da Marco Taxistory
PER DUE ANNI è stata la nemica giurata dei tassisti. Contestata senza soluzione di continuità dagli artigiani del volante. Ora Benedetta Arese Lucini esce di scena. Un po’ a sorpresa, a dir la verità. Ieri sera la start-up californiana Uber ha comunicato l’interruzione della collaborazione con la manager bocconiana, ormai ex gm della filiale italiana con sede in via Forcella. Ecco la nota ufficiale, diramata poco prima delle 22: «Il rapporto tra Uber e Benedetta Arese Lucini si è concluso di comune accordo. Le siamo grati per la passione e il contributo che ha dato all’azienda e le auguriamo il meglio per le sue future avventure professionali».
Escluso, quindi, un avanzamento di carriera all’interno della società da 50 miliardi di dollari. «Ringrazio Uber – la dichiarazione della diretta interessata – per l’opportunità e l’esperienza di questi due anni e mezzo». Al suo posto, fa sapere Uber, arriverà Carlo Tursi, già numero due in Italia e general manager a Roma.
UN NORMALE avvicendamento al vertice? In realtà, pare di più un inatteso colpo di scena: mai recentemente si era parlato di un addio di Arese Lucini, che ha seguito Uber in Italia sin dal lancio nel 2013. E basta dare un’occhiata al suo profilo Twitter per vedere che solo ieri mattina cinguettava esultante per la decisione del Governo di impugnare la legge anti-abusivismo della Regione Piemonte: «Il Pd capirà la lezione?», l’appello indirizzato tra gli altri anche al presidente del Consiglio Matteo Renzi. Del resto, in questi giorni – proprio ieri la discussione in Commissione è slittata a settembre – si stavano discutendo in Parlamento gli emendamenti al disegno di legge sulla concorrenza.
Quello che nelle intenzioni di Governo e Authority dei Trasporti dovrebbe aprire il mercato della mobilità, eliminando paletti ritenuti obsoleti e normando per la prima volta le piattaforme che offrono servizi on line. Modifiche avversate dai tassisti, che giusto una settimana fa avevano attaccato la Lucini durante una cena con alcuni deputati in un notissimo ristorante della Capitale. Un blitz simile a tanti altri. Come quella volta che i padroncini fecero saltare un dibattito con la manager al Wired Festival. O quando si presentarono in massa alla Festa democratica al Carroponte per applaudire ironicamente i suoi interventi. Da oggi toccherà a Carlo Tursi il compito di fronteggiarli.
Nicola Palma
nicola.palma@ilgiorno.net
4 agosto 2015