DANILO TOSARELLI – MILANO
Ancora un urlo disperato che chiede giustizia. Rapporto ISTAT 2024.
La povertà in Italia ha raggiunto livelli mai visti negli ultimi 10 anni.
5.752mila persone hanno gravissime difficoltà economiche e sociali.
Nel 2014 erano poco più di 4 milioni. Fra questi 1,3 milioni di minorenni.
Aumentano i lavoratori poveri (working poors). Molti i settori coinvolti.
Ristorazione, turismo, servizi poveri. Ma anche categorie impensabili.
Insegnanti precari, praticanti nel giornalismo e nelle professioni. Sono molti.
Sono poveri il 14% degli operai. Nel 2014 erano il 9%. Categorie scadenti?
Purtroppo, per molti di essi non è una condizione di passaggio. Un dramma.
Aumentano in modo macroscopico i contratti part time. Molti, part time involontario.
Ti devi accontentare, perchè non trovi il full time. Libera scelta? No, costrizione.
In Francia sono il 25,9%. In Germania il 6,1%. Da noi, dati 2022, il 57,9%. Spavento.
L’ISTAT ci dice che il 67,4% dei nostri giovani vive ancora in famiglia. 2 su 3 non è poco.
L’età è fra i 18 e 34 anni. Per i tanti saccenti di questa penisola, sono tutti bamboccioni.
In realtà non riescono ad essere economicamente autonomi. Ma davvero? Ma come mai?
Con le donne sono i soggetti privilegiati del part time involontario o di contratti a scadenza.
L’ISTAT ammette con grande preoccupazione, che “in Italia più si è giovani, più si è poveri.”
E’ il momento di parlare dei nostri salari. Quei salari che sono fermi da 30 anni. Un dogma.
Nel 2021/23 le retribuzioni contrattuali orarie sono aumentate del 4,7%. Siete contenti? No.
Perchè i prezzi al consumo (IPCA) sono aumentati del 17,3%. Ancora una fregatura evidente.
Ufficialmente è sempre colpa dell’inflazione. Certo è, che diminuisce il nostro potere d’acquisto.
La sociologa Chiara Saraceno è lapidaria. ” in Italia si è pensato che gran parte della competizione
aziendale si basasse su bassi salari e contrattazione al ribasso. La politica ha poi tolto ogni vincolo
alla flessibilità e questo ha comportato contratti folli…”
E’ bene ribadire che tutto ciò vale nel privato, ma anche nel pubblico la situazione è insostenibile.
I lavoratori pubblici hanno stipendi da fame e stentano ad arrivare a fine mese. Inesistente il welfare.
Oggi anche il contratto a tempo indeterminato non è una garanzia. Tangibile il rischio immiserimento.
In compenso, si trovano i soldi per incrementare stipendi, premi e welfare per i dirigenti pubblici.
Proprio di recente è successo a Milano. Proprio mentre è in atto uno scontro con i lavoratori del Comune.
Voglio urlarlo. Il diritto ad una vita dignitosa rimane più che mai un bisogno essenziale ed inderogabile.
Non può essere, che sono in costante aumento i profitti di molte aziende ed il lavoratore deve elemosinare.
Non è accettabile, che si diventi povero nonostante si lavori a tempo indeterminato e contrattualizzati.
E’ una follia che non ha giustificazioni accettabili. E’ un paradosso che stride e che grida vendetta.
Ecco la visione marxiana. L’accumulazione capitalistica impone l’accumulazione di miseria tra i lavoratori.
Un esercito di indigenti a buon mercato, è condizione necessaria per il buon funzionamento del sistema.
In una società dove non sono consentiti gli schiavi, occorre una massa disponibile di poveri laboriosi.
Essere un lavoratore povero, significa accettare di essere un donatore anonimo a favore dei padroni.
Oggi assistiamo ad una opacità politica disdicevole e colpevole. Esistono proposte che vanno rilanciate.
“Il salario minimo è uno strumento importante contro povertà e disuguaglianze sociali.” Non lo dico io.
Lo sostiene il Parlamento Europeo, con la direttiva approvata l’11 novembre 2021. A gran maggioranza.
Questa scelta di civiltà, continua ad essere rifiutata dal governo Meloni. In Europa esiste già da tempo.
Ma esiste un altro strumento, che la politica del nostro Paese si ostina ad ignorare, chissà perchè..
Sarebbe una vera e propria bomba ad orologeria, per qualunque governo, ma ancor di più adesso.
Una Nuova Scala Mobile. Un meccanismo di adeguamento dei salari, contro l’aumento del costo della vita.
Quale lavoratore o pensionato non sarebbe d’accordo, nel voler tutelare il nostro potere d’acquisto?
Oggi i 4 referendum proposti dalla CGIL hanno un grande valore, ma questo Paese ha bisogno d’altro.
I rinnovi contrattuali, quando avvengono, sono inadeguati e le normative sono sempre più penalizzanti.
Perchè non far partire una proposta di legge, che raccoglie firme in ogni piazza e mobilita le coscienze?
Indubbiamente una proposta politicamente trasversale, pregnante, che scuoterebbe il dibattito politico.
Non mi aspetto il consenso di Giorgia.. ma forse altre orecchie potrebbero prenderla in considerazione.
Le mie continueranno ad essere urla nel deserto?
Foto di Tim Gouw