tasso di mortalità fatto segnare a New York – la città più colpita dalla pandemia – è pari allo 0,1 per cento. Una cifra – se reale – del tutto risibile.
Sempre stando all’inchiesta del Washington Times, oltre il 50 per cento delle morti per coronavirus in Europa si è verificata in case di riposo e strutture di lungodegenza, mentre negli Usa tale percentuale scende al di sotto del 20 per cento. Quasi tutti i ricoverati per Covid-19 a New York erano in condizioni già precarie di salute.
Ma eccoci alla ciliegina sulla torta. Il prestigioso CDC di Atlanta ha appena fornito i dati dei decessi totali per coronavirus tra il 1 febbraio e il 1 maggio 2020: sono 37.308.
Tutte le altre morti – per un totale di 719.438 – sono state registrate sotto la voce “altre cause”.
Ecco il dettaglio.
64.382 morti per Polmonite
5.846 morti per Influenza
16.564 morti per Polmonite e Covid-19
90.165 morti per Polmonite, Influenza e Covid
Un bel minestrone. Come si fa (o meglio si faceva) con i bollettini diramati dalla Protezione civile dalle nostre parti.
Commentano comunque gli esperti americani: “Se teniamo conto che la nostra popolazione è di 328 milioni di persone, la mortalità per Sars-Cov2 al primo maggio 2020 è pari allo 0,0113 per cento”.
E allora?
5 Maggio 2020
1 Comment
Ci scrive, il 6 maggio alle ore 10.14, Marco V.:
I dati non sono corretti…
Gent.issimi buona giornata,
vi dirò di più: il mondo sta “mentendo” sul coronavirus – ovviamente Cina compresa – sulla infettività del covid. C’è chi sottostima i dati, chi li manipola e li distorce e chi non li da proprio. Ad esempio sulle notizie Russia è blindata e i paesi dell’Europa dell’est ? Quasi nulla di pervenuto anche perchè sembra che in Stati come l’Ungheria i governi stiano approfittando per introdurre sistemi non proprio democratici. E in questi sistemi, si sa, le informazioni arrivano con il contagocce e sono tese a dimostrare la loro efficienza e la loro stabilità. Ci sono anche altri casi piuttosto strani come quello dell’Iran del quale si diceva che era al collasso e invece adesso, a quanto sembra, la situazione è migliore di quella europea. E l’India ? L’America Latina ? L’Africa ? Non pervenuti…
Non voglio spezzare una lancia a favore della nostra Protezione Civile, ma se guardate gli altri Stati i numeri sono ugualmente falsati o anche peggio. Prendiamo la Gran Bretagna nella quale non si registravano i contagiati e i decessi nei ricoveri per anziani e invece oggi, stando all’ufficialità dei dati, hanno superato l’Italia per numero di morti.
Azzardo un’interpretazione: il mondo, l’universo mondo degli uomini come oggi si presentano, è responsabile interamente e collettivamente di quello che è successo e non mi riferisco all’ipotesi di complotto del covid come arma batteriologica o come arma da laboratorio. E’ vero che bisogna considerare l’attenuante generale di trovarsi nel bel mezzo di una crisi totalmente inedita e, però, il mondo è una grande macchina capitalistica, produttiva e consumistica che nessuno ha voluto fermare in tempo. Perchè l’umana società globale attuale non concepisce che transazioni, profitti, produzione e consumo bon si fermino che, nel linguaggio di una ristretta minoranza di “ricchi” significa fare semplicemente business e affari.
Sbaglierò ma ho la vaga e spiacevole sensazione che, di fronte alla vita e alla salute – non solo individuale ma anche sociale e comunitaria – sia stato privilegiato il puro, nudo e crudo calcolo economico che, peraltro, potrebbe rivelarsi dannosissimo.
Se così è, allora bisognerebbe riflettere seriamente su cosa siamo e su cosa siamo diventati
Marco V