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Univisión abbraccia Trump: svolta a destra?
Domenico Maceri
“Tutto ciò che dovete fare è guardare i proprietari di Univisión. Sono imprenditori incredibili, e io gli piaccio”. Così Donald Trump, ex presidente degli Usa, mentre rispondeva a una domanda fattagli dal giornalista Enrique Acevedo della più grande rete televisiva in spagnolo negli Usa.
Il complimento di Trump riflette un cambiamento totale nei rapporti con Univisión. Nella campagna elettorale del 2020 l’allora candidato repubblicano aveva etichettato la rete nazionale in lingua spagnola come “una macchina di propaganda di sinistra e portavoce del Partito Democratico”. Trump avrebbe detto ai suoi consiglieri che l’avrebbero trattata come si meritavano. Da non dimenticare che il tycoon aveva iniziato la prima campagna presidenziale nel 2015 attaccando i messicani, classificandoli di “stupratori”, facendo scalpore per l’ovvio razzismo. A quei tempi la rete di Univisión condannò la retorica di Trump il quale aveva promesso di deportare gli 11 milioni di immigrati irregolari residenti negli Usa. Inoltre si ricorda benissimo l’episodio in cui Jorge Ramos, il giornalista più noto di Univisión, fu insultato, strattonato e malmenato dalle guardie del corpo di Trump perché in un incontro con i media voleva fargli una semplice domanda. Trump lo rimproverò, intimandogli di stare zitto e di “ritornarsene a Univisión”. L’allora candidato repubblicano ebbe altri guai poiché nel 2016 Univision si rifiutò di trasmettere i concorsi di bellezza Miss Usa e Miss Universo, di proprietà del tycoon.
Le cose sono però cambiate a Univisión dopo la fusione avvenuta con Televisa nel 2021. La rete messicana ha una reputazione di favorire nei suoi programmi chiunque sia al potere e di usare uno stile di interviste che rifiuti la separazione fra le notizie e il business. Nel 2022, per esempio Univisión-Televisa, ha “sorriso” a Trump interrompendo i programmi regolari per coprire l’annuncio della sua candidatura alle presidenziali del 2024. Le informazioni venute a galla ci chiariscono che il genero dell’ex presidente Jared Kushner ha agito da intermediario con i vertici di Univisión-Televisa. Kushner, dopo i quattro anni alla Casa Bianca come consigliere del suocero, era uscito dalla scena politica ma la sua mediazione ha stabilito ottimi rapporti fra Trump e Univisión-Televisa.
Questi rapporti hanno fino adesso culminato nell’intervista troppo “gentile” condotta da Acevedo. Inoltre i vertici della rete in spagnolo si sono rifiutati di mettere in onda annunci pubblicitari di Joe Biden durante l’intervista che avrebbero contrastato le asserzioni spropositate previste da parte di Trump. I vertici di Univisión-Televisa hanno difeso il rifiuto degli annunci citando una nuova procedura interna. Faranno la stessa cosa nel caso di un’intervista dell’attuale presidente.
I democratici hanno inevitabilmente protestato, sentendosi traditi, ma citando anche la “gentilissima” intervista, additando a un caso di pura pubblicità e disinformazione. In effetti, hanno interpretato l’intervista come pubblicità gratis per la campagna di Trump. Il fatto che l’ex presidente non abbia attaccato né la rete né il suo intervistatore, come è solito fare quando qualcosa non va secondo le sue richieste, ci conferma che si tratta di una sua vittoria con gli elettori latinos, molti dei quali ottengono le loro informazioni in spagnolo.
I democratici hanno attaccato Univisión per il disservizio fatto ai loro telespettatori. I parlamentari dell’Hispanic Congressional Caucus, tutti democratici, hanno alzato la voce, citando i danni fatti dalla disinformazione vista nei contenuti dell’intervista. Una settantina di gruppi di associazioni ispaniche hanno inviato una lettera a Univisión-Televisa protestando la decisione di rifiutare gli annunci di Biden.
La scelta di “importare” un giornalista del Messico invece di usare uno già stabilito negli Usa è stata anche criticata. È vero che Acevedo aveva in passato lavorato come giornalista in America, ma non si è capito perché il compito dell’intervista non sarà stato concesso a Ramos, il più noto e rispettato giornalista, considerato da molti come il Walter Cronkite in lingua spagnola negli Usa.
In un certo senso si capisce la decisione di non usare Ramos il quale nel corso della sua lunga carriera negli Usa ha intervistato in maniera professionale leader di destra e di sinistra. Ramos ha infatti sfidato Hillary Clinton in un’intervista nella campagna presidenziale del 2016 pressandola a promettere che non avrebbe continuato la politica di deportare i bambini se eletta presidente. Nel 2019 Ramos ha confrontato Nicolás Maduro sui seri problemi e le sofferenze dei suoi concittadini in Venezuela.
Fonti ufficiali di Univisión-Televisa hanno informato che l’intervista a Trump è di “notevole importanza” per il pubblico di lingua spagnola lodando anche il lavoro svolto da Acevedo. L’intervistatore, però, avrebbe potuto fare molto di più per mantenere alti i criteri giornalistici. Avrebbe potuto sfidare l’asserzione dei guai legali di Trump che attribuisce completamente a un ministero di Giustizia politicizzato. Avrebbe potuto chiedere a Trump se qualcosa di vero potrebbe esistere nei 91 capi di accusa. Avrebbe potuto sfidare la crudeltà della separazione delle famiglie dei migranti quando era presidente. “Sono un giornalista” ha dichiarato Acevedo e “il mio compito è di fare domande”. Giusto. Un giornalista però deve reagire quando il suo interlocutore asserisce cose false. In caso contrario il giornalista tradisce i cittadini e contribuisce alla disinformazione divenendo anche complice dell’erosione alla democrazia.
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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.
Foto di Kyle Loftus