di: Andrea Cinquegrani
Hillary Clinton, in vista delle precedenti elezioni presidenziali, ha inscenato una campagna contro il rivale Donald Trump, tirando in ballo fantomatici hacker al servizio di Vladimir Putin che avrebbero spiato una montagna di mail, sia le sue personali che quelle del Partito Democratico.
Di tutto ciò l’allora numero una della Casa Bianca, Barack Obama, era stato messo a conoscenza dai servizi segreti americani.
L’INTELLIGENCE AMERICANA ALZA IL COPERCHIO
Le clamorose news rimbalzano dagli Stati Uniti, dove sta circolando una comunicazione fino a qualche ora fa top secret (unclassified), firmata il 29 settembre dal capo del National Intelligence, John Ratcliff: la potete leggere in basso nella sua versione originale.
Destinatario del messaggio è Lindsey Graham, senatore della Carolina del Sud, un politico, militare e avvocato, oggi a capo di una commissione speciale del Senato a stelle e strisce.
Ratcliff, dal canto suo, è il fresco direttore del National Intelligence, in precedenza membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato del Texas. Una scelta non poco tribolata la sua: nominato infatti oltre un anno fa, a luglio 2019, è entrato in carica solo a maggio 2020, con un pugno di voti di scarto: 49 contro 44.
Ma vediamo il contenuto del bollente messaggio, che piomba durante il rush finale della campagna elettorale più tribolata degli ultimi decenni, la singolar tenzone fra Donald Trump e Joe Biden, appena usciti del vergognoso scontro in diretta tivvù, una gazzarra neanche degna delle peggiori sceneggiate.
IL “DEEP STATE” CHE CONTROLLA MEZZO MONDO
Si parte da luglio 2016. Quando l’intelligence statunitense riesce a ‘entrare’ nei sistemi informativi e informatici russi, scoprendo che la candidata presidenziale Hillary Clinton aveva approvato e dato il via ad una campagna per montare uno scandalo contro il rivale Trump, collegandolo ad un fantomatico hackeraggio ordito da Vladimir Putin nei confronti del Democratic National Committee.
Si tratta, in sostanza, di quel “Russiagate” di cui tanto hanno scritto i media occidentali, una colossale montatura per prendere due piccioni con una fava: ‘incastrare’ sia Putin che Trump, tanto per favorire quel “Deep State” che da un quasi un ventennio domina sul destino degli Stati Uniti e non solo.
Proseguiamo con il testo bomba firmato dal capo del National Intelligence John Ratcliff. Che dettaglia come l’allora numero una della CIA, John Brennan, abbia informato il presidente Barack Obama e altri alti ufficiali della national security sul progetto di lady Clinton finalizzato a screditare Trump.
Fa poi sapere, Ratcliff, che gli stessi ufficiali dell’intelligence americana hanno inviato un’informativa al capo dell’FBI, James Comey, sempre relativo a quel progetto partorito dall’inesauribile Hillary.
Poi il finale. Ratcliff fa riferimento ad una sua precedente comunicazione, ossia del 24 settembre scorso, ed aggiunge che il “General Attorney” (in pratica il ministro della giustizia americano), William Pelham Barr, segnala che la desecretazione delle ultime informazioni non interferisce con le indagini del Dipartimento di Giustizia.
LA LADY DI TRAME & CONNECTION
Un bell’intreccio tra politica & servizi.
Un affaire da novanta nel già rovente clima preelettorale per la corsa alla Casa Bianca di novembre.
Dal documento emerge che quell’operazione portata avanti da lady Clinton era nota sia ad Obama che ai vertici dei servizi segreti, quelli della CIA e quelli dell’FBI.
Scopo base nella strategia tessuta da Hillary era non solo quello di delegittimare il suo avversario accusandolo di accordi con gli storici avversari degli americani, ossia i russi; ma anche di distogliere l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica dalla montagna di mail bollenti della stessa Clinton, che la inchiodavano a delle precise, gigantesche responsabilità.
Insomma, connection che più “dangerous” e “border line” non si può, soprattutto per le istituzioni a stelle e strisce e per le politiche messe in capo dal colosso Usa, nazionali e internazionali.
William Barr, dal canto suo, ha non poche gatte da pelare. Già procuratore generale degli Stati Uniti all’epoca di Bush senior tra il 1991 e il 1993, tornato in sella nel 2019, è stato appena accusato da un procuratore del distretto del Massachusetts, James Herbert, di “abuso di potere”, cioè per aver “politicizzato” la sua posizione a favore di Donald Trump.
Di seguito potete leggere il testo originale del National Intelligence del 29 settembre e firmato da Ratcliff.
30 Settembre 2020