Ucciso leader dell’opposizione, Tunisia nel caos
Scontri e barricate a Tunisi, premier vara esecutivo emergenza
di Diego Minuti
TUNISI – Un’esecuzione chirurgica, due colpi tra fronte e nuca, uno al cuore, un altro alla schiena. E’ morto così, pochi minuti dopo essere uscito da casa, Chokri Belaid, leader ‘laico’ dell’opposizione al governo tunisino monopolizzato dal partito confessionale islamico Ennahda che, agli occhi molti, porta su di sé la responsabilità, non solo politica, di questo omicidio. Un omicidio che ha gettato nel caos e sulle barricate un intero Paese, a due anni dalle speranze di cambiamento della ‘primavera’ del 2011.
Paradossalmente, questa morte, che ha sconvolto la Tunisia e provocato la condanna internazionale, ha ottenuto quello per cui Belaid si era tanto battuto: la caduta del governo che il premier Jebali sta per sciogliere, per vararne un altro, fatto di tecnocrati che prepari le elezioni. Belaid, era stato il grande regista dell’operazione che aveva portato, nell’agosto dello scorso anno, al varo del Fronte popolare, un blocco laico e riformista che ha subito messo alle corde la maggioranza ed Ennahda in particolare. La sua oratoria travolgente (era un avvocato molto famoso), alimentata da una grande conoscenza della politica e delle sue insidie, ne avevano fatto un bersaglio per chi, vicino o dentro Ennahda, mal sopportava critiche e opposizione. Di minacce, ha detto oggi la moglie, Basma, ne aveva ricevute tante e tutte denunciate. Ma nessuno si è mosso, nessuno ha pensato che potessero arrivare sino a sentenziarne la morte. E oggi la famiglia Belaid ha respinto le condoglianze del governo: non sappiamo che farcene.
La notizia dell’agguato s’é propagata velocemente ai quattro angoli della Tunisia e un intero Paese (almeno quello che ha a cuore diritti e democrazia) è sceso in piazza. A Tunisi, davanti alla clinica dove Belaid era stato portato agonizzante, ci sono state scene di dolore vero, con gente che si abbracciava in lacrime, altri che si percuotevano il petto. Poi una marea umana ha accompagnato l’ambulanza che dalla clinica ha portato all’obitorio dell’ospedale Charles Nicolle: ancora lacrime, mille bandiere nazionali sventolate e l’inno cantato a squarciagola. Ma è stato su avenue Boughiba che l’inferno si è materializzato: scontri violentissimi, sassaiole, lacrimogeni, tentativi di assalto e poliziotti a mulinare i matraques, i manganelli.
Tumulti che poi si sono spostati in altri punti della città: a Bab el-Jazira, poco distante da avenue Bourghiba, un poliziotto è morto, con il petto sfondato da un sasso scagliato da un manifestante. Avenue Bourghiba è stato teatro di violenza, ma anche di gesti destinati a diventare un simbolo: l’ambulanza bardata con la bandiera nazionale che, come per miracolo, ferma sassaiole e cariche al suo passaggio davanti al Ministero dell’Interno; l’agente che, pochi istanti dopo avere manganellato un gruppetto di giovani, davanti all’ambulanza, si ferma e saluta militarmente; le belle ragazze di Tunisi che mettono da parte trucco e abiti eleganti per scagliarsi contro chi picchia i loro amici. E’ stata del resto tutta la Tunisia a essere scossa dalle proteste, indirizzate contro Ennahda (a Beja s’é scatenata una caccia all’uomo contro i suoi militanti, mentre in varie città sono state assaltate e date alle fiamme sedi del partito), che agli occhi di tutti se non è proprio dietro l’omicidio, di certo ha creato negli ultimi mesi un clima da guerra civile. Ad esempio, non fermando le squadracce della Lega per la protezione della Rivoluzione che sono dietro a tante aggressioni. Belaid sarà sepolto venerdì in quella che si preannuncia un’altra giornata campale. In quel giorno, ha chiesto Hamma Hammami, leader del fronte popolare e amico da sempre dell’ucciso, il Paese dovrà fermarsi per onorare