di Gianni Barbacetto e Valeria Pacelli
Milano raddoppia. Il leghista Giulio Centemero è stato iscritto nel registro degli indagati anche dalla Procura lombarda, per finanziamento illecito. Una seconda inchiesta giudiziaria per il tesoriere della Lega, dopo quella aperta dalla Procura di Roma. L’indagine milanese, condotta dal pm Stefano Civardi, riguarda versamenti diversi e ulteriori rispetto a quelli contestati nel fascicolo romano. Sono soldi finiti nelle casse della onlus di area leghista Più Voci, di cui Centemero era presidente.
Al vaglio dei magistrati milanesi guidati dal procuratore Francesco Greco c’è un finanziamento di 40 mila euro da parte di Esselunga. Un’erogazione regolarmente iscritta a bilancio dalla società della famiglia Caprotti. Ma i magistrati sospettano che in realtà sia stata un modo per far affluire denaro nelle casse della Lega, violando quindi la legge sul finanziamento ai partiti.
A segnalare questa erogazione era stato per primo L’Espresso. Secondo quanto riportato dal settimanale, la causale del bonifico di 40 mila euro “versato a giugno 2016, recita ‘contributo volontario 2016’”. La catena di supermercati aveva poi spiegato al settimanale che quella somma di denaro era “stata destinata a Radio Padania nell’ambito della pianificazione legata agli investimenti pubblicitari su oltre 70 radio”.
A maggio poi il Fatto quotidiano ha rivelato l’apertura dell’inchiesta a Milano. L’ipotesi dei magistrati è che Centemero fosse alle prese, nel 2015, con la crisi di Radio Padania, l’emittente radiofonica della Lega, che per sopravvivere aveva urgente bisogno di fondi. Il rischio era però che fosse considerata dai pm un organo del partito, in un momento in cui, a causa delle condanne ricevute, tutti i soldi affluiti su conti riconoscibili della Lega sarebbero finiti sotto sequestro.
Ecco allora – secondo le ipotesi investigative – l’utilizzo di una associazione, Più Voci, che meno facilmente poteva essere individuata come strumento del partito, benché avesse come presidente il tesoriere della Lega. Matteo Salvini ha sempre negato queste circostanze, anche rispetto ai fatti di Roma, dove Centemero è iscritto nel registro degli indagati, sempre per finanziamento illecito, ma per altre erogazioni: 250 mila euro, versati in due tranche da 125 mila, che Più Voci ha incassato nel 2015 da una società riconducibile all’imprenditore romano Luca Parnasi.
Proprio indagando su di lui (ora a processo con altri 11 persone con l’accusa di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata a commettere reati contro la pubblica amministrazione), gli investigatori capitolini avevano individuato i soldi finiti nelle casse dell’onlus di area leghista. I versamenti sono stati oggetto di una parte dell’interrogatorio di Parnasi del 28 giugno 2018. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo, titolare dell’indagine con i pm Luigi Spinelli e Barbara Zuin, gli chiede: “Era un modo per far affluire i soldi direttamente alla Lega?”.
L’imprenditore risponde: “Il mio fu un modo per fidelizzare un gruppo di persone che comunque sia mi avrebbero forse potuto creare delle opportunità imprenditoriali”. Il magistrato ripete allora la domanda: “Un modo per far arrivare i soldi alla Lega?”. E Parnasi prima risponde: “Probabilmente sì”; poi però, alla ripetuta richiesta del magistrato (“Era un modo per far arrivare i soldi alla Lega attraverso questa fondazione?”), dice: “Non posso dirle con certezza questo”.
Ma le Procure di Roma e di di Milano si convincono che Più Voci sia stata usata per far arrivare, in modo obliquo, soldi alla Lega senza il pericolo che venissero sequestrati dai magistrati. Centemero ha sempre respinto ogni accusa: ha ribadito più volte che la onlus ha ricevuto contributi regolari e che neanche un centesimo delle erogazioni è mai andato al partito di Matteo Salvini. Ora dovrà convincere anche la Procura di Milano, che si sta apprestando a chiudere l’indagine.
12 settembre 2019