di Daniele Chicca
NEW YORK (WSI) – Il famigerato e controverso TTIP, il trattato commerciale tra Stati Uniti ed Europa, è molto più di un trattato di libero scambio. Anzi più che di libero commercio (di libertà per il cittadino non ce ne sono molte nel provvedimento che sembra studiato più per favorire l’imprenditore di una grande azienda Usa), si dovrebbe parlare di liberismo. Con l’entrata in vigore del trattato, gli europei diventerebbero i principali sponsor del neoliberismo sfrenato all’americana, ma senza i vantaggi di quest’ultimo. La struttura socioeconomica e politica europea come la conosciamo cambierebbe radicalmente.
Montagne di denaro sono spese in relazioni pubbliche e campagne per aiutare i politici pronti a favorire i grandi monopoli aziendali (che – ricordiamolo – non fanno che penalizzare i consumatori, restringendone la libertà di scelta) a svantaggio degli elettori e dei governi democraticamente eletti. A giudicare dalle bozze trafugate, ci sono alcuni elementi che dovrebbero terrorizzare i consumatori, in particolare quelli riguardanti i sistemi previdenziali e di assistenza sanitaria, i quali sono minacciati dalle pressioni di diplomatici, lobbysti e grandi imprese americane.
Si amplieranno disuguaglianze sociali
In tutto il mondo non si può dire che manchino i detrattori del trattato, ma sul fronte politico negli Stati Uniti è stato uno degli argomenti maggiormente trattati nella campagna presidenziale finora, mentre in Europa non si può dire lo stesso. Il candidato del partito Repubblicano Donald Trump ha affermato che l’opzione pubblica è di gran lunga la più economica. Il candidato ancora in corsa per i Democratici, Bernie Sanders, di orientamento socialista, ha criticato l’appoggio offerto dalla rivale Hillary Clinton ai manager e ai banchieri di Wall Street, nonché ai monopoli dell’industria farmaceutica. In Europa una simile guerra politica non è andata in scena.
I gruppi di interesse e le lobby Usa stanno cercando di modellare le decisioni politiche future riguardanti il ruolo del sistema di assistenza privata, sia pubblico sia privato. Varrebbe la pena quindi vedere un dibattito pubblico anche in Europa, dove ancora la situazione nonostante le tante manifestazioni, ultima in ordine di tempo quella di Roma del 7 maggio, è più dormiente.
Sono cinque in particolare i fattori da temere in caso di implementazione del TTIP:
- I provvedimenti prevedono una nuova risoluzione delle controversie tra Stato e investitore. Ancora non si conoscono tutti i dettagli. Si sa che il parlamento europeo ha votato a favore dei negoziati sul TTIP, opponendosi però all’istituzione di tribunali privati. Creare tribunali ad hoc ha l’obiettivo di permettere alle aziende di contestare determinate leggi imposte dal governo della nazione ospitante, quando queste minacciano i loro interessi commerciali. Siccome i tribunali sono privati e i processi confidenziali, il rischio è che la politica, che in teoria è al servizio dei cittadini, perda potere. In poche parole verrebbe consentito alle aziende di arricchirsi alle spese della gente comune.
- Almeno sei capitoli della bozza del trattato che è stato possibile consultare vengono considerati una minaccia potenziale alla libertà dei governi di implementare politiche che limitino il consumo di prodotti dannosi per la salute come il tabacco. In futuro le aziende potranno dare la colpa alle vittime di abitudini non salutari, dell’inquinamento e di ambienti ostili, rifacendosi al concetto della “responsabilità personale”. Insomma, il problema è loro, dal momento che avevano una scelta. Non bisogna dimenticare che una società più salutare permette di abbassare i costi medici pubblici, riducendo però anche i ricavi delle compagnie farmaceutiche.
- A questo proposito, in caso di approvazione degli accordi di libero scambio, il costo dei farmaci e delle tecnologie biomediche d’avanguardia è destinato a salire. Lo si evince dai capitoli sulla trasparenza, sulla proprietà intellettuale e sugli investimenti nel settore che sono trapelati con le ultime fughe di notizie (#TTIPLeaks).
- Un altro rischio è che si consenta l’accesso ai piani di assistenza sanitaria più cari ed efficienti soltanto ai ricconi e ad altri pochi fortunati che possono permetterseli. diversi governi stanno proponendo di alzare l’età pensionabile. Sono però le persone più benestanti a vivere più a lungo, non gli operai. Alzare l’età alla quale si ha diritto a un assegno previdenziale non farebbe che ampliare le disuguaglianze sociali e il gap di trattamento tra classi.
- I pericoli di finanziamento dei servizi, ovvero del fatto che vengano pagati in anticipo. Il sistema di assistenza sanitaria, per esempio, risulterebbe inflazionato se venisse privatizzato e lasciato in mano alle multinazionali, che sono meglio posizionate per trarre i profitti maggiori possibili.
12 maggio 2016