Una cosa è ormai chiara, la tragedia del coronavirus, come avevamo previsto, ha accelerato e acuito la crisi economica che da anni attraversa questo sistema. Solo in Toscana ci sono 100mila posti di lavoro a rischio perché molte aziende sono in difficoltà, altre sono ancora chiuse e non sanno se potranno riaprire, interi settori come il turismo sono praticamente fermi, mentre il piccolo commercio e l’artigianato hanno subito un duro colpo. Una vera e propria distruzione di capacità produttiva.
Per uscire da questa situazione servirebbe uno Stato e delle istituzioni pubbliche forti, capaci di orientare, programmare e investire – nell’interesse generale e non in funzione delle élite private – notevoli risorse economiche nella cura del territorio, dell’ambiente e delle infrastrutture, le risorse ci sono, basterebbe mettere una seria tassa sui patrimoni e facendo pagare le tasse a tutti. Ma anche smettendo di spendere 80 milioni di euro al giorno in armamenti e missioni militari incostituzionali.
Servirebbe anche una drastica riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per lavorare meno, lavorare tutti, in Germania questo dibattito è aperto. Ne vogliamo discutere o prevarrà ancora la cultura dei padroni delle ferriere, dove l’unico valore è il profitto ottenuto senza innovazione né ricerca ma solo intensificando i ritmi di lavoro e comprimendo salario, salute e diritti dei lavoratori?
La Toscana invece di continuare a fare le fotografie dell’esistente potrebbe essere promotrice di un diverso e nuovo modo di concepire un possibile diverso modello di ripresa economica.
I politici dei partiti della nostra Regione avranno il coraggio e l’autonomia necessari per provarci o saranno solo esecutori di ordini?
SINDACATO GENERALE DI BASE TOSCANA
Foto di copertina: Clint Patterson