Incredibile, ma vero!
Se spii il tuo paese per altri Stati, e vieni condannato per questo reato, sei messo a lavorare per qualche partito politico. Attenzione, però, non in un posto periferico, perché tutti hanno diritto di lavorare ma, inserito dentro le istituzioni (…”alla Camera, ndr”) che dovrebbero essere tutelate da inopportune ingerenze. Non solo (giusto perché non ci si fa mancare nulla), si cede la sicurezza a soggetti che hanno relazioni strettissime con Stati molto chiaccherati per applicazione della democrazia come Israele.
Tanto sono le ingerenze straniere nel nostro paese che da quel lontano omicidio Moro si sono, sempre più, accasate in posti strategici del nostro Stato: partiti, sindacati, servizi di sicurezza e di sorveglianza, forze dell’ordine … e persino nelle ong.
Se non si accelera il processo di costituzione di un partito comunista (come quello che abbiamo conosciuto PCI), che ponga gli interessi della collettività al di sopra di ogni altra cosa, sarà molto difficile arrestare questo processo di “privatizzazione della cosa pubblica” verso una oligarchia.
Lo spazio in questa crisi c’è e bisogna occuparlo prima che sorgano “cattivi maestri” (già in abbondanza) che sviino da altre parti.
MOWA
Cybersecurity, Renato Farina, alias Betulla, sponsorizza la nomina di Marco Carrai: “E’ di Cl come me”
“Non posso rilasciare interviste ma non smentisco quelle dichiarazioni”. Così a ilfattoquotidiano.it l’ex deputato e giornalista. Che secondo Libero ha invitato i parlamentari di Forza Italia “a non fare barricate” contro l’amico fiorentino del premier Matteo Renzi. “È bravo davvero, sono un suo estimatore per la comune militanza ciellina”
Renato Farina si scusa, rispondendo alle domande del fattoquotidiano.it: “Sono un dipendente del gruppo parlamentare di Forza Italia (alla Camera, ndr) e, per contratto, non posso rilasciare interviste. Non è stata una mia dichiarazione al giornalista, ma non smentisco niente”. La dichiarazione in questione, riportata oggi dal quotidiano Libero, è un vero e proprio spot alla nomina, alla guida della cybersecurity, di Marco Carrai, amico fidatissimo del premier Matteo Renzi. “Perché è bravo davvero”, assicurava l’ex parlamentare berlusconiano ai deputati azzurri. “Non è il caso di fare barricate su Marco Carrai alla cybersecurity del governo”, ragionava Farina, oggi animatore del Mattinale, il bollettino quotidiano voluto dal capogruppo di Fi Renato Brunetta, che detta la linea sui principali temi d’attualità della giornata. Insomma, un invito a non ostacolare la nomina del fedelissimo del numero uno di Palazzo Chigi da parte dell’ex vicedirettore di Libero che non nasconde di essere un “estimatore di Carrai per la comune militanza ciellina”.
NIENTE IN ORDINE Curioso, in ogni caso, che a sponsorizzare la nomina di Carrai (nella foto con Agnese Landini, moglie del premier) a capo della cybersecurity sia lo stesso Farina, assurto all’onore delle cronache per i suoi legami con i servizi segreti sotto lo pseudonimo di ‘Betulla’. Furono i magistrati Armando Spataro e Ferdinando Pomarici a scoprire la sua collaborazione, dal 1999 al 2006, con il Sismi allora diretto da Niccolò Pollari. Farina ha raccontato la sua versione dei fatti in un libro, “Alias agente Betulla”, pubblicato nel 2008, un anno dopo aver patteggiato una condanna a sei mesi (commutati in una multa di 6.800 euro) per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sul rapimento dell’ex imam di Milano Abu Omar. Che gli è costata anche la radiazione dall’Ordine dei giornalisti (Odg), per violazione del divieto di intrattenere rapporti con i servizi segreti. Evitata giocando d’anticipo: chiese la cancellazione dagli elenchi prima dell’adozione del provvedimento disciplinare. Quando poi, nel settembre 2014, il consiglio dell’Ordine della Lombardia ammise con voto unanime la sua domanda di reiscrizione, il giornalista di Repubblica, Carlo Bonini, si dimise polemicamente dal consiglio nazionale dello stesso Odg.
ALL’ULTIMO DOSSIER “La sua riammissione nell’Ordine – disse Bonini – oltraggia non solo la memoria di Giuseppe D’Avanzo, un amico di cui ho pudore a parlare, per me un padre non solo della professione, ma soprattutto quello che ha dato al giornalismo. E il silenzio è dei complici”. Il riferimento è all’attività di dossieraggio contro magistrati, politici e giornalisti svolta dalla struttura con la quale Farina collaborava. E sulla quale anche il Copasir, organo di controllo parlamentare sui servizi segreti ha avviato una indagine. L’anno scorso l’ultimo colpo di scena: ospite di Fatti e misfatti su TgCom24, Pollari scagionò ‘Betulla’: “Non è il giornalista Farina, ma è un’altra persona”. E lui, proprio al Fatto quotidiano, confermò. Stavolta smentendo se stesso.
25 gennaio 2016
Twitter: @Antonio_Pitoni @GiorgioVelardi