di Massimo Recchioni
I compagni che militano nel nostro Partito e risiedono all’estero stanno iniziando a darsi delle strutture organizzative degne di questo nome; in questa direzione va l’incontro che e’ stato tenuto a Troisdorf, a due passi da Colonia, sabato e domenica 8 e 9 giugno. Attraverso uno sforzo organizzativo personale e collettivo – e a proprie spese (cosa non secondaria, che anzi conferma il livello di fiducia nella strada intrapresa), compagni che risiedono in diversi Paesi si sono incontrati nel Circolo Rinascita di Troisdorf, un posto “simbolico”, che ha vissuto, nella suoi 35 anni di storia, tante lotte e rivendicazioni, tante speranze e anche tante delusioni. “Ospiti politici” dei compagni Franco e Carla Pugliese, emigrati degli anni Settanta – che tutte quelle esperienze passate le hanno non solo vissute, ma anche guidate – militanti di eta’ e storie diverse, provenienti di Paesi diversi per tipo di emigrazione, hanno deciso, dopo mesi di scambi telematici, di conoscersi di persona, di confrontare le loro opinioni e di confermare i loro intenti unificando le forze: insomma, in due parole, anche i compagni che (per scelta personale o, assai piu’ frequentemente, perche’ costretti da situazioni personali e/o territoriali di disagio nelle localita’ italiane di provenienza) vivono in Europa vogliono essere presenti nel percorso di costruzione di un Partito comunista.
I compagni all’estero hanno vissuto e sperimentato di persona come sia difficile aggiungere, alle contraddizioni del sistema capitalista, i disagi oggettivi della condizione di emigrati.
Ai “lavori”, conclusi con un incontro pubblico e una cena sociale, sono intenvenuti il segretario nazionale Marco Rizzo e il responsabile relazioni internazionali Alfonso Galdi.
Sono stati ravvisati diversi elementi di discussione e diversi campi di intervento politico, partendo dal presupposto che la situazione obiettiva degli emigrati nel relazionarsi con i propri compagni e i propri connazionali comporta delle dinamiche spesso diverse da quelle che si verificano in Italia. La strada per individuare degli obiettivi di lavoro politico e’ quindi differente; il fine e’ pero’ il medesimo: la necessita’ di evidenziare le ingiustizie di questo modello di “sviluppo” (parola che gia’ di per se’, considerata la drammatica crisi attuale, rappresenta un ossimoro) per costruire e rafforzare, partendo dall’unica forma possibile – un organizzazione di classe che solo un Partito Comunista puo’ rappresentare – le condizioni di cambiamento radicale dei rapporti di forza e, in ultima analisi, di deragliamento dall’attuale corso della storia per l’affermazione di un nuovo modello sociale.
Da questo punto di vista i comunisti all’estero, partendo dalle proprie esperienze – e rivendicando la propria storia nazionale e internazionale di comunisti – si continueranno a battere concretamente, partendo dalla gente e dai conflitti, per partecipare in prima fila – anche attraverso le proposte contenute nella piattaforma elettorale delle elezioni politiche del 2013 – alle lotte specifiche dell’emigrazione. Nel frattempo Sezioni sono nate e stanno nascendo negli Stati europei dove siamo presenti; i compagni in Europa vogliono essere protagonisti, con le loro esperienze e l’impegno nella lotta – e con le loro peculiarita’ che possono e devono costituire una ricchezza per un Partito di classe – nella costruzione di una societa’ comunista.