da Leonardo
Uber, colosso della Silicon Valley non è di certo estraneo alle battaglie legali. Eppure, questa settimana si trova ad affrontare uno dei più grandi scontri in cui sia mai stato coinvolto. Il tentativo dell’azienda è di convincere un giudice a bloccare una causa legale prima che diventi una vera e propria class-action.
Giovedì il giudice Edward Chen ha annunciato di aver preso in considerazione l’ipotesi di accettare una class-action di 160 mila conducenti californiani che vorrebbero, da parte dell’azienda valutata 51 miliardi di dollari, un rimborso per i chilometri extra percorsi e per i benefit non riscossi.
L’udienza è avvenuta in un momento in cui grazie ad aziende come Uber, Lyft e Postmates, il mercato e il modo di spostarsi negli Stati Uniti stanno cambiando radicalmente. Secondo la nonprofit Freelancers Union (unione dei Liberi Professionisti) 53 milioni di americani ora lavorano come imprenditori freelance. Si tratta di circa un lavoratore su tre negli USA.
Anche se le aziende on-demand vanno per la maggiore, però, i critici chiedono tutele più ampie per i lavoratori. I professionisti indipendenti infatti non ricevono benefici come la Social Security né cure mediche e non hanno nessun sindacato che li tuteli. Un gran numero di lamentele circa la perdita di tali benefici ha scosso l’industria e potrebbe minacciare l’intero modello di business dell’economia on-demand.
Questa, insomma, sarà una settimana cruciale e il giudice Chen ha in questo momento la possibilità di emettere una sentenza storica, che imponga di proteggere tutti coloro che hanno scelto di investire su una carriera nell’azienda di trasporti più famosa degli ultimi tempi.
8 agosto 2015