Scienziato iraniano ucciso con l’intelligenza artificiale, svela il NYT. Usa-Israele vs Iran e killer elettronici
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A fine novembre del 2020 fu ucciso in Iran Mohsen Fakhrizadeh, uno dei più importanti scienziati nucleari iraniani, che Israele e Stati Uniti consideravano la mente dietro ai piani dell’Iran di sviluppare un’arma nucleare. Mohsen Fakhrizadeh fu assassinato con una sofisticata mitragliatrice attivata a distanza, scrive il New York Times.
Le guerre infinite, come quella tra Usa-Israele e Iran, scrive Alberto Negi, in realtà non solo non finiscono mai ma cambiano gli scenari con le tecnologie che trasformano i possibili campi di battaglia in poligoni di tiro dove i killer non sono più di carne e ossa ma diavolerie elettroniche.
La morte comandata da un sistema satellitare a migliaia di chilometri di distanza, con i droni ma anche con robot killer, programmati nei minimi dettagli, quasi infallibili.
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Lo scienziato iraniano assassinato
Con una mitragliatrice telecomandata capace di sparare 600 colpi al minuto, montata su un camioncino e azionata da remoto, così il New York Times descrive come è stato ucciso il 27 novembre 2020 nei pressi della sua casa di campagna di Absard, villaggio a est di Teheran, Mohsen Fakhrizadeh il capo del programma nucleare iraniano e anche – dettaglio non di poco conto – viceministro della difesa. Mohsen Fakhrizadeh, ucciso a 62 anni, aveva un ruolo fondamentale nello sviluppo del programma nucleare iraniano.
Killer elettronici comandati da chi?
Fakhrizadeh era in macchina con sua moglie quando fu ucciso da una raffica di proiettili, tutti mirati. Le ricostruzioni immediate furono contraddittorie e molto confuse. L’Iran parlò subito di «terroristi» appostati sulla strada. Nei giorni successivi, alcuni media iraniani smentirono tutte queste ricostruzioni, dicendo che le armi usate per uccidere Fakhrizadeh erano armi «a controllo satellitare». Sembrava un scusa del governo per alleviere lo smacco subito in casa. In realtà era vero: Fakhrizadeh era stato ucciso con una mitragliatrice nascosta su un pick-up che agenti iraniani assoldati dal Mossad avevano appostato lungo la strada percorsa dallo scienziato.
Grilletto elettronico e comando satellitare
A premere il grilletto fu qualcuno che si trovava a più di mille chilometri di distanza, il mirino della mitragliatrice fatto da telecamera e un sistema di intelligenza artificiale a regolare la precisione degli spari tenendo conto di ritardo delle immagini, eccetera -i dettagli forniti dal New York Times. Aggiungono persino che la mitragliatrice scelta dall’intelligence israeliana era una FN MAG belga, che ha avuto una grande diffusione dalla Seconda guerra mondiale.
Lunga storia di assassinii di stato
«Nel corso degli anni Israele ha portato avanti diverse operazioni di intelligence per contrastare l’armamento nucleare iraniano, con campagne di sabotaggio, cyberattacchi contro le installazioni iraniane per l’arricchimento dell’uranio, e anche una serie di uccisioni di funzionari e scienziati nucleari che avrebbero potuto aiutare il paese a dotarsi di armi nucleari».
Dal 2007 a oggi, sono stati uccisi cinque scienziati, la maggior parte dei quali agiva sotto la direzione di Fakhrizadeh, che era quindi uno dei bersagli più importanti. C’erano stati precedenti tentativi di ucciderlo, falliti spesso per caso.
Apprendistato prima dei droni killer
Non era la prima volta che l’intelligence israeliana faceva uso di attacchi a distanza. Dopo che nel 2007 il primo scienziato nucleare iraniano era stato avvelenato, nel 2010 il secondo fu ucciso con una bomba comandata da distanza. La pianificazione era stata però incredibilmente complessa, e un funzionario iraniano che aveva partecipato all’operazione confessò tutto dopo essere stato arrestato. Per gli attacchi successivi, l’intelligence israeliana aveva optato per operazioni più semplici, con sicari che si accostavano alle auto dei bersagli con una moto, come nel film di mafia, per intenderci.
Omicidio pianificato tra Israele a Stati Uniti
I primi incontri per organizzare l’operazione si erano svolti alla fine del 2019, un anno e mezzo prima dell’assassinio dello scienziato. «Avevano partecipato funzionari israeliani diretti dal Mossad e membri del governo americano, incluso lo stesso Donald Trump, il segretario di stato Mike Pompeo e la direttrice della CIA Gina Haspel», denuncia il quotidiano Usa. Utile ricordare che a gennaio dello stesso anno un drone americano aveva ucciso a Baghdad, in Iraq, il potentissimo generale iraniano Qassem Suleimani.
Poi la trattativa, l’accordo, e infine Trump
La campagna di sabotaggio israeliana si fermò nel 2012, quando cominciarono le trattative che portarono all’accordo del 2015, che stabiliva una serie di vincoli e di controlli concordati sulla gestione del nucleare civile da parte dell’Iran che avrebbero reso più complicati i suoi eventuali piani di sviluppare un’arma nucleare. La campagna di sabotaggio riprese però durante la presidenza di Donald Trump, che aveva annullato l’accordo sul nucleare nel 2018 firmato e ritenuto invece valido da Europa e altri garanti dell’accordo.
L’analisi commento di Alberto Negri
«Le guerre infinite, come quella tra Usa-Israele e Iran, in realtà non solo non finiscono mai ma cambiano gli scenari con le tecnologie che trasformano i possibili campi di battaglia in poligoni di tiro dove i killer non sono più di carne e ossa ma diavolerie elettroniche. E la guerra diventa ‘pulita’ pur restando sporca assai. La morte israelo-americana adesso arriva comandata da un sistema satellitare a migliaia di chilometri di distanza, con i droni ma anche con robot killer, programmati nei minimi dettagli, quasi infallibili».
La trattativa sul nucleare iraniano
Le rivelazioni del New York Times arrivano poche settimane dalla ripresa dei negoziati sul nucleare a Vienna sospesi prima dall’elezione a giugno alla presidenza della repubblica islamica dell’ultraconservatore Ebrahim Raisi.
«Certo se un negoziatore iraniano risulta un po’ antipatico, dopo la vicenda di Fakhrizadeh, deve stare in guardia. Anzi, in generale sedersi al tavolo con americani e israeliani non si può farlo mai con leggerezza. E non si tratta soltanto di battute».
23 Settembre 2021