Domani, 31 gennaio 2017, il Tribunale di Lucca emetterà l’attesa sentenza per la morte di 32 persone, avvenuta il 29 giungo 2009, a seguito del deragliamento e dell’incendio di un treno merci carico di GPL
I familiari delle vittime, i ferrovieri e i cittadini di Viareggio invitano a presenziare all’udienza che si terrà nella maxiaula del processo, presso il Polo Fieristico di Lucca, (ex Bertolli, località Sorbano). Per chi parte da Viareggio, appuntamento alle 8,30 al parcheggio PAM, sotto il cavalcaferrovia.
Lucca, 30 gennaio 2017 – Il processo per la strage ferroviaria di Viareggio è arrivato alla sua conclusione. Martedi 31 gennaio alle ore 10,00 è prevista l’ultima udienza, alla fine della quale il Collegio, presieduto da Gerardo Boragine e composto da Nidia Genovese e Valeria Marino, emetterà la sentenza che individuerà le responsabilità di quella immane tragedia.
Il 29 giugno 2009, alle 23,48 circa un treno carico di GPL deragliò in stazione e il gas fuoriuscito da una delle 14 cisterne invase il quartiere causando forti esplosioni ed un imponente incendio che distrusse molte case e uccise 32 persone: alcune nelle proprie case, altre in strada. Tra queste alcuni bambini.
Un processo lunghissimo e difficile, durato oltre sette anni e segnato da molti ostacoli, sia per la complessità oggettiva della normativa in materia di trasporto di merci pericolose, che per il grande numero di parti civili coinvolte, tra cui anche dei ferrovieri, nonché per il livello di alcuni imputati, rappresentanti di blocchi di potere istituzionali e industriali.
A dimostrazione di questa ‘difficoltà’ dello Stato di accettare un processo contro una parte di se stesso vi sono alcune circostanze ingiustificabili, come la conferma che dell’incarico di amministratore FS a Moretti da parte di almeno due diversi governi o, peggio, la nomina a Cavaliere da parte dell’ex presidente Napolitano a processo iniziato e nonostante la formalizzazione delle accuse nei suoi confronti; quasi un premio per rassicurarlo dell’appoggio politico nei suoi confronti. Poi ancora due episodi scandalosi, come la rinuncia del Ministero dei Trasporti alla partecipazione diretta al processo come parte civile e, da ultimo, l’inaccettabile e irrituale interferenza del ministro Graziano Del Rio , a seguito delle richieste di condanna della Procura della Repubblica. Dichiarò pubblicamente, (in difesa del solo Moretti e non degli altri imputati), che la richiesta a sedici anni di carcere presentata dalla procura nei suoi confronti era del tutto sproporzionata.
Un processo, che è ‘entrato’ non soltanto nelle semplici decisioni ‘regolamentari’ e ‘tecniche’ dell’esercizio ferroviario ma che ha inevitabilmente toccato e messo in luce le conseguenze delle scelte di politica industriale effettuate sia dai singoli governi nazionali che dalla UE, e per essa dall’agenzia ferroviaria europea ERA.
Di fronte ai giudici nelle oltre circa 140 udienze l’agguerrito esercito di legali, che si è scontrato ripetutamente sia con la Procura che con i rappresentanti delle parti civili, ha potuto esercitare appieno il diritto di difesa dei 38 imputati, utilizzando fin dall’inizio ogni opportunità consentita dai Codici per difenderli dalle gravi accuse mosse dalla Procura culminate con pesanti richieste di pene detentive.
Tra gli imputati, Mauro Moretti, ex ad delle Ferrovie italiane (inspigabilmente promosso durante il processo ad amminstratore di Finmeccanica), Michele Elia, ex ad di RFI, Giulio Margarita, dirigente RFI addetto ai regolamenti ed attuale numero due dell’ANSF, Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia e molti dirigenti e funzionari delle altre imprese italiane e straniere, proprietarie, utilizzatrici o manutentrici dei carri: FS Logistica, Cima, GATX Austria, GATX Germania, Officina Jungental.
Un appuntamento tanto importante quanto atteso, innanzitutto dai familiari delle 32 vittime, che in questi sette anni sono stati protagonisti – assieme a tanti cittadini comuni e ferrovieri – di una mobilitazione civile per mantenere alta l’attenzione sul processo, per ottenere verità e giustizia, affinché la vicenda giudiziaria non cadesse nell’oblio o fosse ‘chiusa’ solo con imponenti risarcimenti e, per ottenere un miglioramento concreto delle condizioni di sicurezza nelle ferrovie.
Un’attesa segnata dal timore della prescrizione per alcuni reati, cosa che avverrà quasi certamente subito dopo la sentenza, per i reati di incendio colposo, lesioni gravi e lesioni gravissime.
Una sentenza molto attesa anche ‘lontano da Viareggio’ poiché, se dovessero essere confermate, anche solo in parte, le responsabilità individuate dall’accusa, tutta l’architettura giuridica delle autorizzazioni a circolare e dei rapporti commerciali di natura industriale in atto nel sistema ferroviario nazionale e comunitario, nonché i rapporti tra i vari soggetti in campo (Era, ministero, ANSF, Rfi, imprese ferroviarie, manutentive e di certificazione), dovranno certamente essere rivisti in una logica istituzionale più attenta alla sicurezza e meno al profitto dei grandi gruppi industirali e finanziari divenuti ‘padroni’ delle ferrovie in Italia ed in Europa.
Auspichiamo che almeno la verità processuale, che sarà cristallizzata in questa sentenza, possa dare una risposta al dolore ed al bisogno di giustizia, innanzitutto dei familiari delle vittime, dei superstiti e della cittadinanza di Viareggio, ma anche ai ferrovieri che da quella maledetta notte attendono di sapere perché nonoostante i tanti sacrifici del nostro lavoro, un treno invece che portare benessere e ricchezza, ha dispensato morte e distruzione in un tranquillo quartiere a tanti inermi cittadini.