-R.C.- Finalmente si è sbilanciato anche il Presidente della repubblica Sergio Mattarella ““La strage di Bologna era iscritta in una strategia che mirava a destabilizzare le istituzioni e la sua matrice è stata accertata dalle conclusioni giudiziarie. Permangono ancora domande senza rispostae la memoria è anche sostegno a non dimettere gli sforzi per andare avanti e raggiungere quella piena verità, che è premessa di giustizia”.
Domande senza risposta.
Eppure c’è chi a questi interrogativi una risposta l’ha fornita da tempo.
E’ il 1986, tra le spesse mura del carcere inglese di Brixton, si parla di terrorismo, della strage alla stazione di Bologna, 85 morti e oltre 200 feriti e dell’aereo dell’Itavia precipitato nelle acque di Ustica con 85 passeggeri a bordo: nessun sopravvissuto.
E’ Franco Di Carlo a ricevere informazioni blindate per anni dal segreto di Stato.
L’ex boss di Cosa Nostra si interessa soprattutto all’eccidio di Bologna, dove muoiono due fratelli originari di Altofonte, il suo paese.
A raccontargli i fatti un personaggio misterioso, un terrorista forse, un uomo dei servizi siriani secondo altri, sta di fatto che condivide con Di Carlo inconfessabili segreti.
L’uomo si chiama Nizar Hindawi, palestinese nato in Giordania, vissuto nei campi profughi e addestrato in Libia.
Erano anni caratterizzati da una tensione altissima, nel 1985 la strage di Fiumicino, il sequestro dell’Achille Lauro e Hindawi prepara in Inghilterra il suo contributo alla causa palestinese un’attentato all’aereoporto di Heatrow.
Il progetto fallisce e Hindawi viene arrestato e rinchiuso nel carcere di Brixton, nella stessa cella di Franco Di Carlo, il quale sa come comportarsi con le persone, le armi della seduzione non gli mancano.
E Hindawi giorno dopo giorno si lega a lui e gli racconta tutto quello che sa per filo e per segno. Ha lavorato parecchio in Italia, conosce parecchio delle bombe che hanno insanguinato il Bel Paese, misteri di spionaggio e controspionaggio, una fitta trama di misteri che porta fino a Gladio.
L’arabo racconta al boss della bomba di un treno che da Napoli andava al Nord, la strage di Natale. Il rapido 904 esplode in quella maledetta galleria a San Benedetto Val di Sembro: 17 morti, cinque processi, un annullamento da parte del giudice ammazzasentenze Corrado Carnevale e un’infinità di depistaggi.
Ma sono anche altre le informazioni che Di Carlo riceve dal suo nuovo amico al soldo dei siriani.
27 giugno 1980: il volo Bologna-Palermo, il Dc 9 dell’Itavia precipita al largo delle coste siciliane, il mistero di Ustica. Sono anni in cui il colonnello Gheddafi non è particolarmente benvisto da americani e inglesi, per non parlare del Mossad israeliano, tutti hanno un loro piano per uccidere il raiss libico.
Hindawi racconta che Gheddafi deve recarsi in un paese dell’Est Europa per ritirare un premio, un viaggio che avrebbe dovuto rimanere segretissimo, organizzato come un volo commerciale, ma per i servizi segreti niente è abbastanza segreto, specialmente quello che riguarda i nemici mortali.
E le intelligence vengono a conoscenza che l’aereo con a bordo il colonnello Gheddafi sorvolerà la Sicilia e progettano la sua eliminazione.
Caccia americani si trovano nel Mediterraneo e d’accordo con francesi e italiani, decidono di mettere un aereo militare Usa sulla scia del volo civile che parte da Bologna, in modo da sfuggire ai radar.
L’America è un alleato dell’Italia, però i rapporti commerciali con la Libia sono piuttosto importanti e qualcuno ‘notizia’ i servizi libici che modificano il piano di volo evitando il sorvolo del mar Mediterraneo.
Conoscendo gli italiani, i libici del tutto non si fidano e decidono di verificare la bontà dell’informazione: due aerei militari si levano in volo dalle coste libiche nell’orario segnalato al controspionaggio.
Si scatena una vera e propria battaglia aerea nel cielo sopra Ustica. L’aereo Usa viene intercettato dai caccia libici, In difficoltà, chiama in soccorso un secondo velivolo che, viene colpito e abbattuto.
Attorno all’aereo Itavia rimangono altri due caccia che esauriscono munizioni e carburante inseguendosi, si allontanano e precipitano entrambi sulla Sila.
Hindawi conosce un sacco di cose, rivela la presenza di cui si sa poco o niente e racconta ad esempio che il pilota del Dc 9 Itavia si rende conto di ciò che stava accadendo, mentre si appresta all’atterraggio comunica alla torre di controllo che intorno a lui è in corso una vera e propria guerra.
Chiede disperatamente il permesso di cambiare rotta, scendere di quota e atterrare il prima possibile.
A terra frenetiche consultazione fanno perdere minuti preziosi, poi ordini superiori, l’esigenza di cancellare qualsiasi prova e eliminare chi troppo aveva visto e troppo aveva sentito.
Per la cosiddetta ragion di Stato vennero immolate 85 persone.
Di Carlo racconta “Quando Hindawi mi fece quelle rivelazioni immaginavo i morti rivoltarsi nella tomba, sempre che una tomba l’avessero e raccontai tutto al giudice Priore”.
E Priore indaga, trova i riscontri alle dichiarazioni del boss di Altofonte, nonostante ostacoli e depistaggi.
Lo stesso Gheddafi ammette che la strage di Ustica aveva a che fare con un attentato contro di lui, quando si tratta di bugie di Stato, ottenere giustizia e verità è quasi impossibile.