Luca Grossi
Su FQ Millennium il rapporto sulla loggia di Licio Gelli redatto dai servizi segreti brasiliani
La loggia P2 di Licio Gelli era un “sistema” diviso in altri “sotto-sistemi che si incrociano e si completano per raggiungere determinati obbiettivi” ossia “il raggiungimento del potere politico – economico a livello internazionale”. Al fine di conseguire tali scopi la P2 trattava con “terroristi, comunisti, capitalisti, autorità pubbliche, politici, imprenditori, religiosi o innocenti utili”. Tra le attività della holding massonica c’era la “pura e semplice gestione di immobili fino al commercio delle droghe, passando per il ricatto, il traffico di influenza, il contrabbando di armi e la vendita di segreti militari”.
E’ questa l’analisi dal Servizio nazionale di informazione brasiliano (Sni) – che dipendeva dal presidente João Baptista de Oliveira Figueiredo – in una lunga relazione inedita di 53 pagine, datata 21 luglio 1983, interamente dedicata alla P2, riportata sabato scorso su FQ Millennium.
La loggia – scrivono gli analisti – colpita in Italia dall’inchiesta dei magistrati milanesi Gerardo Colombo e Giulio Turone e sotto i riflettori della commissione parlamentare d’inchiesta, si stava riorganizzando in Brasile, trasportando lì i suoi uomini, i suoi capitali e cercando di allacciare rapporti con la classe militare dell’intero continente, (dall’Argentina all’Uruguay) sfruttando quei collegamenti già creati con i fascisti durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale.
“Le prime connessioni con il capitalismo fascista con l’America del Sud – scrivono gli analisti del Sni – risalgono agli anni finali della Seconda Guerra mondiale (1944) quando arrivarono a Buenos Aires Vittorio Mussolini, figlio del dittatore fascista Benito, l’industriale Agostino Rocca (la cui famiglia creerà la Techint ndr) l’ex segretario del partito fascista Carlo Scorza e in Uruguay l’ex ministro delle finanze di Mussolini Giancarlo Pellegrini, tra gli altri”.
Tramite questi personaggi i capitali fascisti arrivarono in Sud America dove in seguito si era creata una ramificata presenza imprenditoriale.
Con l’arrivo delle dittature militari nel 1954 l’America Latina era diventata il nuovo nido delle organizzazioni fasciste internazionali. Ed è proprio in questo terreno che la P2 è cresciuta.
L’ombra della P2 in Brasile
Licio Gelli – secondo i rapporti – era riuscito a mettere in piedi una struttura finanziaria in grado di penetrare in profondità il sistema politico brasiliano. “C’era – si legge – nella legislatura passata uno schema di finanziamento esterno ai municipi, con il fine di penetrare i leader delle nostre unità politico-amministrative. Il grande promotore e difensore di questi prestiti nel Senato federale era l’allora senatore Orestes Quercia”, esponente di punta del Pmdb (Partido do Movimento Democrático Brasileiro) l’unico partito di opposizione ad ‘Arena’, partito ufficiale della dittatura militare.
Nel maggio 1981 dopo il sequestro degli elenchi degli iscritti alla P2, i pm Colombo e Turone fanno perquisire Villa Wanda, la residenza di Gelli ad Arezzo.
Pochi mesi dopo in Uruguay, divenuto un vero e proprio centro per gli affari della loggia, grazie alla copertura del regime militare, era avvenuto un cambio
della presidenza della repubblica con la nomina di Gregorio Alvarez. Quest’ultimo ostile a Gelli.
“Con l’ambiente sfavorevole in Uruguay e il suo indebolimento in Argentina – scrivono gli analisti – il sistema P2 e i suoi sottosistemi starebbero consolidando le proprie attività nel nostro Paese (il Brasile ndr)”.
L’infiltrazione e il radicamento della P2 in Brasile era favorita dal fatto che nessun organo di stampa aveva dato peso alla cosa: “”Per quanto sembri paradossale – si legge nei rapporti Sni – la stampa brasiliana non ha commentato le attività della P2 e dei suoi membri nel territorio nazionale, riferendo appena i fatti occorsi in altri Paesi e dando, come conseguenza, la falsa impressione che siamo in una ‘isola di tranquillità’, non toccata dai desiderata dalla P2”.
Le banche in mano alla P2 e la figura di Umberto Ortolani
Il vero fulcro dell’impero della P2 in Brasile era la Banca Bafisud – Banco Financiero Sudamericano – la prima banca straniera in Uruguay.
Nel documento lo Sni ricostruisce anche al figura di Umberto Ortolani, considerato come l’eminenza finanziaria della loggia P2, che nel 1972 aveva preso il controllo della Banca Bafisud, attraverso la società Santa Marcella Sa, comprando le quote di Giancarlo Pellegrini, l’ex ministro delle finanze di Mussolini: “Pellegrini decise di vendere perché suo figlio era stato sequestrato dai Tupamaros (un’organizzazione di guerriglia urbana di ispirazione comunista, attiva in Uruguay tra gli anni sessanta e gli anni settanta ndr). Oggi ci sono forti sospetti che in quel sequestro ci fosse una connessione della P2 per ‘motivare’ la vendita di una impresa lucrativa stabile”.
Tuttavia nel 1982 un imprenditore, tale Carmelo D’Amore, quando era scoppiato lo scandalo della P2 aveva citato in giudizio la Bafisud chiedendo un risarcimento di sei milioni di dollari. Risultato: molti correntisti si erano precipitati a ritirare i loro risparmi temendo il fallimento della banca. Tuttavia il 14 aprile del 1983 sui giornali di Montevideo esce la notizia che la banca Bafisud era stata venduta alla banca olandese Nmb – Bank Nedelandshe Middetansbank N.V con sede ad Amsterdam con un valore dichiarato di 45 milioni di dollari. Lo Sni scrive che “questa transazione ha tutte le caratteristiche di un’operazione fittizia” poiché le entità finanziere che erano dietro alla Nmb – Bank Nedelandshe Middetansbank N.V avevano tutte in Brasile un unico indirizzo “ovvero Avenida Paulista 807,22° piano, il cui gestore è Francesco Motta”, l’uomo di massima fiducia di Licio Gelli a San Paolo.
La nota prosegue: “In realtà non c’è stato un cambio di posizioni di alleati nel quadro della composizione societaria”. I paradisi fiscali infatti adottato molto spesso questa prassi, “le transazioni si traducono appena in cambi formali di persone giuridiche, quando in realtà le persone fisiche detentrici del capitale rimangono le stesse”.
Oltre al Brasile il servizio di intelligence ha analizzato l’estensione della P2 anche in altri Paesi. Due in particolare sono stati segnalati: Paraguay e Colombia. Nel primo, governato ancora dell’allora dittatore Alfredo Stroessner, Gelli possedeva diverse migliaia di ettari di terre, mentre nel secondo, dalle analisi dello Sni, la situazione era più complessa: “L’azione dei sub-gruppi della P2 in questo Paese (la Colombia ndr) non sono molto note. Tuttavia risulta che questo Paese sia la connessione sudamericana dell’esperienza pilota che il gruppo esegue in relazione al traffico di droga legata al Paraguay”.
Licio Gelli in seguito ai processi verrà condannato solo per reati minori mentre i membri della loggia P2 continueranno ad operare senza troppe difficoltà. Uno di loro era in carica per diventare Presidente della Repubblica.