di DANILO TOSARELLI – MILANO
Ne ho sentite troppe in questi giorni.
Ho sentito il bisogno di riordinare le idee.
Ho fatto fatica, ma per un attimo ho provato a mettermi nei panni del presidente greco Tsipras.
Probabilmente chi ritiene di aver capito tutto e non ha dubbi, non avrà bisogno delle mie riflessioni.
Mi rivolgerò allora, a chi disdegna i giudizi affrettati e non ama le scomuniche.
TROPPO FACILE CONSIDERARE TSIPRAS UN VENDUTO.
In quella maledetta trattativa, Tsipras è stato lasciato solo.
Renzi ed Hollande hanno accettato supinamente di fare solo le comparse.
Tsipras si è presentato forte del risultato referendario, ma anche consapevole che la Germania avrebbe posto condizioni capestro.
Tsipras non ha mai negato gli errori commessi dai precedenti governi greci.
Essi hanno favorito uno stato clientelare e arricchito di più chi già ne aveva.
Oggi il 10% del paese detiene il 50% della ricchezza totale.
Tsipras ha però avuto il coraggio di affermare che i prestiti sinora forniti dall’Europa sono serviti a poco.
Hanno solo salvato le banche, ma non hanno migliorato le condizioni di vita del popolo greco.
Un popolo greco che comunque ancora, a gran maggioranza, desidera restare con l’euro.
Quella trattativa avrebbe fatto tremare i polsi a chiunque e Tsipras sapeva di essere solo.
Tsipras, immagino con quale amarezza, ha da subito dichiarato che non era un buon accordo.
Altri pesanti sacrifici sarebbero stati richiesti ai greci.
In cambio, nuovi finanziamenti con tempi di restituzione più lunghi, per consentire nuovi investimenti.
Va aggiunto che Tsipras è riuscito a porre all’attenzione del mondo la necessità di ridiscutere il debito greco.
VISTE LE CONDIZIONI DATE, COSA AVREBBE DOVUTO FARE TSIPRAS?
E’ tempo ormai che la sinistra apra una riflessione seria al suo interno, se vuole rinascere.
La buona politica non può prescindere dal pragmatismo.
Servono buone idee.
Servono valori forti di riferimento.
Serve una forte spinta ideale.
Serve coerenza.
Ma detto ciò, è imprescindibile saper fare i conti con la realtà che hai di fronte e non con quella che desidereresti.
La prima esiste e ci devi fare i conti, la seconda è un’aspirazione.
Grave errore confondere realtà con il virtuale.
Sembra una banalità, ma questo errore lo si è commesso spesso.
A sinistra questo malinteso ha creato purtroppo, lacerazioni profonde.
LA CONTRAPPOSIZIONE TRA TSIPRAS E VAROUFAKIS.
Varoufakis parlava in quei giorni della necessità di adottare un piano B.
Forti le accuse contro Tsipras, ritenuto troppo arrendevole.
Peccato che Varoufakis abbia poi dovuto ammettere che il piano B non era definito e che non vi erano le condizioni per metterlo in opera (?!?)
USCIRE DALL’EURO?
Molti, anche a sinistra, sostengono che la soluzione potesse essere quella di uscire dall’euro.
Peccato che nessuno sia in grado di valutare se i vantaggi compenserebbero le immediate conseguenze negative.
Tra l’altro, non è questione secondaria, un conto è progettare la fuoriuscita di un solo Paese, altro sarebbe farlo con altri.
Con essi sarebbe indispensabile stabilire da subito, un sistema di relazioni politiche,economiche e finanziarie tali da reggere l’urto di tutte le possibili mosse speculative.
Tsipras, che evidentemente ha ben chiaro tutto ciò, ha più volte dichiarato, nei suoi vari contatti internazionali, di non aver trovato alleati.
Nessuno disponibile a sostenere la Grecia in caso di fuoriuscita dall’euro.
E allora? come la mettiamo?
Tsipras potrebbe aver cercato scuse, ma certo è che la dracma non potrebbe avere lo stesso peso dell’euro.
Per un semplice motivo: la parità della nuova valuta non viene stabilita dalla Grecia, bensì fissata dai mercati internazionali.
NESSUNA POSSIBILITA’ DI DIRE NO.
Il segretario della Linke tedesca Bernd Riexinger, sostiene che Tsipras non aveva alcuna possibilità di dire NO.
“Il rischio vero era quello di una uscita incontrollata dall’euro. Il paese non sarebbe stato pronto a tale eventualità.
La Grecia importa l’85% della energia,il 40% degli alimenti e quasi tutte le medicine.
La GREXIT sarebbe stata una catastrofe economica.”
” La Grecia non ha più una moneta propria e quindi mancano le strutture economiche che permettano l’esportazione.
A ciò va aggiunto che la nuova dracma non sarebbe stata riconosciuta dai circuiti del commercio internazionale.”
Riexinger sostiene che la discussione “euro SI euro NO” sia fuorviante.
“E’ SI vero che l’euro rende più forte chi già lo è, ma è anche vero che se ciascuno avesse la propria moneta, sarebbero guai più seri per i Paesi deboli.
Tutto ciò è determinato dal ruolo della finanza internazionale e dallo squilibrio interno alla Unione Europea, dove la Germania la fa da padrona.”
LE 3 IPOTESI IN CAMPO.
A) La presidente del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, propone una riduzione del debito.
Sostiene che l’esposizione ellenica è insostenibile.
Un esempio?
L’Eurogruppo ha stanziato 7,16 miliardi di euro per la Grecia.
Ad Atene rimarranno solo 400 milioni da poter utilizzare. il resto servirà per rimborsare vecchi prestiti BCE e FMI.
Nel caso i falchi della UE non accettassero tale ipotesi, il FMI propone di annullare gli interessi per i prossimi 30 anni.
Gli USA parteggiano per entrambe le ipotesi per evitare che la Grecia possa entrare nell’orbita di influenza della Russia.
B) Draghi, governatore della BCE, sostiene anch’egli che il debito greco vada alleggerito.
Propone l’allungamento delle scadenze dei prestiti ed una limatura dei relativi tassi d’interesse.
Draghi, con la sua proposta, trova il consenso del presidente francese Hollande e di Renzi.
C) Leader dei falchi della UE è Wolfgang Schauble, l’inquietante ministro delle finanze tedesco.
Assolutamente contrario a qualsiasi riduzione del debito, egli ipotizza da sempre la GREXIT.
Al di là delle molte finzioni, la Merkel ed il suo ministro desiderano isolare e punire lo Tsipras politico.
Ha osato mettere in discussione lo strapotere tedesco all’interno della Unione Europea.
TSIPRAS NON VA LASCIATO SOLO.
Fino ad oggi purtroppo lo è stato.
Quanti ad esempio, in trattativa hanno contrapposto alla intransigenza tedesca, ciò che si è deciso nella conferenza di Londra del 1953?
Il 27 febbraio 1953, fu siglato a Londra un accordo che cancellava la metà del debito accumulato dalla Germania nei periodi di guerra.
Ben 15 miliardi di marchi tedeschi.
Fra i Paesi che accordarono la cancellazione, c’erano USA, Inghilterra, Francia, Spagna,Pakistan e Grecia ( Paesi che oggi sono tra i primi debitori).
La ripresa economica della Germania fu favorita in ogni modo, incrementando i rapporti commerciali e concedendo dilazioni di pagamento assai vantaggiosi.
Perchè non aiutare oggi, allo stesso modo anche la Grecia?
Stiamo parlando di un Paese, che dopo oltre 4 anni di austerità, ha visto salire il debito dal 133 al 174% del PIL.
Dove il salario minimo è sceso del 25% e la disoccupazione giovanile è oltre il 50%.
Più del 20% della popolazione è sotto la soglia di povertà.
LE REGOLE EUROPEE NON LO CONSENTONO.
E’ quanto sostengono la gran parte dei Paesi che compongono la UE.
In realtà non vogliono scontrarsi con la Germania.
Non esiste Trattato che non possa essere modificato…
In verità, la partita è tutta politica.
Paradossalmente, può servire a poco scervellarsi sui conti.
Quelli non tornano mai se si decide di voler punire qualcuno.
L’idea di Tsipras di costruire un’altra Europa, l’Europa dei popoli e della solidarietà e non delle banche, non piace alla Merkel.
Ecco allora, che prima che possa avvenire qualsiasi forma di contagio, la Grecia di Tsipras va screditata e punita.
Qualcuno sosteneva di colpirne uno per educarne cento.
Ecco il vero messaggio che arriva da Bruxelles.
Avanti di questo passo, chi sarà la prossima vittima?
2 Comments
Ottimo articolo, critico e ragionato, faccio i miei complimenti a Danilo Tosarelli.
Aggiungo, a supporto della tesi esposta, che Russia e Cina non vogliono assolutamente che la Grecia esca dall’euro, sia per loro specifiche ragioni economiche, sia per continuare a modificare, lentamente e costantemente, a loro favore, i più generici rapporti di forza all’interno dell’Unione europea.
L’uscita dall’euro della Grecia (fortemente auspicata dalla Germania) avrebbe sicuramente fatto gli interessi dei capitali tedeschi e statunitensi (oltre a rivelarsi una vera e propria catastrofe per la maggioranza dei poveri greci); appunto contro quelli russi e cinesi, dunque contro la sostanziale indipendenza, nel medio-lungo periodo, della Grecia stessa.
Secondo me Tsipras non né stupido, né venduto, insieme a parte del suo governo, ha deciso di perdere una battaglia per non perdere la guerra; hanno dunque prioritariamente scelto di non rompere con Russia e Cina, anzi di intensificare strategicamente, tutti i loro possibili rapporti.
Nessun sacrificio economico-sociale chiesto al proprio proletariato può essere definito nell’immediato di sinistra; sicuramente però, data l’attuale situazione geopolitica, i reali rapporti di forza esistenti tre le varie parti del capitale transnazionale in gioco, una lungimirante strategia tesa a rompere i soggioganti ed umilianti equilibri esistenti, in vista di un futuro sicuramente migliore per la classe dominata, non avrebbe potuto percorrere altra strada che quella scelta da Tsipras.
Segnalo, in merito, questo interessante articolo da leggere attentamente:
http://www.comunisti-italiani.it/2015/07/17/una-lettura-diversa-della-crisi-greca-tsipras-ha-perso-una-battaglia-ma-russia-e-cina/
Saluti comunisti.
mommorosso comunista
Piccola precisazione a quanto scritto nel precedente commento.
Mettendomi nei panni di un greco che ha votato no al referendum, sarei fortemente arrabbiato per le nuove misure di austerità imposte, soprattutto dopo le precedenti subite nei vari anni.
Dunque non approvo assolutamente il pacchetto di misure “accettate” e\o imposte da\a Tsipras.
Dico solamente che, per uscire dalla gabbia imposta da questa Europa bisogna cambiare i rapporti di forza esistenti all’interno del Continente, non serve ritornare alla vecchia moneta; la Grecia non ha al momento la forza necessaria e soprattutto non può farlo da sola (altrimenti sarebbe letteralmente schiacciata, molto più di ora), deve agire assieme agli altri paesi europei soggiogati ed alleandosi con l’asse russo-cinese (Brics e relativa Banca dello Sviluppo compresi), asse realmente alternativo a quello americano-tedesco, esattamente come sta facendo, sottotraccia, il governo Tsipras.
Ai posteri, dunque, l’ardua sentenza….
Ai greci che hanno resistito va comunque tutta la nostra solidarietà per aver tenuto “alta la testa” ed aver dato a noi tutti un grande esempio di dignità.
Saluti comunisti.
mommorosso comunista