di Danilo Tosarelli, Milano
LE ELEZIONI POLITICHE GRECHE
Tsipras non ha vinto, ha stravinto le elezioni greche.
Viste le condizioni date, il suo è un successo che non si poteva dare per scontato.
Syriza aveva subito da poco, una dolorosa scissione al suo interno che l’ha privata di molti dirigenti e militanti.
Inoltre Tsipras ha dovuto subire una martellante campagna di stampa che dava il testa a testa tra Syriza e Nuova Democrazia.
Chi conosce minimamente la storia greca, sa cosa possa significare il possibile ritorno al governo di una forza politica che ha gravi responsabilità nell’attuale situazione finanziaria del paese.
Durante gli anni di governo di Nuova Democrazia si è assistito ad un costante impoverimento delle classi meno abbienti con un proporzionale arricchimento dei già ricchi.
Il disastro sta nei numeri. Oggi il 10% dei greci detiene il 50% della ricchezza totale
Una storia già vista.
UNA DIFFICILE CAMPAGNA ELETTORALE
In questo clima si è svolta la campagna elettorale di Tsipras che si è trovato nelle condizioni di dover ammettere le difficoltà in campo, ma nello stesso tempo con il compito di non far perdere la speranza di un cambiamento fra i tanti greci delusi e smarriti.
Tsipras ha raccolto il 35,46% dei voti con 1% in meno rispetto alle elezioni di gennaio. Sono 145 i deputati eletti in Parlamento.
Se si considera che i fuoriusciti da Syriza hanno raccolto il 2,9%, va da sé che il risultato di Tsipras è ancora più rilevante.Sono stati recuperati molti voti giovanili ed anche molti indecisi hanno poi scelto Syriza.
Il messaggio che appare con grande evidenza è che i greci vogliono ancora il cambiamento ed affidano la loro speranza a Tsipras.
E appare chiaro anche, che i greci non condividono le idee di chi suggeriva il ritorno alla dracma.
Lo dicono i risultati del KKE, il Partito comunista greco, che ha riconfermato il suo 5,5% senza avere alcuna crescita nonostante sia da sempre schierato per NO euro e No Unione Europea.
Anche i fuoriusciti di Unità Popolare non hanno raccolto il consenso sperato.
Con meno del 3% dei consensi non hanno eletto nessun parlamentare.
Anche questo un risultato che conferma che i greci non vedono possibile oggi alcun ritorno alla moneta nazionale.
Diffusa è la consapevolezza che da soli non si porta a casa nessun risultato e Tsipras ha dovuto amaramente prenderne atto.
Il Memorandum è il caro prezzo che si è dovuto pagare proprio perché nessuno ha appoggiato le sue rivendicazioni.
Ma la speranza è l’ultima a morire.
Mi rincuora vedere che anche in Europa qualche novità sta apparendo all’orizzonte.
Durante l’ultimo comizio di Tsipras, hanno voluto presenziare sul palco Pablo Iglesias di Podemos e Gregor Gysi della Linke tedesca.
Una presenza non casuale che rappresenta una promessa, come dà speranza l’elezione a segretario del partito laburista inglese di Jeremi Corbin.
RIDISCUTERE LA QUESTIONE DEL DEBITO
Tra i tanti ricatti che Tsipras ha dovuto subire, un risultato lo ha portato a casa.
L’impegno a ridiscutere la questione del debito.
Significa parlare di rinegoziazione, significa parlare di possibile riduzione di una parte consistente del debito.
E’ la questione madre, che riguarda non solo la Grecia, ma anche altri paesi tra i quali includo l’Italia.
Il merito ed il coraggio di aver imposto all’attenzione dell’Europa un tema così cruciale, è solo di Tsipras.
Da molto tempo ormai, ne sta parlando Christine Lagarde, presidente del Fondo monetario internazionale.
Stiamo parlando di uno dei 3 soggetti che compongono la Troika, insieme a UE e BCE.
Lagarde propone senza indugi una riduzione del debito e ne vuole parlare con Washington.
Possibile che dopo tanta severità sia diventata improvvisamente buona?
E’ solo un po’ più saggia di altri.
Ha capito che se il creditore muore, quel debito non sarà mai sanato.
Se invece il debito viene alleggerito, ecco che aumentano le possibilità di recuperare quel danaro.
Dopodiché la situazione rimane difficile, ma qualcuno mi deve spiegare quale alternativa propone.
VOGLIO DARE FIDUCIA A TSIPRAS
Da tempo ho un approccio disincantato con la politica.
Non sopporto più alcun dogmatismo e faccio fatica a convivere con chi è avvezzo alle sentenze.
E’ molto più difficile mettersi in gioco in prima persona.
Non nascondo la mia simpatia per Tsipras, ma non è un mito.
Non ho mai creduto ai miti neppure quando ero più giovane.
Credo invece molto nelle persone che si battono per migliorare ciò che non va.
A Tsipras riconosco questo merito e voglio dargli fiducia, ben consapevole che nel tempo le cose potrebbero cambiare e creare delusione.
Ma per forza deve accadere?
La politica è piena di questi casi, ma l’alternativa è stare alla finestra, perché prevenuti verso chiunque.
Voglio dare fiducia a Tsipras, perché rappresenta una speranza per tutti noi.
Cosa sarebbe successo se Tsipras fosse uscito sconfitto da queste elezioni?
Sarebbe stato peggio o meglio per il popolo greco?
Il mio realismo politico mi indica una risposta inequivocabile e non a caso sono contento del suo successo.
Nonostante le dichiarazioni post elettorali provenienti da Bruxelles, continuo a pensare che Tsipras non sia domo.
Anzi, credo che egli sia ancora una spina nel fianco per questa UE a trazione tedesca.
Tsipras è stato costretto ad accettare il Memorandum, ma non lo condivide e ne critica il programma.
Voglio dare fiducia a Tsipras, perché non intende arrendersi di fronte ai diktat imposti dalla Troika.
Ma voglio aggiungere, anche, che Tsipras potrà resistere quanto più noi ed altri possibili alleati sapranno fornire appoggio e sostegno.
TSIPRAS ED I SUOI DETRATTORI
Ma oggi a sinistra vi sono molti suoi detrattori.
E’ diffusa l’idea che ormai Tsipras sia il Renzi greco.
Lo si accusa di essere diventato un politico cinico, con l’ambizione di essere accolto nell’Olimpo dei Renzi, Hollande, Schulz.
Lo si accusa di essere diventato il maggiordomo della Troika.
Si accusa Syriza di aver rinnegato i suoi principi fondanti, primi fra tutti la lotta all’austerità.
Si accusa Tsipras di aver concentrato la sua campagna elettorale contro la sua ex minoranza interna, che ha fondato Unità Popolare.
Lo si accusa di aver voluto arrivare subito ad elezioni politiche, per non dare l’opportunità ai suoi compagni fuoriusciti, di potersi organizzare meglio.
E tra le altre cose, la derisione saccente verso quella parte di sinistra radicale italiana che invece continua a sostenere Syriza.
UNA SERIA RIFLESSIONE A SINISTRA
Sono sempre più convinto che sia tempo di aprire una seria riflessione a sinistra.
La buona politica non può prescindere dal pragmatismo.
Servono valori forti di riferimento ed una spinta ideale che dia forza.
Dopodiché non si può prescindere dal fare i conti con la realtà che hai di fronte.
Purtroppo molto spesso non corrisponde ai tuoi sogni o a ciò che desidereresti.
Ma non bisogna sbagliare. La prima esiste, mentre la seconda è un’aspirazione.
Con il realismo politico ci devi fare i conti e non va confuso con una realtà virtuale.
Questo malinteso ha creato lacerazioni profonde e non a caso la sinistra appare più divisa che mai.
Se sul caso Grecia si litiga e ci si divide, figuriamoci come in Italia si possa trovare un’intesa.
Si pretende di dare lezioni a Tsipras e poi contro le scelte devastanti del governo Renzi….
Nella migliore delle ipotesi si urla e si fa testimonianza, senza che a sinistra di Renzi si abbia la capacità di creare un nuovo soggetto politico.
Un soggetto politico che sappia opporsi, proporre e raccogliere il necessario consenso.
A tutti questi compagni voglio dire, che non basta dichiararsi comunisti o di sinistra per poter essere utili al nostro popolo.
Il nostro popolo ha bisogno di fatti.
E i fatti purtroppo ci dicono che noi oggi siamo bravi a criticare, ma non siamo capaci di creare i presupposti per un’alternativa nel nostro paese.
Se tutto ciò è vero, con quale credibilità questi compagni possono dare lezioni agli altri?
Tsipras potrà sbagliare, ma è in campo ed il suo impegno rimane motivo di speranza anche per noi.