Torna a salire la tensione fra Mosca e Kiev, con scambi di accuse durissime fra i presidenti russo e ucraino Vladimir Putin e Petro Poroshenko. Il tutto accompagnato da movimenti di truppe sui confini dei due Stati. Al centro, di nuovo, la penisola di Crimea. Chi provoca chi.
di Redazione
Il presidente russo Putin ha accusato ieri l’Ucraina di usare «tattiche terroristiche» per provocare un nuovo conflitto e destabilizzare la Crimea, conquistata dalla Russia nel marzo 2014, riconquista di una sua terra storica costata al Cremlino l’isolamento e le sanzioni internazionali. Kiev replica alle accuse di Putin parlando di un cinico pretesto per alzare il livello della minaccia militare russa.
Accuse, controaccuse e arbitri incerti. Gli Stati Uniti, tifosi ucraini, non hanno al momento alcuna prova che confermi le accuse russe di incursioni ucraine e di possibili attacchi terroristici in Crimea. Lo ha scritto su twitter l’ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt, ricordando che «in passato la Russia ha spesso lanciato false accuse all’Ucraina per distogliere l’attenzione da azioni illegali».
Propaganda in attesa di fatti, e probabile partita tra spie e forze speciali. A denunciare gli attacchi è proprio l’Fsb, il servizio segreto russo, che parla di ‘terroristi sabotatori’ del ministero della Difesa ucraino. Kiev, che a sua volta chiama ‘terroristi’ i separatisti filorussi del Donbass, nega e replica. L’Sbu, i servizi di Kiev, ‘siete voi russi che stata rafforzando la vostra presenza militare sul confine’.
Stando alla versione di Mosca, sabato notte, vicino ad Armiansk, i russi hanno individuato un gruppo di sabotatori e nella sparatoria che ne è seguita sono stati uccisi degli agenti dell’Fsb, l’ex Kgb di Mosca. La notte successiva -sempre secondo i servizi russi- altri due tentativi di infiltrazione di terroristi e sabotatori coperti dal fuoco dei blindati ucraini. Negli scontri, ucciso un militare.
I russi denunciano di aver sequestrato nel luogo del primo blitz «20 ordigni artigianali per una potenza complessiva pari a 40 chili di tritolo», munizioni, mine, granate e «armi tipiche dei reparti speciali dell’esercito ucraino». Sostengono di aver arrestato alcuni dei sabotatori, uno dei quali -identificato dall’Fsb come Ievgheni Panov, 39enne agente dei servizi segreti ucraini- avrebbe confessato.
Situazione delicata, con timori di possibili iniziative molto pericolose da parte di fazioni ultra nazionaliste ucraine sostenute da foreign fighters di gruppi neonazisti arruolati da tempo e tutt’ora operativi a Kiev. Richiesta della convocazione d’urgenza del Consiglio di Sicurezza Onu per ora solo minacciata da parte di Kiev, nella consueta rincorsa a chi denuncia prima solo le cattiverie altrui.
11 agosto 2016