Il compito delle agenzie di comunicazione è creare l’informazione, modificare il giudizio dell’opinione pubblica su qualcuno o qualcosa, promuovere guerre, permettere alle grandi multinazionali di poter inquinare o sfruttare le risorse di un Paese conquistando il favore della gente.
Probabilmente, senza agenzie di comunicazione non ci sarebbe stata la prima guerra del Golfo, le guerre jugoslave avrebbero preso un’altra piega, molte delle rivoluzioni non avrebbero avuto successo, diversi dittatori avrebbero smesso di governare, le multinazionali e le grandi banche avrebbero meno potere.
Burson-Marsteller e l’ufficio delle notizie false
La britannica Burson-Marsteller è una “di queste agenzie di comunicazione” o anche solo “una di queste”. Dal 2004 ha come cliente il governo di Kiev.
In Ucraina, però, l’azienda londinese non appariva direttamente, bensì attraverso un sedicente Centro europeo per l’Ucraina moderna (Ceum), guidato da una certa Alina Frolova, che rilasciava nel 2012 la seguente dichiarazione:
«Il nostro scopo è quello di scatenare una guerra dell’informazione contro la Russia e i russi d’Ucraina. Loro sono nostri nemici e dobbiamo annichilirli».
Il Ceum era finanziato da soggetti privati, apparentemente anonimi. Anche se, indagando, emerse che tra i suoi principali sponsor c’era la società ucraina di gas Burisma, l’oligarca ucraino Igor Kolomoyskyi e l’immenso, ricchissimo e potentissimo fondo d’investimenti statunitense legato alla Cia: BlackRock.
Il cuore delle operazioni del centro era affidato a una squadra dal nome suggestivo: “Ufficio delle notizie false”. Il suo mandato lo spiegò, in un documento interno del Centro, la stessa Frolova:
«Affidarci al vero racconto della realtà è perdente in partenza. Dobbiamo creare, inventare, ingigantire, dobbiamo piegare la realtà alle nostre esigenze e al nostro unico obiettivo: mettere all’angolo la Russia e i russi».
Poi c’era anche un secondo obiettivo. Questo sì, più raccontabile: fare entrare l’Ucraina nella Unione europea e nella Nato.
Poi c’era la Bell Pottinger, anch’essa britannica. Una società così descritta dal suo fondatore Timothy Bell:
«La nostra rete di relazioni è potentissima e si dirama in tutto il mondo. La Bell Pottinger è una multinazionale formidabile. Da anni lavoriamo nell’ombra e influenziamo la vita quotidiana di milioni di persone. È mia profonda convinzione che un piccolo numero di parole, ma con grande impatto emotivo, possa modificare le convinzioni dell’opinione pubblica».
«Il signor Bell ha un’idea dell’etica e della moralità molto diversa da quella corrente. Si è sempre vantato di essere un detestabile manipolatore di media, e ancor più frequentemente autore di vere e proprie frodi ai danni dell’opinione pubblica»,
ha scritto il quotidiano britannico “Daily Telegraph”.
Bell Pottinger e la strage di Odessa
La Bell Pottinger aveva in precedenza curato le campagne elettorali di Margaret Thatcher, lavorando successivamente per i suoi governi.
Aveva anche avuto come clienti: il corrotto presidente russo Boris Eltsin, la moglie del presidente siriano Assad, i governi dittatoriali dell’Uzbekistan, della Bielorussia, dello Zimbabwe, l’ex presidente egiziano Hosni Mubarak e il dittatore cileno Augusto Pinochet, il governo fantoccio di Paul Bremer instaurato in Iraq dall’Amministrazione Bush, l’oligarca russo Boris Berezovskij e industrie di armamenti di vari Paesi.
La Bell Pottinger aveva aiutato il governo Blair durante la seconda guerra irachena, aveva impedito che avesse successo la rivoluzione in Bahrein nel 2011, aveva aiutato a insabbiare alcuni disastri ambientali provocati dalla multinazionale olandese Trafigura, aveva difeso il governo dello Sri Lanka dall’accusa di stragi nei confronti della popolazione civile e difeso il gruppo editoriale di Rupert Murdoch dallo scandalo delle intercettazioni.
Nel 2013 la Bell Pottinger firmò due contratti: il primo con la Burisma, il secondo con Kolomoyskyi.
«L’agenzia ha messo grande cura nel seguire la rivolta di Maidan e, successivamente, tutte le fasi della crisi ucraina»,
ha scritto il quotidiano britannico “Guardian”.
«Mai in Europa c’è stata una simile unanimità d’informazione come sugli eventi che si sono succeduti in Ucraina. Perfino la strage come quella di Odessa è passata sotto silenzio, e una guerra civile è stata fatta passare come guerra al terrorismo. Cinicamente, la Bell Pottinger ha fatto un ottimo lavoro».
Tratto dal libro Ucraina, dal Donbass a Maidan, di Franco Fracassi.
Per l’acquisto del libro scrivere all’indirizzo email: francofracassi1@gmail.com