di Andrea Viola *
Mi è capitato di partecipare e di portare i saluti a nome del Partito Comunista al Congresso di Italia-Cuba a Genova e, intervenuto per primo, ascoltare l’intervento del massimo dirigente di Rifondazione presente, il Segretario provinciale, il quale ha parlato di “sottocultura da frazionismo”. La definizione ha colpito la mia attenzione perché credo che sia stata rivolta a noi, che da poco abbiamo ripreso il nome importante, ma glorioso, di Partito Comunista.
E’ chiaro che da parte dei dirigenti dei sedicenti Partiti comunisti, ovvero Rifondazione e PdCI (di comunista ormai vi è rimasto nome, e purtroppo simbolo), c’è un disegno ben preciso, ovvero propagandare, riprendendo la vulgata corrente, che ci sono “troppi partiti comunisti” e per questo “bisogna puntare costantemente all’unità (!) delle forze di sinistra e non continuare a frammentarsi”. Questa voglia di unità si è tradotta negli ultimi anni nelle seguenti esperienze: Sinistra Arcobaleno, Federazione della sinistra (con socialismo 2000……), Rivoluzione Civile, e oggi c’è in piedi addirittura una lista per un giovanotto greco…… A parte i disastri elettorali, di cui importa poco, esse si sono contraddistinte per l’abbandono pressoché totale di qualsiasi riferimento alla storia del comunismo, l’abbandono di qualsiasi volontà di parlare alla classe operaia o al proletariato, e ancora di più l’idea che si possa fare una accozzaglia di partiti, movimenti, esponenti della cosidetta “società civile” per “modificare lo stato di cose presenti”, in realtà si tentava di entrare in parlamento per avere contributi che permettessero di far sopravvivere le strutture partitiche. Quel cretinismo parlamentare, esposto da Lenin, figura che loro molto spesso citano, da qualche anno è diventata la sola linea politicapercorribile per loro.
E’ chiaro altresì che non basta condividere la “superficie”, in questo caso una parola e un simbolo, per dirsi simili e quindi mettere da parte supposte diversità, che si possono ignorare, in nome di una unità fondata sul nulla. Non si tratta di artifici verbali per dire che noi non vogliamo l’unità o che siamo per il nostro orticello, no, sono differenze fondamentali, politiche, storiche, di analisi della realtà. Leggendo lo statuto di RC infatti non troviamo nessun riferimento al marxismo-leninismo (!) fondamento del comunismo ma troviamo questo: “Per realizzare questo fine (la società comunista) il PRC-SE si ispira alle ragioni fondative del socialismo, al pensiero di Carlo Marx”, e Lenin? Colui che ha sviluppato la teoria del Partito, colui che viene citato sempre dopo ogni sconfitta elettorale per il suo “che fare?”, colui che sviluppò la teoria dell’imperialismo, insomma, volutamente dimenticato per far posto invece a….niente, nemmeno Gramsci compare più, troppo orientato a Stalin. Se si scorre ancora lo statuto troviamo errori storici e concettuali importanti, quali l’assimilazione tra democrazia borghese e socialismo “il superamento del capitalismo e del patriarcato come condizione per costruire una società democratica e socialista”. In più non c’è un minimo di analisi storica, quando si associa burocrazia e Stalin (attenzione, non stalinismo, termine dispregiativo coniato dalla storiografia occidentale); bisognerebbe quanto meno documentarsi e non rinnegare uno dei capi più importanti e più eminenti del comunismo (dopo il quale ci fu la fine della lotta di classe con l’avvio della coesistenza pacifica di Krusciov) , insomma all’interno di RC il revisionismo alla Pansa, che ha radici lontane, la fa da padrona.
Sempre dallo statuto leggiamo che con i movimenti c’è una discussione “alla pari”, quindi negando di fatto l’idea di Partito avanguardia del proletariato, dopodiché la posizione sull’Europa: “E in sede, specificamente, di Unione Europea esso agisce per la costruzione di relazioni strutturate permanenti tra i partiti della sinistra antagonista, comunisti e d’altra matrice, e per l’associazione a questa costruzione dei movimenti e delle associazioni della sinistra della società civile”. Stiamo dentro, da cretini parlamentari, e non facciamo nulla per abbattere la dittatura dell UE, fatta di massacro ai diritti dei lavoratori messi uno contro l’altro, fatta dalla banche, fatta dall’euro come strumento per distruggere qualsiasi economia nazionale. Nulla di tutto ciò, che si è tradotto nell’appoggio al greco Tsipras di Syriza per le ultime elezioni europee, senza pensare un minimo che è impossibile cambiare quel concentrato di monopoli e imperialismo da dentro…Mentre sul piano nazionale si alleano (ancora!) col PD, vedi Sardegna, e quindi con Vendola. Il tutto si chiude con: “gli obiettivi di un nuovo partito comunista di massa, di un nuovo movimento operaio e di un nuovo schieramento politico di alternativa”, ma poi, questa novità non è dato sapere quale sia.
Ecco, cari dirigenti di Rifondazione, non siamo frazionisti. Leggete il nostro statuto, il nostro programma. Siamo diversi, perché il frazionismo è la specificazione di un fenomeno più generale, quello che Harold Lasswell definisce: «Un gruppo appartenente ad un insieme più vasto che operi a vantaggio di particolari persone o di particolari linee politiche».
Noi siamo altra cosa, siamo comunisti!
* Partito Comunista Federazione di Genova.