Ora ‘Que linda es Cuba’, l’occasione per narrare la storia segreta dell’italiano che fu spia di Fidel negli Usa
‘Todos somos americanos’ dice Obama al telefono con Raul Castro. È la fine della ‘Guerra fredda’. Una crisi tra vicini di casa durata 53 anni. Obama ammette che l’embargo del gigante contro la formica ha fallito. Ora rapporti diplomatici con l’Avana. E come sempre si inizia con lo scambio di spie.
di Ennio Remondino
Come spesso accade, i primi approcci di distensione tra nemici storici è lo scambio di prigionieri. Delle spie. Primo gesto della nuova era nei rapporti tra l’Avana e Washington, la liberazione a Cuba del ‘contractor’ americano Alan Gross, detenuto per 5 anni con l’accusa di spionaggio. Collaboratore di Usaid, Gross era stato arrestato 5 anni fa mentre distribuiva materiale elettronico alla comunità ebraica all’Avana e condannato a 15 anni di prigione. Gli Stati Uniti a loro volta hanno liberato tre agenti detenuti dopo un processo controverso per spionaggio contro gruppi anti-Castro a Miami.
L’americano Alan Gross, presunta spia Usa detenuta a Cuba, libero alla base di Andrews
E’ una storia su cui avevo inciampato nel lontano 1989 a Cuba. L’occasione di un drammatico incidente aereo con centinaia di vittime italiane. Tra i medici che si prodigavano a curare i pochi sopravvissuti, un giovane dottor Casagrande. Divenimmo amici e alla fine mi confido un pezzo di storia incredibile della sua famiglia. Suo papà Mauro, italianissimo come lui, era stato una spia dei servizi cubani negli Usa dove non poteva più mettere piede. Ovviamente, sepolti i poveri morti, fu quella la storia che cercai di inseguire per una intervista che sfumò per un pelo non ricordo perché.
Ma questa è per sommi capi la storia di Mauro Casagrande, ‘agente Mario’, che inizia a Cuba all’ inizio degli anni ’60. Mauro, giovane figlio dell’Ambasciatore italiano a San Salvador, è a Cuba attratto dal nuovo corso della storia dell’Isola. All’Avana fa presto amicizia col corrispondente dell’ Unità, Saverio Tutino. Dopo l’applicazione dell’embargo USA, Mauro, attraverso l’Italia diventa tramite di una operazione di ‘triangolazione’ commerciale con l’URSS. E dall’Italia arrivano a Cuba macchine da scrivere Olivetti, automobili Alfa Romeo per i dirigenti, moto Guzzi per la Polizia.
Sino a quel momento parliamo solo di traffici industrialo. La prima ‘stranezza’ nota, quando viene nominato Ambasciatore dello SMOM, il ‘Sovrano Ordine di Malta’ a Cuba. Viaggia molto Mauro Casagrande, imprenditorie italiano e ambasciatore molto prossimo al Vaticano. L’inevitabile accade a Madrid quando un agente Cia gli chiede di collaborare. Mauro prende tempo. Rientrato all’Avana parla con la DGI, la Direzione dell’Intelligence che lo spinge ad accettare per infiltrare un agente non cubano nell’intelligence americana. L’ attività ‘collaterale’ dura molti anni dentro e fuori Cuba.
Gorbaciov e Fidel Castro con Gianni Minà, Storia e giornalismo e giornalismo storico
La diserzione di un ufficiale della ‘Seguridad’ fa saltare la ‘rete’ a cui apparteneva Mauro assieme ad altri 26 agenti, tutti cubani, infiltrati come lui nella CIA. Assicurata la sicurezza di tutto il gruppo, la storia è divenuta pubblica a Cuba attraverso uno speciale televisivo che li presentava. Nell’ultimo episodio è apparso Mauro Casagrande, l’agente ‘Mario’. Conseguenza immediata, la rinuncia alla direzione nell’azienda commerciale, alla carica di Ambasciatore, e i gradi di maggiore del Minint fino a diventare colonnello (rivelazioni 2011). Colonnello, facciamo l’ intervista mancata 25 anni fa?