Foto: Ceccardi Susanna e a sinistra Marrica Giobbi
Premessa
In una assemblea in piazza dei Cavalieri intervenimmo per spiegare che la contestazione a Renzi aveva visto una buona partecipazione della quale non potevamo essere soddisfatti perché all’appello mancavano molti lavoratori\trici, numerosi intellettuali e silenti erano rimasti settori della società civile e dell’associazionismo. Una lettura critica, non appiattita sulla esaltazione nichilista degli scontri , che faceva i conti con l’assenza di un pezzo maggioritario della città e del territorio per il quale la contestazione del Governo non era una priorità.
Le nostre considerazioni furono banalizzate dall’area antagonista che le trasformò in una sorta di atteggiamento residuale e nostalgico verso la sinistra compromessa con il Governo. Inutile dire che da parte nostra non c’è alcuna nostalgia verso la sinistra ormai espressione del neoliberismo, né di quella sinistra parolaia verso la quale le masse popolari, i giovani e i pensionati non nutrono più alcuna fiducia
Sono trascorse poche settimane da allora e molti si risvegliano all’indomani della vittoria di Susanna Ceccardi nel ballottaggio a sindaco di Cascina che ha visto soccombere il Pd e l’uscente sindaco Antonelli.
Se qualcuno pensa che il problema sia quello di esporre nei locali\esercizi pubblici cartelli contro la Lega forse non ricorda che il bottegaio Guazzaloca , sostenuto da Forza Italia, strappò Bologna al Pds, poca memoria storica e incapacità di guardare al territorio, alla vita reale.
C’è chi fa leva alla mai riposta retorica dell’antifascismo e dell’antirazzismo dimentica che la pratica securitaria dei sindaci del Pd a Pisa ha già anticipato la strategia della Lega, con la tolleranza zero verso gli insediamenti abusivi come dimostrato anche dall’ultima ordinanza del sindaco Filippeschi passata sotto silenzio.
Leggere che Antonelli non era al corrente del trasferimento dei Profughi in Tinaia quando documenti scritti lo hanno presto smentito è stato un errore imperdonabile , frutto della rincorsa della Lega sul loro terreno privilegiato, quello securitario. Altro discorso andrebbe fatto sull’accoglienza, sul business che lo accompagna, senza una idea e un progetto reale di integrazione nel tessuto sociale.
Si è antifascisti e antirazzisti tutto l’anno e non sotto elezioni e di sicuro questi valori non sono patrimonio del Pd, specie quello Pisano.
La sconfitta elettorale a Cascina sta provocando una guerra intestina al Pd, una guerra di potere che nei fatti non determinerà alcun cambiamento effettivo nelle politiche sociali, economiche da intraprendere, stanno solo volando gli stracci.
Un discorso a parte merita poi la discesa in campo dell’Arci che nel territorio cascinese conta migliaia di iscritti e decine di circoli per lo più frequentati da anziani; un tempo il capofamiglia portava dietro i voti di figli mogli e parenti vari, oggi la situazione è profondamente cambiata e l’Arci si rivela per quello che è, una associazione cinghia di trasmissione del Pd ma lontana dagli umori e dai bisogni dei suoi stessi associati. Il voto alla Lega è da interpretare piuttosto come voto contro il Pd, i prossimi mesi faranno crollare le illusioni di chi nel segreto dell’urna ha pensato ad una alternativa di destra ad un potere locale arrogante e autoreferenziale.
Cerchiamo quindi di sviluppare un ragionamento per punti senza annoiare il lettore e senza proclami da Fb, ove si scatenano gli smanetettatori e i soloni di professione, i militanti da tastiera, un modo virtuale ove la sinistra si illude di mantenere una egemonia culturale
– i dati ricordano che in Italia non esiste neppure una democrazia borghese reale, il famoso motto una testa vale un voto si è infranto in un sistema di rappresentanza che assegna al Mov cinque stelle solo due seggi nonostante il 18% dei voti al primo turno, mentre il 2,3% di Fratelli d’Italia equivale ad un seggio. Se rimaniamo alla democrazia rappresentativa possiamo asserire che la composizione del consiglio comunale di Cascina non è veritiera perché con i premi di maggioranza esce una rappresentanza istituzionale falsata rispetto ai dati reali del voto. Il peso dei due consiglieri del 5 Stelle vale il 18% dell’elettorato ma in consiglio vale solo il doppio di una forza che ha il 16% dei consensi in meno che equivalgono a migliaia di elettori. Resta il fatto che la vittoria della Lega è avvenuta per pochi voti e il 50% degli aventi diritto al voto ha disertato le urne. Sono gli astensionisti i veri vincitori delle elezioni ma gli stessi non sono una forza di per sé antagonista e conflittuale come qualcuno stupidamente vuole far credere.
– Ci sono forze come la sinistra e i comunisti che con il 3,4% non hanno neppure eletto un consigliere per non parlare poi di altre liste che hanno più voti di Fratelli d’Italia ma zero consiglieri. Questo discorso va fatto nella prospettiva del referendum di Autunno che renderà ancora più acuta questa disuguaglianza rappresentativa accentrando il potere nelle mani di pochi che potranno fare il bello e il cattivo tempo nel paese. Vince insomma la logica del bipolarismo rispetto a quella democrazia imperfetta ma sicuramente migliore di quella conosciuta nella prima Repubblica. Per anni ci hanno detto che il modello elettorale americano o inglese erano i migliori, oggi si governa con il 25% degli aventi diritto al voto, è questa la democrazia? Noi pensiamo di No.
– Cascina ha subito profonde trasformazioni negli ultimi 30 anni, una crisi economica che ha indebolito il ceto medio, gli artigiani che votavano Pci (aveva il 70% dei consensi) o negli anni successivi Rifondazione e Pdci che insieme o da soli hanno sempre raggiunto risultati ragguardevoli a livello elettorale forti di un radicamento sociale che da anni non hanno più. Questa crisi economica (il crollo del mobile, la chiusura di decine di aziende artigianali, la perdita di migliaia di posti di lavoro), si è accompagnata all’aumento della popolazione proveniente dalla provincia con l’edificazione di ampie porzioni dell’ansa dell’Arno (e non solo). Non sono mancati abusi edilizi vittime delle quali sono decine di famiglie con l’amministrazione comunale che non ha attuato controlli reali né pensato ad uno sviluppo urbanistico rispondente ai bisogni del territorio
– Le frazioni dove la Lega ha preso più voti sono quelle dove in questi anni l’insicurezza sociale si è manifestata con maggiore forza in svariate forme: dalla paura dei furti fino agli allagamenti che hanno provocato danni ingenti a cose e persone senza che gli amministratori locali prendessero atto di una manutenzione del territorio assente, con una situazione idraulica e fognaria a dir poco inadeguata. Questi fatti dimostrano il fallimento delle politiche di gestione del territorio da parte delle Giunte del Pd e dei suoi alleati, inclusi anche i comunisti (o presunti tali) che fino a pochi mesi fa erano in Giunta con Antonelli (sarebbe bene ricordare che due anni fa gli stessi comunisti votarono in consiglio comunale una mozione di solidarietà con i lavoratori del teatro di Cascina insieme ad un piano di risanamento che prevedeva i licenziamenti, insomma il tutto e l’incontrario di tutto)
– Sulla gestione della macchina comunale, sulla gestione delle partecipate basti ricordare che la Giunta Antonelli ha sostenuto posizioni di aperta contrapposizione ai lavoratori scontentando tutti\e, senza neppure difendere gli investimenti con i soldi pubblici nel teatro, nella residenza per anziani o nel Polo tecnologico.
Da dove ripartire allora?
Intanto dalla conoscenza del territorio, dalle singole frazioni , dai problemi reali, dalla capacità di farsi promotori di proteste contro gli allagamenti, contro la riduzione dei servizi socio sanitari, a tutela dei posti di lavoro, per una macchina organizzativa del Comune che non si prefigga il solo obiettivo del raggiungimento degli obiettivi di mandato del sindaco.
A Cascina esistono decine di nuclei familiari in povertà e le amministrazioni locali non hanno dato risposte a partire dal rispetto di alcuni diritti come quello all’abitare . A Cascina esistono cooperative con migliaia di dipendenti e contratti part time con paghe mensili da fame, cooperative che per anni sono stati capaci di fare il bello e il cattivo tempo facendo eleggere in consiglio uomini per tutelare i loro interessi. In questo gioco di potere la sinistra, anche quella erroneamente definita radicale che la radicalità manco sa cosa sia, ha tutelato gli interessi di chi gestisce cooperative e terzo settore dimenticandosi della forza lavoro salariata.
Ripartire da queste lavoratrici per opporsi agli appalti al ribasso è diventata una priorità come tutelare la natura pubblica della residenza per anziani o costruire una gestione diversa della macchina comunale più rispondente ai bisogni dei cittadini e alle richieste dei lavoratori.
L’amministrazione Ceccardi dovrà rispondere a interessi antitetici a quelli dei lavoratori e dei nuovi poveri, di chi subisce i danni degli allagamenti, da qui bisogna ripartire, dal lavoro, dalla casa, dal territorio senza perdere altro tempo
Delegati\e rsu , lavoratori\trici indipendenti di Pisa e provincia