di Armando Lo Giudice
Il crescente sostegno repubblicano all’adozione da parte degli Stati Uniti di un’azione militare unilaterale in Messico sta spaventando gli abitanti che vivono ai lati del confine, preoccupati che il discorso sull’azione militare possa normalizzarsi.
Scopo dichiarato dell’intervento sarebbe agire contro le bande della droga anche se il presidente messicano Maduro ha avvertito di non avere alcun bisogno di aiuto da parte degli USA. In realtà l’idea di intervebire da parte di Washinton segue le privatizzazioni messe in atto da Maduro sui giacimenti petroliferi e di altre materie preziose che gli USA davano per scontate con i precedenti governi.
Il dibattito sulle primarie presidenziali repubblicane di mercoledì ha incluso un accordo quasi unanime sul concetto di dispiegamento di truppe americane per combattere il traffico di droga e l’immigrazione.
Rispondendo ad una domanda di Fox News, il governatore della Florida Ron DeSantis ha fatto allusione all’invio di forze americane in Messico per “eliminare i laboratori di fentanil, per eliminare le operazioni del cartello della droga”. DeSantis ha dichiarato che come presidente lo avrebbe fatto il “primo giorno”.
Lo scorso gennaio, il vertice nordamericano, soprannominato il vertice dei “tre amigos”, ha discusso del pesante flusso di fentanil attraverso il confine degli Stati Uniti che ha ucciso più di 100.000 persone solo nel 2021.
L’atteggiamento aggressivo dell’ex presidente Trump nei confronti delle relazioni bilaterali ha aperto la strada a questo concetto e, secondo la biografia “A Sacred Oath” (un giuramento sacro) dell’ex segretario alla Difesa Mark Esper, in qualità di presidente, ha cercato l’approvazione del Pentagono per inviare missili in Messico.
Secondo John Negroponte, ex rappresentante permanente degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite ed ex ambasciatore in Messico, qualsiasi azione “unilaterale degli Stati Uniti nei confronti del Messico”, in particolare da parte di truppe, sarebbe “controproducente per le relazioni tra gli Stati Uniti e il Messico”.
Negroponte ha aggiunto che, in quanto principale partner commerciale degli Stati Uniti, e a causa dell’enorme confine condiviso tra i due, tali azioni sarebbero “sconsiderate”.
In tutto questo, non viene nemmeno presa in considerazione l’idea che il Messico sia uno stato sovrano. Peraltro il paese è stato gettato in una crisi politica nel gennaio 2019 quando, con il sostegno degli Stati Uniti Juan Guaido, l’ex capo di un organo illegittimo separato dall’Assemblea nazionale venezuelana, si è autodichiarato “presidente ad interim” in un tentativo di deporre il presidente democraticamente rieletto Nicolas Maduro.
26 agosto 2023