In occasione del quarantennale della strage di via Fani si scatenano ogni giorno pseudoricercatori e finti giornalisti, cani da guardia del sistema che celebra se stesso e i propri delitti. Tutti sono sguinzagliati con la mission di affossare la verità; tutti sono impegnati a negare, depistare, confondere, raccontare balle.
EMME, L’ORGIA DEL POTERE
Alcuni sono sollevatori di polvere per mestiere, collusi con le “istituzioni” che diffondono menzogne per assolversi dalla strage, altri sono utili idioti, strumenti inconsapevoli di un regime “democratico” fondato sull’illegalità e sull’eversione; altri ancora sanno benissimo come sono andate le cose, ma non lo dicono, per amore di dollari e carriera. Non si sa mai, la cattedra alla Bocconi o lo scranno in Parlamento ne potrebbero risentire, se dicessero quello che non si poteva dire ieri e non si può dire nemmeno oggi. Il risultato è una OMERTA’ vergognosa dalla quale quasi nessuno si salva.
Ecco allora brigatisti e negazionisti balbettare che l’auto del SISDE targata Roma T50354 che ostacola l’auto di Moro era lì per caso; e anche la Mini Morris targata Roma T32330 del colonnello dei Servizi ex DECIMA MAS Tullio Moscardi era lì per caso. Ovviamente erano lì per caso anche Bruno Barbaro, titolare di una Società di copertura dei Servizi, suo cognato Ferdinando Pastore Stocchi, istruttore di Gladio a Capo Marargiu e superiore del colonnello Camillo Guglielmi, che era lì per caso alle 9 di mattina (era stato invitato a pranzo) con i suoi killer del Comsubin, ed erano lì per caso anche i funzionari della Digos (un’alzataccia, quella mattina!) e il generale Musumeci, responsabile della Sicurezza…
Del resto (l’abbiamo visto nelle interviste in cui il colonnello Morucci, ex BR, viene intervistato da Andrea Purgatori e da altri sommeliers, chaffeurs e lacché )
Il BRIGATISTA ABITUALMENTE VESTE CASUAL
Perché stupirsi quindi se agli assassini come Persichetti e i suoi complici e ai finti ricercatori come Satta & Company, della banda dei Cecati, e ai mestatori come Mieli e Mauro si uniscono oggi anche personaggi che cecati non sono e che ieri davano prova di intelligenza ed acume? Ecco quindi allinearsi anche Gotor, l’ex filologo, che sostiene oggi la casualità della presenza della Austin del Sisde e della Mini Cooper di Gladio sulla scena del crimine.
Ma chi c’era nel Quartiere ogni giorno, a controllare centimetro per centimetro via Fani, via Stresa e le strade che confluivano su queste? Oltre a Patrizio Bonanni (il fiduciario del SISDE che ostacola con la sua Austin Morris l’auto di Moro), e ad Aurelio Languasco, ex DECIMA MAS e presidente degli ex combattenti della RSI, c’erano Pino Rauti, di Ordine Nuovo, il colonnello Giuseppe Podda, dell’Ufficio R sezione SAD (da cui proviene la macchina tipografica del brigatista Triaca), il capitano di vascello Umberto Aliberti, esperto in tecniche di “controinsorgenza” (cioè provocare stragi in anticipo, prima che i comunisti prendano il potere), e il generale Siro Rosseti, Piduista e responsabile nazionale dei Servizi. Questi ultimi abitavano in una palazzina dei Servizi in via Stresa, a 50 metri dall’incrocio, messa a disposizione degli ufficiali dei Servizi di tutte le Forze Armate, e lì aveva abitato anche Camillo Guglielmi.
In alto, sopra il palo che sorregge la scritta in verticale TAVOLA CALDA, un faro ha tutta l’apparenza di una telecamera che registra 24 ore su 24 ogni movimento intorno al bar pasticceria Olivetti, una delle sedi dei Servizi.
Che cosa è questo capillare controllo del territorio, pieno di osservatori, fotografi, cineoperatori, depistatori, esperti in logistica, in stragi e in omicidi? Oggi che noi tutti siamo spiati anche dentro le mura di casa con l’alibi della SICUREZZA, il quartiere di Monte Mario in cui avviene la strage è il precursore di un
QUARTIERE SOGGETTO A CONTROLLO DI VICINATO
Ma Persichetti & Complici, Satta & Soci, Purgatori e Mauro, Mieli e Colombo, seguiti accompagnati e preceduti da un esercito di sprovveduti, di collusi e di arrivisti profittatori, giocano la carta della casualità. Cosa ci facessero la mattina del 16 marzo 1978 tanti fascistoni con le mani alzate nel saluto romano davanti al bar Olivetti, lo abbiamo spiegato noi (vedi https://www.iskrae.eu/satta-mieli-persichetti-via-fani-e-i-pescatori-del-giovedi/): andavano a pesce, ma dato che il meteo metteva pioggia, alzavano sempre la mano destra con il palmo in alto per sentire se pioveva. Gli unici che alzavano la sinistra con il palmo in alto erano i Brigatisti, che c’erano anche loro in via Fani, quella mattina. Che coincidenza!
Ma vi sono autorevoli ricercatori – filologhi senza filo, ma con un logo ben chiaro stampato sulla fronte – che sostengono che tutta quella gente, casualmente armata di mitra e di altre cose (per la pesca di frodo? Mistero) era lì per far colazione al bar, quella mattina. Ma come? Il bar non era chiuso da mesi, per fallimento? Sì, dice qualcuno, ma siccome Tullio Olivetti aveva saputo che Camillo Guglielmi era stato invitato a pranzo, allora aveva riaperto il bar per pochi minuti, per permettere al colonnello affamato di fare uno spuntino (“TAVOLA CALDA”). Quando si dice la combinazione! E i pony express con la moto Honda che portavano il cappuccino a destinazione, armati di mitra per avere la precedenza agli incroci, come si spiegano? Qui bisogna sentire la Scientifica, che scientificamente dà spettacolo di sé.
BALLE SPAZIALI, TRIDIMENSIONALI, AL LASER!
Fra le balle snocciolate da Morucci in veste casual c’è quella della frenata brusca della 128 familiare targata CD19707, che avrebbe costretto l’auto di Moro a tamponarla. La menzogna, accreditata anche dalla Scientifica, incaricata dalla Commissione Moro 3 di ricostruire la scena del crimine con le nuove tecnologie, è facilmente smentita dalle foto del 16 marzo 1978 e da quelle di oggi, che mostrano il paraurti anteriore della 130 blu di Moro intatto, e il paraurti posteriore della 128 familiare ugualmente intatto.
Foto Fiat 130, l’auto di Moro, lucidata e rivista dalla Polizia Scientifica nel 2015, che la riproduce nella relazione Boffi alla Commissione Moro: notare il paraurti intatto e il foro del cecchino nel parabrezza all’altezza della testa dell’autista Domenico Ricci.
Due foto della strage della scorta di Aldo Moro, sulla sinistra l’auto dei servizi segreti distante dal marciapiede per impedire alla Fiat 130 di scappare. Notare vetri rotti da ambo i lati della vettura e parabrezza colpito frontalmente da misterioso killer. La vettura di Moro ha il paraurti intatto e smentisce la versione del brigatista Morucci sul tamponamento con la macchina di Moretti e di aver sparato solo da lato sinistro
Nella seconda foto il paraurti della Fiat 128 di Moretti è intatto come quello della vettura di Moro. Ulteriore prova delle balle spaziali del Memoriale NATO-USA Morucci-Faranda e Dc Cavedon.
Possono le nuove tecnologie fare un passo verso la verità? Questo tormentone agita i giornalisti, i ricercatori e le anime candide che ancora non hanno capito di cosa si parla.
Il generale dei CC che spiega come sia possibile oggi, grazie al DNA, fare analisi fino a ieri impossibili, dimentica di spiegare perché l’Arma, nonostante le nuove tecnologie, non è stata in grado di stabilire se nel parco di Luigi Bisignani, all’epoca del blitz militare in via Fani, c’erano o no palazzi, garage e fabbricati. In quell’area dove si trovavano case e prati, strutture di servizio e piscine, utenze telefoniche e idriche, secondo i CC non c’erano fabbricati, perché gli immobili sono stati accatastati solo nel 1982. Una risposta più stupida non poteva essere data, ma nessuno dei membri della Commissione Moro ha deferito alla magistratura i generali dei CC che hanno firmato questa presa per i fondelli.
Nemmeno la Direzione Nazionale dell’Antiterrorismo fa passi in avanti verso la verità, perché usa il laser per depistare e fare teatro. Appostati con i loro treppiedi in via Licinio Calvo, dove le BR hanno lasciato in tempi e in giorni diversi le macchine servite per la fuga, i superpoliziotti tridimensionali hanno concluso che non si poteva provare con certezza che la terza auto, la 128 blu ritrovata la sera di domenica 19 marzo, non fosse stata lasciata lì da giorni. Peccato che l’auto fosse asciutta, mentre nei giorni precedenti aveva sempre piovuto; peccato che sulla 128 ci fosse un quotidiano (“Olimpico”) del 17 marzo, come risulta agli atti della prima Commissione Moro, secondo un verbale della DIGOS di Roma riportato nel volume 43, a pag. 922; peccato che Paolo Gambescia sull’Unità del 21 marzo scrivesse che su quell’auto non c’era traccia né di fanghiglia né di pioggia, mentre a Roma dal 16 era piovuto ininterrottamente ogni giorno. Dunque la 128 blu era stata tenuta al coperto. La Scientifica al laser avrebbe potuto consultare gli archivi meteo, facilmente accessibili anche senza laser, e alla portata di tutti.
Le prove si accatastano e si moltiplicano, ma questo non basta alla banda dei Cecati.
C’è quindi un problema di metodo al quale non si sfugge. Quante decine di indizi occorrono perché la quantità si trasformi in qualità e la casualità sia percepita come una prova? La domanda non è peregrina, perché anche il buon Gotor se la pone, adesso che si è iscritto fra i fan dei “salviamo il sistema”.
Una volta il signor Rossi, rincasando, trovò l’idraulico nudo in camera da letto. “Si sta cambiando, dopo aver fatto una doccia”, dice la consorte. Tempo dopo si ripete la scena: l’idraulico nudo in camera si sta cambiando. La cosa si ripete ancora, con l’idraulico nudo in camera… Dopo quante volte, compagno Gotor, il signor Rossi comincia a sospettare di poter essere cornuto? La risposta dipende dallo status sociale di Rossi: se è deputato, se è professore universitario, se è in carriera, se è renziano, se è credente, se è pagato per parlare o per tacere, se è in buona fede o no…
Ci sono autorevoli personaggi che potrebbero trovare l’idraulico nudo in camera ogni giorno, senza che mai li sfiori l’ipotesi che non è un caso. Sono plasmati così tutti quegli autorevoli studiosi che evitano assolutamente di chiamare in ballo gli USA e la NATO, da cui provengono tutti gli idraulici addestrati ogni giorno a Capo Marargiu, dove si tengono anche corsi di aggiornamento e simulazioni periodiche. Perché i tubi si rompono spesso, nei covi BR, e gli idraulici sono indispensabili.
MA CHE ROSSI SIA CORNUTO E’ SOLTANTO UN’ILLAZIONE,
è un’ipotesi soggettiva, non suffragata da prove – soltanto da fatti. E i fatti, si sa, non esistono.
Per questo Valerio Morucci e Adriana Faranda possono continuare tranquillamente a raccontare balle, sicuri del fatto che c’è una corte di nani e ballerine, di cani scodinzolanti e di ricercatori in cerca di se stessi che le riprende, le diffonde e finge di crederci. Nel frattempo, fra le prove che i familiari delle vittime del 2 agosto 1980 hanno raccolto, saltano fuori assegni sostanziosi che Licio Gelli versava, attraverso banche svizzere ed israeliane, alla manodopera fascista che compì la strage. Gelli continua una consuetudine iniziata ai tempi di Sindona e di Calvi, finanziatori di eversori e di professori della Bocconi, riciclatori dei dollari frutto del traffico di droga e del controllo della prostituzione. Ma Gelli era l’agente pagatore per conto degli USA, e la sua P2, che è ancora sulla piazza per pagare eversori e pennivendoli, ha compiutamente realizzato il progetto di controllo totale dell’informazione.
L’elegante Morucci, dandy un po’ appassito dal fascino dell’ex macho in disarmo, dovrebbe dimettere lo stile casual e presentarsi nuovamente alla Commissione Moro in completo blu e con i Rayban scuri, come tutti i funzionari dei servizi suoi colleghi. Le brigatiste di serie B e le primedonne della stampa devono urlare:
IO HO UN DEBOLE PER L’UOMO IN LEBOLE!
Scrive Sandra Amurri (Il Fatto 21/3/ 2018, pag. 19) che il 16 marzo 1999 l’ANSA mandò come fotografa nelle celebrazioni della strage Adriana Faranda, che avrebbe dovuto fotografare per SETTE, l’inserto del Corriere della Sera, la ministra Iervolino in via Fani, davanti alla targa con i nomi e le foto delle vittime. Ma la Iervolino non la volle, e la rimandò a casa. L’episodio prova che la P2 si era già impadronita del Corriere della Sera, che l’ANSA era ancora governata dal Piduista Luigi Bisignani, e che la Faranda lavorava per i Servizi, come il suo socio Morucci. Oggi, vent’anni dopo, le cose sono peggiorate, ma il quarantennale è pieno di depistaggi e omissioni.
La redazione di iskrae.eu
Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer
per la ricostruzione del P.C.I.