di Francesca Mondin
La proposta è argentina: si indaghino i rapporti tra la loggia e la dittatura
Ad oltre 30 anni di distanza dallo scandalo della P2, la loggia massonica italiana presieduta da Licio Gelli, un gruppo di parlamentari argentini presenta un disegno di legge per aprire una Commissione d’inchiesta bicamerale per indagare i legami politici ed economici tra Argentina e Italia tra gli anni 1973 e 1983. Periodo che comprende gli ultimi anni di Perón e gran parte della terribile e violenta dittatura militare argentina.
La storia della P2 e del Gran Maestro Licio Gelli ha inizio negli anni ’70 ma, come dimostra questa stessa proposta argentina, non è per nulla lontana dall’attualità. Solo dallo scorso anno si possono consultare on line i documenti prodotti dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2, presieduta da Tina Anselmi, che indagò in Italia per ben trenta mesi, dal 1981 al 1984.
Una proposta che potrebbe forse aiutare ad “andare fino in fondo” alla storia della P2 e a scavare dove l’Anselmi non è riuscita, e dove lei stessa avrebbe voluto continuare ad indagare: i legami internazionali della loggia segreta. Eppure in Italia questa opportunità sembra non interessare né ai media né tantomeno alla politica.
L’ingombrate presenza: dalla violazione dei diritti umani Argentini alla democrazia malata Italiana
L’obiettivo dei politici argentini che hanno presentato la proposta di aprire la Commissione d’inchiesta è – come si legge nel documento qui scaricabile – di indagare e “valutare il ruolo svolto dalla comunità internazionale nella dittatura argentina”.
La proposta nasce da una ricerca condotta da alcune università italiane e argentine, coordinate dal professore Claudio Tognonato, sociologo dell’università di Roma scappato dall’Argentina durante la dittatura. “Per anni è stata condannata la violazione dei diritti umani in Argentina nel periodo della dittatura – spiega il professore – ma l’obiettivo del gruppo di ricerca era chiarire come tutto ciò sia stato possibile. Quali complicità si sono verificate in Argentina e nel contesto internazionale per permettere una violazione dei diritti umani così grave e che è durata ben 8 anni. Qual è il potere economico che ne ha beneficiato e che spingeva e sosteneva la dittatura militare?”.
Fin dagli inizi della ricerca gli studiosi hanno costatato una continua ed ingombrante presenza della P2 nei rapporti tra l’Argentina e l’Italia a partire dagli anni ’70.
La proposta di istituire la Commissione si basa essenzialmente sulla mole d’informazioni e ricostruzioni raccolte dalla Commissione d’indagine italiana sulla P2 istituita nell’ottobre del 1981, documenti disponibili on line solo dallo scorso 5 maggio. La Commissione, allora presieduta dalla parlamentare democristiana Tina Anselmi, inflessibile a minacce o pressioni di qualsiasi tipo, portò alla luce un progetto eversivo, capitanato dal militante di estrema destra Licio Gelli in cui erano coinvolti gran parte di rappresentanti di Istituzioni, servizi segreti, esercito, finanzieri, giornalisti e imprenditori. Nonché personaggi ambigui vicino alla mafia, alla Banda della Magliana, a gruppi eversivi di estrema destra ed alle mafie italoamericane. Uno tra questi è Michele Sindona, (mandante dell’omicidio di Ambrosoli, ndr.), considerato il “banchiere” dei Bontade e Inzerillo, le due famiglie mafiose palermitane ai vertici di Cosa nostra prima della violenta scalata dei corleonesi.
Il collegamento di Gelli con la criminalità, inoltre, è testimoniato da diversi collaboratori di giustizia, tra cui Francesco Marino Mannoia secondo il quale Pippo Calò, Salvatore Riina e Francesco Madonia si avvalevano direttamente di Gelli per i loro investimenti a Roma.
La stessa Anselmi, nell’84, durante un’intervista rilasciata alla scrittrice Anna Vinci (biografa della parlamentare veneta, ndr) dirà: “In questi anni mi sono trovata a confrontarmi con uno Stato inquinato e una democrazia malata, perché in una democrazia tutto ciò che avviene in modo segreto, là dove affari, eversione, malavita si ritrovano, ovviamente è un danno per la democrazia ed è un attacco pericoloso”.
Parole che di fatto spiegano i danni e il livello d’infiltrazione nelle sedi di potere che la P2, con la sua rete di affiliati aveva raggiunto per sviluppare il suo progetto eversivo che “la stessa Anselmi – racconta Anna Vinci – non avrebbe mai pensato essere di quell’entità.”
Il contesto storico
Negli anni presi in esame dai parlamentari argentini si può costatare una sorta di parallelismo tra Italia e Argentina.
Agli inizi degli anni ’70, siamo in piena guerra fredda, l’occidente è in preda all’allarme del pericolo rosso e l’Italia conta il più importante partito comunista dell’occidente e si trova ai confini della cosiddetta “cortina di ferro”. Il Sud America, chiamato “il cortile dell’America” per la sua vicinanza agli Stati Uniti, è una zona di grande interesse economico e politico nel quale non possono prendere piede movimenti che vanno contro gli interessi americani, come era successo ad esempio a Cuba.
“In una situazione di crisi energetica internazionale – spiega il professore Tognonato – il capitalismo globale cerca di darsi delle risposte, da una parte con la Commissione Trilaterale (nata il 23 giugno 1973 su iniziativa di David Rockefeller, ndr) mentre in ambito globale cerca di mettere in atto dei piani per evitare l’avanzamento delle sinistra in America latina e in Italia con strategie diverse.”
E’ in questo contesto che si inserisce il lavoro della P2: “Gli affari che porta avanti la loggia – continua il sociologo – non sono solo affari economici ma anche politici, in Italia verrà condotta la strategia della tensione mentre in Argentina iniziano a creare situazioni di destabilizzazione e di caos in modo tale che si rende necessario un colpo di stato.”
I fatti: Gelli, Perón e la dittatura
Molti sono i fatti salienti, su cui fa perno la proposta di istituire la Commissione d’indagine argentina, che dimostrano come la figura di Licio Gelli accompagni tutto il processo di destabilizzazione utilizzando persone all’interno del governo. “Tra il ’72 -’73 – spiega Tognonato – mentre Juan Domingo Perón è in Spagna, viene contattato da Gelli tramite Giancarlo Elia Valori, uomo d’affari italiano”. I legami fra i due si consolidano al punto che – come si legge nel documento presentato al Parlamento argentino – nel ’73 Perón aderisce alla P2 e nel ‘74 Gelli viene nominato dipendente dell’Ambasciata Argentina a Roma senza nemmeno avere la cittadinanza argentina, che gli fu assegnata poi nello stesso anno. Inoltre dal documento risulta che il Gran Maestro Gelli era in possesso di ben 4 passaporti diplomatici argentini, uno con il nome di Marco Bruno Ricci rilasciato dall’ESMA (La Escuela de Mecánica de la Armada, ndr), che avrà ancora con sé quando verrà arrestato in Svizzera nell’82.
Celestino Rodrigo, Lopez Rega ed Emilio Eduardo Massera sono solo alcuni degli uomini – come risulta dal disegno di legge – iscritti alla P2 che dopo Perón conquistano spazio e potere in Argentina. Addirittura nel ’73 dopo le dimissioni del presidente Hector Camopora, del vice presidente Lima e del vice presidente del Senato Alejandro Diaz Bialet, si può dire che la P2 occupa la presidenza, perché sale al governo Raul Lastiri, membro della loggia. Secondo quanto riportato dai politici argentini, la presenza di Gelli sarebbe stata riscontrata anche in una riunione del 3 gennaio 1976 tra la presidente Isabel Perón e i rappresentanti delle tre armate, Videla, Massera e Agosti, che di lì a poco formeranno la prima giunta militare che assumerà il potere con il colpo di stato del 24 marzo 1976. Colpo di stato del quale il Gran Maestro si complimenterà – sempre secondo i fatti riportati nel documento – in uno scambio epistolare con Suarez Mason (militare tra i principali repressori durante dittatura, ndr), per essere stato condotto “secondo i piani stabiliti”.
“Sicuramente non si può pensare che Licio Gelli coordinasse tutto da solo.- spiega il professore- La loggia P2 è vincolata innanzitutto al potere mafioso ed ha tutta una rete trasversale di connivenze legate sicuramente anche alla CIA. Ci sono diverse testimonianze, che vincolano Licio Gelli e Giancarlo Elia Valori (uomo di potere ex membro della P2 che presentò Perón a Gelli, ndr) alla CIA”.
Il “piano di rinascita democratica” di Gelli si basava su tre aspetti principali in Italia: una forte presenza di militari e appartenenti ai servizi segreti nella sua loggia, il controllo della magistratura sotto il potere esecutivo e il controllo dei mezzi d’informazione. “Licio Gelli in Sud America – spiega Anna Vinci – godeva di un potere economico legato anche al Banco Ambrosiano, al potere economico – finanziario in Uruguay e dei mezzi di comunicazione di Ortolani”
“Ci sono diversi personaggi di primo ordine della P2 – aggiunge il sociologo romano – ad esempio Umberto Ortolani che prima di acquistare potere in Italia si fanno forti in America Latina. Il caso Ortolani è esemplare perché a fine anni ’60 crea un giornale in Brasile, uno in Uruguay e un altro in Argentina. A partire da questa posizione, diventa in Italia il capo della stampa estera e quindi acquista un potere di rilievo anche in Italia.” Potere che successivamente lo porta anche ad aprire una banca in Uruguay. Nella proposta mossa dai politici argentini inoltre emerge come il grande affare economico che si consolida tra Argentina e Italia riguarda principalmente tre macro aree: traffico di armi, energia e banche. Come si legge nel documento infatti nel 1980 le vendite complessive di armi tra Italia e Argentina, superano complessivamente di sei volte quelle del 1969 e le operazioni commerciali di questo e di altri capitoli di spesa erano gestiti da banche controllate dalla P2.
La Commissione Anselmi e la P2 in Italia cadute nel dimenticatoio?
Il disegno di legge presentato al parlamento argentino rende grande merito al lavoro guidato da Tina Anselmi e non manca di riferimenti continui alla sua persona e alle sue indagini.
A diffondere la notizia che fa tanto onore ad una donna italiana, partigiana e rappresentante di quella parte sana delle Istituzioni sono stati Anna Vinci e il professore Tognonato. Ma come spiega la stessa Vinci “Siamo di fronte ad una triste deriva italiana della comunicazione per cui la questione sembra non interessare in Italia” né ai media né alla politica. “Dovremmo essere orgogliosi – continua la scrittrice – mi sembra strano che nessuno in Italia se ne occupi, dopotutto se in Argentina c’è una Commissione che vuole studiare i rapporti che ci furono tra Argentina, Gelli e Ortolani facendo riferimento al valore di quello che ha fatto Tina Anselmi dovremmo parlarne, discuterne e informarci, non è una cosa così lontana, potrebbe essere anche per noi un nuovo modo di leggere la storia”.
Il capitolo sulla storia della P2 infatti non è mai stato chiuso in Italia e molte sono state le forze che si sono mosse affinché la stessa Anselmi non arrivasse alla conclusione del suo lavoro. Solo dallo scorso anno, dopotutto, è disponibile on line la documentazione pubblica raccolta dalla Commissione.
“In Italia nell’86 quando l’Anselmi presentò alla Camera la conclusione dei lavori – spiega Anna Vinci – disse chiaramente che non si era voluto fare luce su quest’altra faccia della luna”. “Il problema è che quella era una commissione inquirente, quindi inquisiva e non aveva il potere di emettere condanne”. Di conseguenza “non furono recisi i punti nevralgici perché c’erano troppe compromissioni”. “Ancora una volta – continua la biografa della Anselmi – superato il momento drammatico, di fatto, si è tentata la strada della pacificazione”.
Nell’82 il governo sciolse la loggia con un’apposita legge che rese illegale il funzionamento di associazioni segrete con analoghe finalità. Un’azione senza precedenti e sul cui funzionamento si possono muovere non pochi dubbi in quanto è difficile sciogliere una rete di contatti e conoscenze creata in oltre dieci anni.
Di fatto si deve costatare che “ogni volta che in Italia si riconfigura un malaffare, vediamo che la corruzione si lega a dei meccanismi perversi che hanno delle radici anche nella criminalità organizzata – spiega la scrittrice – ne è un chiaro esempio il caso di Roma mafia Capitale”.
Secondo il sociologo romano siamo in “una situazione di stallo proprio perché c’è una presenza di poteri trasversali che bloccano qualsiasi possibilità di reale cambiamento in questo paese”.
“La commissione d’indagine di Tina Anselmi ha analizzato la situazione allo stato del 1981 – aggiunge il professore – dopodiché possiamo solo costatare che molte delle proposte avanzate da Licio Gelli nel Piano di Rinascita per l’Italia, dopo l’81 si sono realizzate. Possiamo costatare che Silvio Berlusconi e Fabrizio Cicchitto ad esempio erano iscritti alla P2, quindi che ci sono diversi politici o persone che hanno avuto incarichi importanti nelle istituzioni italiane i cui nomi erano scritti nelle liste della P2.”
Così come si può costatare in Argentina che “molti militari che sono stati processati sembra che oggi godano ancora di una rete di complicità e non si sa in che misura possa esserci ancora la mano della P2”.
“Le scorse settimane- spiega infatti Tognonato – abbiamo presentato una lettera a Napolitano denunciando alcuni casi in cui militari che apparentemente sono vincolati alla P2 sono ancora in Italia mentre l’Argentina continua a chiederne l‘estradizione per processarli.”
Molti sono quindi i misteri, i segreti e i rapporti che ancora non conosciamo che ci tengono vincolati a fatti di oltre trent’anni fa. “Se non si fa chiarezza, se non si aprono gli archivi, se non si processano le persone responsabili, se non si fa veramente storia – conclude Tognonato – non si creerà quella condizione etica indispensabile per poter costruire un futuro in Italia così come in Argentina.”
– 22 dicembre 2014
SCARICA Il disegno di legge (italiano – spagnolo)