Dopo la sparata nella ministra Pinotti sulla missione armata in Libia con 5000 soldati altra chiamata alle armi
Lo sbigottimento, il lutto, perché no la paura su cosa aspetta il mondo. Poi ci sono le persone delle certezza, delle decisioni ‘irrevocabili’ e risolutive verso l’azione di forza. Accade in Italia dove sparare cavolate è più facile che sparare cannonate. A voi la generalessa Lucia Annunziata
di Ennio Remondino
Lucia Annunziata sull’Huffington Post: «Si dice Tunisia, oggi, ma si deve intendere Libia. Sullo sfondo dell’attacco terroristico in Tunisia si apre infatti lo scenario di un’ accelerazione di un intervento in Libia. È una conclusione intuitiva, un passo logico inevitabile [.] Se questi terroristi sono già arrivati in città di stati ben più pacifici, come la Tunisia, è evidente che l’ora X per la Libia è arrivata. [.] non esiste nessun luogo esente dal dominio dell’Isis [.] stabilizzare, la Libia, arrivare cioè a un intervento che permetta di fermare il caos di quel paese… », conclude l’Annunziata con l’elmetto.
‘Elmetto e fucile’, scrive con decisa ironia un mio amico che di mestiere fa il magistrato in Corte di Cassazione. Che strumentalmente confessa, ‘non ho capito cosa esattamente si andrebbe (si andrà, temo) a fare in Libia: esiste un piano strategico oppure si farà come gli USA in Iraq e i franco-britannici con Gheddafi? e chi ci dice che non resteremo impantanati (meglio: insabbiati) a combattere un nemico sfuggente che può nascondersi ovunque ? L’Italia coloniale per avere ragione della guerriglia in Libia usò i gas ed i campi di sterminio e ci mise venti anni. Auguri ai nuovi Graziani’.
Eppure la generale Annunziata insiste e dà l’intervento italiano in Libia già praticamente deciso. «Onu, Europa e Italia stanno già mettendo insieme il puzzle di un intervento in Libia. [.] La visita a Roma di Bernardino Leon l’inviato speciale delle Nazioni Unite in Libia; l’intervista al Corriere [.] del nuovo Capo di Stato Maggiore del nostro esercito in cui dichiarava che le truppe son “pronte”, cioè addestrate, per un eventuale compito in Libia. Infine la visita italiana [.] del segretario dell’Onu Ban Ki-moon che ha visto il presidente della Repubblica Mattarella, il Premier Renzi, e il ministro Gentiloni.
Nell’elenco manca la ministra Pinotti che sta forse facendo i conti dei suoi 5 mila ‘commandos’ che basterebbero per pacificare la Libia e scacciare i feroci jiadisti tagliagole. L’esempio citato dalla generale Annunziata è la missione a comando italiano in Libano. Con un piccolo dettaglio. Giù in Libano, 2006, quando Israele bombardava, non c’erano soldati italiani arbitri. Io c’ero (la mia ultima guerra vera) e ho visto la resistenza dei libanesi e dei gruppi armati hezbolla’h che alla fine sono riusciti a infliggere la prima sconfitta di fatto alla potenza militare di Israele. La missione Onu a pace fatta.
In un coro di donne, più interessante l’analisi di Giuliana Sgrena, che di sequestri e terrorismo ne sa più di tutti noi. «Non è bastata una rivoluzione che ha abbattuto una dittatura aprendo le porte a un processo democratico, dove si sono confrontate forze laiche e islamiste, per sventare le velleità del terrorismo globalizzato. [.] La grande pressione sulla Tunisia arriva dalla Libia e non solo per le ondate di profughi [.] il passaggio dei jihadisti di Ansar al Charia che in Libia hanno la base per la Siria. [.] In Libia, sabato scorso è rimasto ucciso Ahmed Rouissi [.] uno dei terroristi tunisini più pericolosi».
Cronaca e analisi da Giuliana Sgrena: «Il terrorismo globalizzato non conosce frontiere e colpendo la Tunisia mira a far fallire l’unica rivoluzione che finora ha avuto un esito positivo con l’avvio di un processo di democratizzazione che peraltro non ha escluso gli islamisti. [.] proprio dalla Tunisia sono partiti migliaia di jihadisti che sono andati a combattere in Siria con il fronte al Nusra o in Iraq con lo Stato islamico. I tunisini [.] sono così diventati il maggiore supporto dei terroristi in Siria. [.] La proclamazione del califfato a Derna, in Libia, ha evidentemente spinto i jihadisti tunisini all’azione».
Ultima voce al femminile di oggi (salvo quella baritonale del magistrato anonimo di cui sopra) è quella della ministra Pinotti a cui pare abbiano fortemente consigliato parsimonia nelle dichiarazioni. Ed ecco la sua presenza sulla drammatica vicenda tunisina testimoniata da un suo necessariamente sintetico ‘Twiitt’. « @robertapinotti #Tunisi Seguiamo con attenzione sviluppi vile attentato. Italia farà propria parte. Cordoglio per le vittime e ferma condanna ». Quindi, Difesa in allerta, pronta a partire: ‘L’Italia farà la sua parte’ dice la ministra alla guerriera Annunziata con fucile ed elmetto.
19 marzo 2015