Francesco Ciotti
Mentre Mosca firma accordi per l’ingresso dei territori invasi, Kiev chiede l’ingresso accelerato nella Nato. Kissinger parla di guerra nucleare se Putin userà l’atomica
Sono ore decisive per il futuro dell’Ucraina e per il mondo intero. Nella giornata di ieri nella sala Georgievsky del Cremlino è avvenuta la cerimonia per firmare gli accordi sull’ammissione delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Zaporozhye e Kherson alla Russia. I documenti sono stati firmati da Vladimir Putin e dai capi delle regioni: Denis Pushilin, Leonid Pasechnik, Evgeny Balitsky e Vladimir Saldo.
Il consiglio di sicurezza Onu ha bocciato la risoluzione contro i referendum russi per lo scontato veto di Mosca, mentre a votare a favore della mozione presentata da Usa e Albania sono stati in dieci Stati, la Cina si è astenuta insieme a Brasile, India e Gabon. Dieci i voti a favore della mozione, presentata da Usa e Albania.
“La scelta di milioni di residenti nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, nelle regioni di Zaporozhye e Kherson è il nostro destino comune e una storia millenaria. <…> Hanno fatto una scelta: stare con la loro gente, essere con la Patria, per vivere il suo destino, per vincere insieme a lei“, ha affermato il capo del Cremlino. Vladimir Putin ha poi invitato Kiev a cessare immediatamente le ostilità e tornare al tavolo dei negoziati, se l’Ucraina ne ritarderà la ripresa, sarà più difficile trovare un accordo.
“Non l’abbiamo mai rifiutato (trattative con l’Ucraina. – Ndr). Lo ha affermato più volte il Presidente nei suoi discorsi degli ultimi mesi. Lasciate che vi ricordi la sua frase: noi non rifiutiamo le trattative, ma chi rifiuta deve capire che più tarda, più difficile sarà negoziare. Sono sicuro che questa è la frase che deve essere presa sul serio“, ha affermato il presidente Russo.
Parole che secondo il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov dovrebbero essere prese sul serio dall’Occidente: “Spero davvero che i politici seri lo leggano [il discorso di Putin] dalla A alla Z. Molto per loro, se qualcun altro non ha capito qualcosa, dovrebbe diventare assolutamente chiaro“, ha detto Lavrov.
Kiev chiede l’ingresso accelerato nella Nato, che promuove la continuazione della guerra
La leadership ucraina, lungi dal trovare una soluzione all’escalation in atto alza il piede sull’acceleratore per la terza guerra mondiale. Il presidente Volodymyr Zelensky, oltre a rifiutare ogni proposta di cessazione delle ostilità, definendola una prospettiva “impossibile con questo presidente russo”, ha presentato la domanda per entrare a far parte della Nato su base accelerata.
“Di fatto, abbiamo già raggiunto la NATO… Oggi, l’Ucraina sta facendo domanda per farlo de facto. In una procedura che soddisferà la nostra importanza per la protezione della nostra comunità. In modo rapido. Stiamo prendendo il nostro passo decisivo firmando la domanda dell’Ucraina per l’adesione accelerata alla NATO“, ha scritto il presidente ucraino sul suo canale Telegram. Un coronamento di un percorso reso esplicito nel febbraio 2019, quando il parlamento ucraino ha adottato emendamenti alla costituzione, fissando l’obiettivo dell’adesione del paese nell’UE e nella NATO.
Una prospettiva che fortunatamente il segretario generale della NATO Jens Stoltemberg ha definito momentaneamente impossibile in quanto dovrebbe essere presa attraverso un incontro di 30 Stati partner.
“Ora ci concentriamo sul fornire supporto all’Ucraina per aiutarla nell’autodifesa“, ha affermato il capo dell’Alleanza, in una dichiarazione alla stampa nella sede dell’Alleanza atlantica.
In merito alle annessioni Stoltemberg ha subito precisato che i paesi della Nato non riconosceranno mai le annessioni dei territori ucraini alla Russia, aggiungendo che la coalizione non è parte del conflitto ma proseguirà nella sua assistenza necessaria a Kiev
“Il presidente Putin – ha continuato Stoltemberg – ha ora rivendicato più regioni dell’Ucraina come parte della Russia. Questo è il più grande tentativo di annessione di territorio europeo con la forza dalla Seconda Guerra mondiale”. “E’ il 15% del territorio ucraino, un’area grande più o meno quanto il Portogallo sequestrata illegalmente dalla Russia sotto la minaccia delle armi. I falsi referendum sono stati progettati a Mosca e imposti all’Ucraina in totale violazione. Questo furto di terra è illegale e illegittimo”, ha precisato.
Sull’Ucraina si apre lo scenario nucleare
La situazione militare nel paese ha evidentemente assunto proporzioni di gravità superiori addirittura alla crisi dei missili di Cuba del 1962. Il presidente Joe Biden, di concerto con Stoltemberg, ha dichiarato che gli Stati Uniti continueranno a riconoscere l’Ucraina con i suoi ex confini, dunque continuerà il sostegno militare alla guerra contro, questa volta, territori della Federazione Russa che continuano ad essere bombardati in queste ore dall’esercito ucraino.
Nella giornata di ieri, poco dopo la firma dell’accordo sull’annessione, come annunciato dall’ufficio di rappresentanza della repubblica popolare di Donetsk (DPR), le truppe di Kiev hanno bombardato con quattro proiettili del calibro “NATO” di 155 millimetri, l’insediamento di Pervomaiskoye e i distretti di Kuibyshevsky e Kyiv.
Siamo sull’orlo dell’abisso se teniamo conto del fatto che, come annunciato dal Ministro degli Esteri Sergey Lavrov all’assemblea generale delle Nazioni Unite, sui nuovi territori inglobati nella Federazione russa, saranno applicate tutte le leggi, le dottrine della nazione, compresa quella nucleare, che ne prevede l’uso in caso di attacchi che minino l’integrità territoriale dello Stato.
Un monito lanciato il 28 settembre, alla sessione plenaria del forum dell’OSCE a Vienna, anche dal capo della delegazione russa per la sicurezza militare e il controllo degli armamenti, Konstantin Gavrilov, che ha ricordato come saranno utilizzati “tutti i mezzi disponibili“, se fosse messa in discussione l’integrità territoriale del paese.
Ma per Washington non sembrano ammonimenti da prendere in considerazione; nessuna variazione dei piani militari. “Gli Usa non vedono al momento indicazioni del possibile uso di armi nucleari”, ha affermato il consigliere per la sicurezza nazionale americana Jake Sullivan, annunciando un nuovo invio di armi a Kiev.
Più terrificanti le prospettive paventate ieri dall’ex segretario di Stato Henry Kissinger al seminario del Council on Foreign Relations, dove ha prospettato che una volta varcata la soglia nucleare non sarà più possibile tornare indietro: “bisogna sconfiggere a tutti i costi la Russia, non solo nel teatro ucraino, perché altrimenti si aprirebbe il vaso di Pandora globale dello sdoganamento delle atomiche, compromettendo l’intero ordine mondiale, ha affermato Kissinger. L’eventuale risposta militare statunitense in sostanza dovrebbe essere si convenzionale, anche perché gli Usa sono superiori su questo terreno, ma non può escludere “altri mezzi”, perché a quel punto la partita diventerebbe troppo importante per accettare l’ipotesi di perderla. A perdere saranno certamente le quasi sei miliardi di persone che sarebbero coinvolte dal conflitto atomico, con i leader delle superpotenze rintanati nei bunker, pronti a rivendicare una vittoria illusoria su un mondo che non esiste più.
Rimbalzano le accuse sulla strage di civili a Zaporizhzhia
Continuano ancora a rimbalzare le accuse sui razzi che hanno colpito un convoglio umanitario civile in uscita da Zaporizhzhia. Il capo regionale militare Oleksandr Starukh, citato da Unian, parla di 23 morti e 28 feriti e addita l’esercito di Mosca come responsabile del crimine. Il capo dell’amministrazione della regione russa di Zaporizhzhia, Vladimir Rogov accusa invece l’esercito ucraino, ricordando che due giorni fa i residenti della regione di Zaporozhye hanno bloccato l’autostrada e tenuto una manifestazione, chiedendo che fosse loro data l’opportunità di lasciare il territorio controllato da Kiev. Dopo l’azione di protesta sarebbero arrivati i rappresentanti della SBU e della polizia, che “hanno iniziato a minacciare apertamente e dire che i cosacchi se ne sarebbero pentiti molto“.