di Sergio Scorza
Cinque morti, ospedali allagati, la gente sui tetti, case isolate, ponti che crollano, canali che esondano, strade che diventano fiumi, file di automobili e detriti trascinati via dalla corrente d’acqua impetuosa che ha rotto gli argini di fiumi e canali. A Prato è esondato il Bisenzio inondando interi quartieri.
La piena dell’Arno, a 57 anni dalla grande alluvione di Firenze, fa ancora paura. Alcune zone della pianura fiorentina riprese dall’alto sembrano il Bangladesh dopo l’alluvione.
Il “governatore” Giani si traveste da manager della protezione civile e manda in giro filmati rassicuranti. Il sindaco di Prato, Biffoni, invita la gente a non uscire di casa e se la prende con la pioggia caduta in quantità straordinaria. Nardella, invece, è letteralmente sparito.
I tg nazionali e regionali nemmeno si sognano di rammentare la quantità di cemento che questi signori hanno riversato sulla piana fiorentina negli ultimi 30 anni.
La Piana di Firenze-Prato-Pistoia è una conca intermontana di origine alluvionale nell’entroterra della Toscana settentrionale nell’area dove si stendono, senza, ormai, soluzione di continuità, le aree urbane di Firenze, Prato e Pistoia ed accoglie su un territorio di 4800 kmq il 40% ca. della popolazione e delle imprese della regione.
Un fazzoletto di terra in cui anche gli angoli più remoti e nascosti nell’arco di tre decenni, sono stati sventrati da un’opera di cementificazione selvaggia tra le più intense e devastanti d’Europa con ritmi di consumo del suolo impressionanti.
In poco meno di 30 anni, boschi ed aree verdi sono stati/e rasi/e al suolo per far posto dapprima ad enormi ed inutili centri commerciali per poi, intorno, far crescere, senza sosta, file di palazzi, palazzine e villette a schiera, in barba ad ogni parametro, senza piani urbani e con intere giunte ed uffici tecnici finiti a processo per corruzione ed altre malefatte.
Ed ecco che arriva il cambiamento climatico e si paga il conto, noi, tutti.
Loro, invece, quelli dell'”urbanistica contrattata”, quelli che hanno creato una scombinatissima “area metropolitana” senza nessun criterio se non quello di versare più cemento possibile laddove possibile, ora se la prendono con il “maltempo”.
Ma sono gli stessi che hanno prodotto uno scempio urbanistico-ambientale tra i più terrificanti d’Italia degli ultimi 50 anni lungo i 35 km ca della cosiddetta “piana fiorentina”.
Lo si ripete, stancamente, da anni ma gli eventi straordinari causati dal cambiamento climatico rendono non più rinviabile una grande opera di manutenzione straordinaria e risanamento del territorio (ad es. interventi sugli argini dei fiumi e sulla rete viaria).
Le casse di espansione dell’Arno le hanno fatte ma probabilmente erano state progettate prima che diventassero drammatica normalità gli eventi catastrofici di questi ultimi anni.
03 novembre 2023