di Francesco Mandarano
La mattina del 9 luglio 1944 una formazione di GAPPISTI Fiorentini ha compiuto nella nostra Città di Firenze, un’azione nobile e memorabile.
Un gruppo armato, di Gappisti, guidato Bruno Fanciullacci e da Elio Chianesi, coadiuvati da un ufficiale nazista, passato alla Resistenza Fiorentina, conosciuto con il nome di battaglia di “Sandro”, riuscì a beffare le truppe di occupazione nazista ed a liberare dal carcere femminile di S. Verdiana di Firenze ben 17 donne, ivi detenute per Antifascismo, destinate ad essere fucilate per motivi politici.
Questo episodio, ben noto a Firenze, merita di essere ricordato in tutta Italia e nel mondo intero, come simbolo della lotta dei Gappisti, che nel periodo 1943-1945, nell’Italia del Nord, non si limitavano ad eseguire condanne a morte contro ufficiali nazifascisti, ma in più occasioni, hanno compiuto atti di solidarietà verso la popolazione delle città occupate ed angariate dalle truppe dell’Asse.
La mattina del giorno 9 luglio Bruno Fanciullacci, Elio Chianesi e l’ufficiale tedesco “Sandro”, si presentarono al Carcere di S. Verdiana per liberare la gappista Tosca Bucarelli, colà detenuta, in seguito al tentativo non riuscito di far scoppiare nel 1944 una bomba, dentro il bar Paszkowski di Firenze, luogo di ritrovo degli ufficiali nazifascisti.
In quella circostanza, la Bucarelli, che aveva subìto nei giorni precedenti torture e sevizie dagli sgherri fascisti, animata da forte spirito di solidarietà verso le altre detenute politiche, non ha voluto scappare da sola, ma ha preteso dai GAPPISTI, che erano andati a liberarla, che venissero fatte evadere anche tutte le altre detenute politiche, ivi ristrette. Dopo un attimo di perplessità e pur ben sapendo i rischi che correvano, con tale cambio di programma, i Partigiani Liberatori la accontentarono e così fecero uscire dal carcere ben 17 detenute politiche, tra le quali c’era una donna di nazionalità inglese, destinate a morte sicura, per fucilazione o per inedia nei lager nazisti.
L’episodio sopra narrato merita alcune considerazioni di ampio respiro.
Esso, infatti, può essere definito un tipico esempio di Solidarietà Internazionale Antifascista. I Gappisti, cioè coloro che facevano parte dei Gruppi di Azione Patriottica, operanti nelle Città Italiane, non erano persone che si limitavano a combattere i nazifascisti, ma, quando era possibile, aiutavano la popolazione Italiana ed anche le persone di nazionalità estera.
L’operazione, in quel lontano luglio 1944, riuscì perfettamente non solo grazie al coraggio ed al sangue freddo di Bruno Fanciullacci ed Elio Chianesi, ma anche in virtù della partecipazione di un ufficiale nazista, conosciuto con il nome di battaglia di “Sandro”, che aveva voluto scindere le proprie responsabilità da quelle di Hitler, ed aveva partecipato all’azione Partigiana indossando la divisa nazista, in quel periodo molto temuta a Firenze, convincendo gli ignari agenti di custodia che l’iniziativa della liberazione non riguardava i Partigiani, ma i nazisti, cioè, era opera delle truppe di occupazione nazifasciste.
In tal modo il Partigiano “Sandro” ha cercato di riscattare l’onore del Popolo Tedesco, infangato da anni di atrocità perpetrate in tutta Europa dalle truppe naziste.
Quello di “Sandro” è un memorabile esempio di Solidarietà Internazionale Antifascista, che i GAPPISTI FIORENTINI apprezzarono molto.
Questo era lo spirito dei Gappisti Fiorentini del 1944!
Per questo spirito Internazionalista di Solidarietà e di lotta Antifascista i Gappisti Fiorentini mettevano a repentaglio la propria vita, tanto che dopo pochi giorni morirono sia Elio Chianesi che Bruno Fanciullacci.
A loro ed a tutti i Partigiani che tra il 1943 ed il 1945 combatterono per la Libertà e la Democrazia, vada il Nostro Commosso ricordo e la Nostra più viva ammirazione.
Pertanto, ripetiamo qui di seguito, il loro messaggio ideale:
SOLIDARIETA’ TRA I POPOLI!
PACE TRA GLI STATI!
Dal momento che i GAPPISTI Fiorentini, guidati da Bruno Fanciullacci, eseguirono a Firenze il 15 Aprile 1944 la sentenza di morte, emessa da Partigiani contro il filosofo del fascismo, Giovanni Gentile, e dal momento che i fascisti di ieri e di oggi criticano tale esecuzione, noi abbiamo il dovere, come militanti Antifascisti, di rispondere a tutti gli esponenti della galassia nera, cioè ai neofascisti di tutte le risme con le parole di Giovanni Pesce, GAPPISTA, combattente Antifascista nel Nord-Italia, e che nel periodo 1943-1945, ha mille volte rischiato la propria vita per portare in Italia la Libertà, la Pace e la Democrazia.
Egli, nel 1983, al “liberale” Indro Montanelli, che parlava male dei Partigiani ed in particolare dei GAPPISTI FIORENTINI, così ebbe ad esprimersi in una lettera alla stampa, precisamente al quotidiano “Il Giornale” di cui era direttore Indro Montanelli: “Perché mai gli uomini di cultura fascisti, responsabili di scelte sbagliate e colpevoli di garantire con la loro presenza azioni e comportamenti criminali, avrebbero dovuto ottenere dei trattamenti del tutto particolari e tolleranti? Giovanni Gentile, ammettiamolo una buona volta, la scelta sbagliata la fece e con quella scelta coprì, direttamente o indirettamente, le azioni criminali dei fascisti di Salò dopo aver garantito per vent’anni il regime fascista “legale”. Ecco, egregio direttore, il suo …… tenta, con un arzigogolo che non fa onore a un maestro della penna quale lei è reputato, di separare, Resistenza da antifascismo e Resistenza e partigiani dai Gap. Ma nella Resistenza c’erano anche i gappisti. Ecco in neo, ecco la stonatura, ecco i bastardi. Ecco i “professionisti dell’agguato” come lei, direttore, li definisce, Ecco gli uomini che “uccidevano anche a freddo, disposti a sacrificarsi e altrettanto disposti a sacrificare gli ostaggi innocenti che, dopo ogni azione, erano fascisti”. Dunque i Gap erano terroristi. Uccidevano i fascisti e i repubblichini in odore di santità, oltre che i tedeschi e, colmo dell’infamia, facevano uccidere degli ostaggi innocenti dai nazisti e dagli stessi repubblichini. E siccome tra i Gap c’erano parecchi comunisti la conclusione è ovvia: i comunisti sono gente spietata poiché, anche in occasione dell’uccisione di Gentile, “i soli a sostenere la legittimità morale dell’impresa furono i comunisti”. Le dico che non ho mai conosciuto un gappista fanatico: che, in pochi, i gappisti riuscivano a tenere inchiodati a Milano, e quindi lontani dai vari fronti di guerra, parecchi reparti tedeschi e almeno un terzo del totale delle bande fasciste che operavano nel Centro-Nord; che le azioni dei Gap riuscivano a galvanizzare popolazione e lavoratori alimentando la speranza. In tutto questo, comunque, in tutto quello che riguarda i Gap c’è sì qualcosa di storto, qualcosa di non bello: è che si è fatto di tutto perché venissero scordati i loro sacrifici, i loro morti, il loro apporto insostituibile nella Resistenza e nella Insurrezione”.