Jean Georges Almendras
Fuori dal palazzo il sostegno dei collettivi filo-palestinesi e femministi. “Nessun pentimento, siamo antisioniste no antisemite. La nostra denuncia è stata criminalizzata”
Giovedì 18 aprile ha avuto luogo alla Procura Generale dell’Uruguay, nella Città Vecchia di Montevideo, la deposizione dinnanzi al giudice per reati in flagranza, la dott.ssa Brenda Puppo, di cinque membri dell’ Associazione Artistica Internazionale Our Voice. Le ragazze sono entrate nell’ufficio del tribunale accompagnate dal loro avvocato difensore, il dott. Maximiliano Dentone.
Fuori dal palazzo, presenti in segno di solidarietà, in un contesto di lotta senza frontiere contro il colonialismo ed il genocidio che sta avvenendo in Palestina, numerosi attivisti e membri di collettivi femministi e filo palestinesi.
Come si ricorderà, Our Voice, è stata protagonista di una performance artistica nelle vie di Montevideo, lo scorso 8 Marzo, giornata internazionale della donna, con un fantoccio raffigurante il volto del presidente argentino Milei accompagnato da una stella raffigurante la bandiera israeliana e un cartellone che recitava “Sempre antisionisti. Mai antisemiti”. Una performance che ha scatenato l’ira del sionismo uruguaiano che ha accusato le performers di istigazione all’odio.
Il Comitato Centrale Israelita dell’Uruguay ha inoltre interpretato che quello che le giovani avevano portato era il fantoccio di una donna ebrea, cosa categoricamente smentita dal portavoce del Movimento in una recente conferenza stampa, in cui hanno spiegato che si trattava del volto di Javier Milei, presidente argentino. Il Movimento ha anche sottolineato che era un’espressione artistica e che accusarle del reato di “incitamento all’odio”, oltre ad attaccarle sui media nei giorni successivi all’intervento, è stato un modo per criminalizzarle e distorcere non solo i fatti, bensì lo spirito della mobilitazione, con l’aggravante di snaturare una performance artistica e, in definitiva, la causa palestinese sentita dai migliaia di partecipanti quel giorno.
Come annunciato da settimane sui media dell’Uruguay, le autorità del Comitato Centrale Israelita di Uruguay ha esposto denuncia contro le giovani artiste del gruppo Our Voice, nato in Italia ma con filiali in Paraguay, Argentina, Cile ed Uruguay, che sviluppa una attività artistica variegata e molto professionale che abbraccia l’attivismo sociale attraverso la denuncia di una varietà di ingiustizie sociali muovendosi entro parametri di legalità e seguendo la modalità tipica dell’espressione artistica in cui l’universalità e la libertà sono i pilastri fondamentali.
Le giovani sono arrivate in procura alle 14:00. Per tutta la durata dell’udienza, circa un’ora, la mobilitazione dei collettivi all’incrocio delle vie Cerrito e Misiones è rimasta impassibile a sostegno delle giovani del Movimento.
La convocazione del presidio dal titolo “Manifestazione. Solidarietà verso le compagne criminalizzate nella marcia del 8M”. “Nessuna aggressione senza risposta. Toccano una e rispondiamo tutte”, è stata fatta dal Coordinamento Per la Palestina ed altre organizzazioni, tra loro PIT CNT, la centrale di lavoratori dell’Uruguay. “Non ci criminalizzino per aver alzato la voce contro un sistema colonialista e genocida! Lo scorso 8M, compagne e compagni sono stati attaccati perché lottavano per un mondo più giusto. Non ci faranno tacere!”, si legge nel comunicato.
L’audacia del sionismo uruguayano
Agli occhi del Comitato centrale israeliano interno dell’Uruguay, queste giovani donne incitavano all’odio. Erano poco meno che demoni. E allora quelli che uccidono i bambini, che hanno già ucciso più di 33.000 persone, che cosa sono? Quelli che uccidono con la fame, che cosa sono? Quelli che schiacciano letteralmente i feriti negli ospedali palestinesi con le ruspe, che cosa sono? I cecchini dell’esercito israeliano che uccidono civili inermi nelle strade e nelle piazze, che cosa sono? Quelli che bombardano gli ospedali con i pazienti, scatenando morte e terrore, che cosa sono?
In questo momento, basta leggere le informazioni provenienti da tutto il mondo su ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, per capire che è veramente osceno incolpare giovani artiste, che per aver realizzato un intervento artistico devono essere additate come persone che incitano all’odio. All’odio? Una barbarie, che audacia!
Ma il sionismo uruguaiano, predatore, ha pensato bene di portare tutto questo alla Procura Penale, alla ricerca di che cosa? Un intervento disciplinare? Una sottomissione? Silenzio? Distorcere una realtà, quella del genocidio, che salta agli occhi di tutti e offende l’intelligenza umana del mondo? Un genocidio che fa vergognare l’umanità.
Il giorno della mobilitazione dell’8M, un fantoccio con il volto di Milei e una stella di Davide, esposta dagli artisti del Movimento, è stata la chiave di volta dello scandalo, la chiave di volta di un processo pubblico.
I giornalisti erano presenti alle porte dell’ufficio del procuratore. I colleghi hanno scattato foto. Hanno condotto interviste e sono stati anche testimoni di un episodio di vita. Di un episodio con protagoniste giovani tra i 19 e i 25 anni, artiste e attiviste che un giorno hanno scelto di aderire a un movimento internazionale che si batte per cause sociali, tra cui quella palestinese.
Giovani che, per il solo fatto di pensare liberamente, sono state prese di mira da un’ideologia nefasta e criminale: il sionismo. E così queste giovani donne sono state criminalizzate.
Abbracci per strada
Le cinque ragazze di Our Voice, al termine dell’udienza (in cui hanno parlato al procuratore Puppo senza mezzi termini, a testa alta, in modo trasparente delle loro idee, del loro intervento artistico e del loro punto di vista sul messaggio che la performance voleva dare all’opinione pubblica su quanto sta accadendo in Palestina) si sono abbracciate spontaneamente per strada.
Hanno lasciato l’ufficio del procuratore sapendo che le loro dichiarazioni erano ispirate dalla verità e che il reato non gli appartiene, perché le loro azioni non erano illegali e, insisto, nemmeno di odio. L’unico odio presente è quello che si è tentato malignamente di installare dalle file sioniste.
Mikaela Melo: “Siamo allarmati che un intervento artistico crei più scandalo di un genocidio”.
Dopo gli abbracci e gli applausi e gli slogan di sostegno dei militanti che stazionavano ai cancelli della Procura, interrompendo il traffico, sotto gli occhi dei poliziotti e davanti a telecamere, fotografi e giornalisti, una delle giovani donne del Movimento è stata intervistata.
Un gruppo di giornalisti l’ha circondata e lei, Mikaela, serena, decisa e con un pizzico di innocenza ha risposto alle domande: “L’unica cosa che abbiamo da dirvi sul collettivo è che siamo allarmate e indignate, l’abbiamo già detto in conferenza stampa, siamo allarmate e indignate che un intervento artistico crei più scandalo di un genocidio in corso. È ovvio che questo ci indigna. Per quanto riguarda la denuncia, chiaramente il suo scopo è quello di educare la società, ma lo fa a partire dalla cultura della paura e dalla criminalizzazione della protesta e questo rende invisibile il genocidio in corso, rende invisibile l’arte, la libertà di espressione, le molteplici richieste del movimento femminista a livello regionale e mondiale. Siamo solidali con il popolo palestinese, questa è la nostra unica intenzione. Ribadiamo che non siamo mai antisemite, ma sempre antisioniste. Lo ribadiamo”.
Sonia Bongiovanni: “La denuncia è censura”
Tra i tanti giovani di Our Voice, alle porte della Procura in attesa che le loro cinque compagne uscissero, Sonia Bongiovanni, anche lei artista, attrice e attivista, è stata avvicinata da un collega de La Diaria. Non è stata convocata per rilasciare una dichiarazione, ma le sue parole definiscono chiaramente lo spirito di questa stravagante denuncia del Comitato centrale israeliano.
Sonia è energica. È precisa. Descrive con chiarezza e maturità militante ciò che sta realmente accadendo, non solo in Palestina ma anche in Uruguay, con coloro che hanno il coraggio di denunciare il genocidio.
“Siamo qui per ribadire che è scandaloso che un intervento artistico sia più scioccante dei bombardamenti a Gaza; che sia più scioccante del genocidio che il sionismo, Israele, sta commettendo in tutto il territorio palestinese dal fiume al mare”.
“La denuncia è un attacco all’arte, alla libertà di espressione, a tutto il movimento femminista e alle rivendicazioni che si stanno facendo in Uruguay, in tutta la regione e in tutto il mondo, soprattutto perché stiamo sensibilizzando, come abbiamo sempre fatto storicamente, sulla storia del popolo palestinese. Lo slogan apparso durante l’intervento artistico dell’8M era ‘Mai antisemita, sempre antisionista’. Abbiamo già detto che non stiamo andando contro un gruppo etnico o una religione; stiamo andando contro un regime coloniale che da 76 anni sta commettendo un genocidio in tutto il territorio palestinese. L’espressione artistica è stata travisata”.
A proposito di quanto dichiarato da Sonia Bongiovanni, il collega che l’ha intervistata ha ricordato nel suo articolo de La Diaria, che la denuncia penale contro il Movimento riguarda l’esibizione di un fantoccio con la stella di David, trafitta da una lancia. Ha anche sottolineato che un comunicato esplicito di Our Voice ha chiarito che l’espressione artistica includeva metaforicamente caratteristiche che identificano il presidente Milei come uno dei governanti che rappresentano una realtà patriarcale, repressiva dei diritti, delle libertà e della memoria dei popoli della regione. Il testo aggiungeva che “Milei e il suo governo sostengono esplicitamente il sionismo genocida, che è stato artisticamente semplificato nel fantoccio con una stella blu sulla bandiera di Israele. Una bandiera che non rappresenta il popolo ebraico, ma il progetto di apartheid e pulizia etnica”.
L’avvocato Dentone: “Nessun pentimento, le ragazze sono assolutamente ferme in quello che hanno fatto”
Anche l’avvocato della difesa delle cinque giovani del gruppo Our Voice ha rilasciato un’intervista. L’avvocato Dentone è stato preciso nelle sue esternazioni. In un’improvvisata conferenza stampa non solo ha ribadito il contesto dell’udienza, ma anche la sostanza delle dichiarazioni delle cinque giovane del Movimento.
“Sono state cinque le ragazze del Movimento Our Voice chiamate a deporre. Hanno dichiarato in qualità di indagate. È in corso la fase istruttoria preliminare, non c’è per adesso un termine. La procura studierà la situazione, la denuncia e quanto hanno dichiarato. Per il momento è così. Il Pubblico ministero non ha anticipato se formalizzerà l’indagine, almeno per il momento”.
Interpellato da Antimafia Dos Mil sui criteri sui quali si è sviluppata l’istanza, il dottore Dentone ha affermato: “Si è trattato di un interrogatorio sulla situazione particolare nella quale si è svolto il loro intervento artistico, tramite il quale manifestavano la loro solidarietà con il popolo palestinese e con tutte le vittime dell’attuale genocidio”.
Riguardo le minorenni che hanno preso parte all’intervento artistico, l’avvocato è stato molto chiaro, rispondendo ad un giornalista televisivo: “Le bambine volevano partecipare e potevano, visto che c’erano le madri delle minorenni. Lo hanno fatto senza pensare a quello che poteva accadere dopo. Lo hanno fatto tranquillamente ed è noto, analizzando il tema, che non c’è nessun tipo di reato, almeno secondo la nostra interpretazione”.
Una collega ha chiesto se le giovani hanno mostrato pentimento. La risposta è stata decisa: “Nessun pentimento, sono assolutamente ferme su quello che hanno fatto, non c’è alcun dubbio”.
“Qui non c’è alcuna istigazione, perché si sta indagando se ci sia stata istigazione all’odio o al disprezzo, ai sensi dell’articolo 179bis del Codice Penale, e non c’è stata minimamente, intendiamo dire che non c’è stata minimamente istigazione all’odio. Ora si indagherà e spetterà al procuratore decidere”.
“Le domande del pubblico ministero hanno riguardato la preparazione di quell’evento artistico e ciò che volevano trasmettere”, ha detto Dentone, il quale in seguito in una conversazione con un giornalista di La Diaria, ha alluso all’obiettivo della denuncia del Comitato Centrale Israeliano: “Aveva lo scopo di censurare, di limitare la libertà di espressione di un intervento artistico realizzato da un gruppo di donne che volevano solidarizzare con le vittime di un genocidio in corso. L’espressione dei miei imputati coincide con decine di risoluzioni delle Nazioni Unite e sentenze della Corte Internazionale di Giustizia. Ciò che è importante qui sono le intenzioni, se intendevano incitare all’odio ed al disprezzo. Loro volevano incitare alla solidarietà con le vittime di Gaza”.
Ripercussioni nei media
Il giornalismo uruguaiano si è fatto sentire, a seguito dell’udienza del pubblico ministero. Alcuni colleghi, principalmente di stazioni radio, lo hanno fatto praticamente pochi minuti dopo che le cinque giovani hanno lasciato la sede della Procura. Altri lo hanno fatto nel corso della giornata, fino a notte, momento in cui i notiziari principali televisivi hanno riportato l’accaduto. Anche alcuni quotidiani hanno informato il pubblico quasi immediatamente, sui social network o sui loro siti web.
Radio Montecarlo, un’emittente nazionale, ha titolato: “Donne partecipanti alla marcia dell’8M hanno testimoniato in Procura per il fantoccio con la stella di David”.
La Diaria, invece, ha adottato un titolo più conciliante: “Contro la persecuzione sionista, toccano una toccano tutte. Manifestazione a sostegno delle manifestanti dell’8M denunciate di antisemitismo”.
Il telegiornale di Canal 12, Telemundo, è stato diretto: “Si dicono completamente ferme su quello che hanno fatto: cinque donne chiamate a testimoniare per espressioni antisemite nella marcia dell’8M.
Montevideo Portal, riferisce: “Procede la causa. Udienza per le espressioni antisemite dell’8M; Procura riceve avvocato del Comitato Israelita”.
Il notiziario di Canal 10, Subrayado, ha presentato così la notizia: “Hanno testimoniato davanti alla Procura cinque donne denunciate per l’uso del fantoccio con la stella di Davide “.
Da parte sua il quotidiano El Observador ha intitolato: “Nessuna autocritica”. Membri del collettivo che hanno marciato con fantoccio con stella ebraica”.
In un articolo successivo de La Diaria si legge: “Hanno testimoniato le cinque manifestanti dell’8M accusate di antisemitismo”. Altre informazioni più dettagliate dell’inchiesta preliminare della Procura: “Uno dei punti di discussione è se le manifestanti sapessero che la stella di David rappresenta il popolo ebraico. Durante l’interrogatorio è stata mostrata loro una pubblicazione nazista degli anni ’30 con immagini di vittime del terrorismo nazista con stelle di David sulla fronte e loro hanno detto di non averle mai viste, precisando che per loro la stella di David rappresenta Israele come Stato, essendo parte della sua bandiera. In quanto alla lancia che attraversava il fantoccio, hanno spiegato che il palo per sostenere il fantoccio si era rotto ed hanno aggiunto nel fascicolo alcune foto dell’inizio della marcia in cui si vede che l’asta era sotto la testa. Hanno aggiunto anche una foto del cartellone che portavano e che recitava “mai antisemita, sempre antisionista”, come prova che non si trattava di una manifestazione contro gli israeliani. Il procuratore Puppo ha chiesto loro anche se avessero manifestato contro la guerra tra Russia ed Ucraina, mentre il pubblico ministero ha chiesto loro se avessero mai manifestato per i diritti delle donne e minoranze a Gaza”.
(19 Aprile 2024)