L’errore del Governo USA d’imporre sanzioni al Venezuela (1) e qualificare questo paese -per ordine esecutivo- come una “minaccia alla sicurezza nazionale” (2) ha fatto aumentare la popolarità del presidente Nicolas Maduro (3) che, in poche settimane, ha ricevuto il sostegno di oltre 10 milioni di firme (4).
E’ stata una battuta d’arresto nell’obiettivo, a breve termine, della Casa Bianca, dell’opposizione venezuelana e dei grandi media internazionali: logorare il Governo bolivariano nei prossimi mesi, fino ad ottenere la sconfitta della sinistra alle elezioni legislative previste per la fine di quest’anno ( 5).
Per correggere l’errore, è stato necessario intensificare la guerra psicologica con messaggi ad alto impatto. Pochi giorni fa, centinaia di media di tutto il mondo informavano -alcuni come se fosse un fatto provato (6)- delle accuse di collaborazione con il narcotraffico di alcuni alti funzionari della Rivoluzione Bolivariana, tra cui Diosdado Cabello, Presidente dell’Assemblea Nazionale, e Tarek el Aissami, attuale governatore dello stato di Aragua (7).
Settimane addietro erano stati i principali quotidiani venezuelani (8) -tutti oppositori- e lo spagnolo ABC (9). Ma fino a che, pochi giorni fa, uno dei grandi giornali USA non ha deciso di pubblicarle, queste accuse non si erano convertite in notizia d’impatto internazionale (10).
Esempio di questa sottomissione informativa alla stampa USA è stato il media pubblico Televisione Spagnola (11): “Lo si considera il secondo uomo più potente del Venezuela, dopo il Presidente Maduro. Diosdado Cabello è il Presidente dell’Assemblea Nazionale e secondo il Wall Street Journal potrebbe essere il capo di un cartello della droga. Dalle sue mani passerebbero i permessi per utilizzare il Venezuela come punto di partenza della cocaina inviata in Europa e negli USA”.
In tal modo, la Televisione Spagnola convertiva in notizia … la notizia creata da The Wall Street Journal (12), fornendo credibilità informativa a questo giornale del gruppo News Corp (13), proprietà del magnate ultra reazionario Rupert Murdoch (14).
Ma di quale credibilità informativa parliamo? Rivediamo: le accuse contro i leader Bolivariani provengono da latitanti della giustizia venezuelana, come Leamsy Salazar, ex scorta di Hugo Chavez e oggi disertore (15) o Rafael Isea, ex governatore dello stato venezuelano di Aragua che -curiosamente- ha un mandato d’arresto, nel suo paese, per aver sviato 68 milioni di dollari (16) e che è anche indagato per connessioni con il traffico di droga (17). Entrambi sono esuli negli USA e sul secondo pesa un ordine di estradizione (18). Inoltre, i media citano presunti e sempre anonimi “narcotrafficanti pentiti” (19).
E’ lo stesso schema di guerra mediatica che hanno applicato per anni contro il Governo di Cuba: accuse senza prove di disertori che erano stati condannati sull’Isola (20), su presunti legami del Governo dell’Avana con il narcotraffico, sono state fonte di una infinità di notizie (21), reportage … e di non pochi libri (22).
La strategia per forzare la caduta del Governo di Nicolas Maduro, che s’intensificherà fino alle elezioni parlamentari, combina guerra economica, che impatta sulle condizioni di vita della popolazione (23), con una guerra psicologica, che estende l’idea di un governo venezuelano inefficiente e, inoltre, corrotto (24). In questa guerra psicologica i mezzi di comunicazione -principalmente di Venezuela, USA, Colombia e Spagna- operano in una strategia circolare, in cui gli uni convertono in notizia le stesse notizie che gli altri … hanno fabbricato (25).
José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación
Traduzione Francesco Monterisi
4 Jun 2015
(11) (minuto 18:20)