Partiamo dalla fine: Israele ha un dovere legale e umanitario nei confronti dei palestinesi in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme est come potenza occupante che ha imposto un blocco di Gaza da anni e controlla tutti gli aspetti della vita nei territori occupati.
La narrazione dell’autonomia palestinese e di uno stato indipendente nel quadro degli accordi di Oslo svanisce ogni volta che una jeep dell’esercito israeliano entra, quando gli aggrada, a Ramallah o a Jenin, ogni volta che i soldati israeliani invadono le case dei palestinesi ad Al-Mughayyir e rimuovono con la forza i minori dalle loro case, ogni volta che una persona malata, un uomo, una donna, un bambino o un anziano, attende un permesso israeliano per recarsi in un ospedale palestinese in Cisgiordania o a Gerusalemme est per cure mediche.
Innanzitutto l’attrezzatura necessaria per lottare contro il coronavirus a Gaza non è certo un gesto umanitario, è un obbligo che nasce dal danno arrecato al diritto alla salute e dall’Impedimento posto al sistema sanitario palestinese per poter funzionare in modo efficace. La logica impone che se ferisci qualcuno, chiedi scusa per questo e risarcisci la parte lesa, e nessuno dovrebbe applaudirti per questo. Quindi trovo abbastanza strano che Israele non solo non veda questo come una sua responsabilità e lo descriva come “aiuto”, ma attribuisca anche delle condizioni a questo “aiuto”.
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Questa foto scattata il 18 dicembre 2020 mostra una strada principale vuota durante un blocco del fine settimana a causa della pandemia di coronavirus COVID-19 a Gaza City
La crisi del coronavirus ha trovato un sistema sanitario palestinese povero di risorse, diviso in tre aree geografiche, sostenuto da aiuti internazionali e donazioni dall’estero e dipendente da Israele o dai gesti umanitari di Israele. Questa realtà è il risultato diretto dell’occupazione israeliana in Cisgiordania e degli aspetti di apartheid e colonialismo che la caratterizzano, come il crudele blocco e le guerre su Gaza che hanno portato enormi distruzioni. In breve migliaia di pazienti vengono indirizzati ogni anno per cure vitali e salvavita in ospedali lontani da dove vivono, sia in Cisgiordania, a Gerusalemme Est o in Israele, a causa della mancata disponibilità delle cure mediche necessarie, carenza di farmaci o carenza di competenze mediche pertinenti.
Considerando l’entità del controllo israeliano sul sistema sanitario palestinese e sulla vita dei palestinesi, Israele ha offerto pochissimo aiuto all’Autorità Palestinese e ad Hamas durante la crisi del coronavirus. Una petizione di Physicians for Human Rights ha rivelato che l’aiuto di Israele consisteva nel trasferire informazioni, istruzioni e attrezzature mediche che la comunità internazionale ha donato al Ministero della Salute palestinese.
Uno degli argomenti, se non il principale, avanzato da Israele riguardo alla richiesta di mantenere il suo impegno – sia in base al diritto internazionale che a causa dei suoi obblighi umanitari – è questo: il trasferimento delle autorità e della responsabilità per i servizi sanitari all’Autorità Palestinese, come parte degli accordi provvisori, la solleva dalla responsabilità di fermare la diffusione del virus. Questo argomento viola innumerevoli convenzioni internazionali in materia di epidemie e di malattie infettive e, soprattutto, mina il diritto alla salute per le persone che vivono sotto occupazione.
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Uomini palestinesi passano accanto a immagini che mostrano medici con la maschera a causa della pandemia, a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.
Contrariamente a quanto afferma Israele, anche se la responsabilità e l’autorità per i servizi sanitari sono state trasferite all’Autorità Palestinese come parte degli accordi di Oslo, Israele ha mantenuto l’autorità e il controllo della sicurezza (principalmente il controllo del checkpoint, delle importazioni, delle risorse naturali e di altro ancora). Ciò ha fortemente ostacolato l’Autorità Palestinese nell’ attuare il diritto alla salute autonomamente, nel pianificare e sviluppare un sistema sanitario che si estenda sull’area territoriale palestinese e funzioni come una singola unità senza essere frammentata. Stando così le cose, si potrebbe sostenere che l’AP, con l’aiuto delle donazioni, ha sostenuto l’onere economico senza detenere l’autorità.
Nelle ultime settimane i media israeliani hanno riferito dell’intenzione di Israele di dare un aiuto sostanziale a Gaza fornendo i vaccini, ma questo aiuto sarebbe offerto solo in cambio di un accordo per gli israeliani prigionieri e la restituzione dei cadaveri dei militari uccisi. Un impegno umanitario di base non deve essere utilizzato come strumento di contrattazione politica.
Quelli di noi che hanno familiarità con la storia della condotta di Israele nei confronti dei palestinesi sanno che li tratta, specialmente i palestinesi a Gaza, come ostaggi intrappolandoli crudelmente nell’enclave e condizionando gli aiuti umanitari al raggiungimento di vari obiettivi politici. Non è una novità, e questa pratica è stata utilizzata da Israele numerose volte, non solo per quanto riguarda gli aiuti, ma anche in relazione ai diritti fondamentali, controllati da Israele, come il diritto alla libertà di movimento. Tuttavia vedere gli aiuti umanitari condizionati dai risultati politici e sviluppare questo messaggio nel discorso pubblico, mi fa arrabbiare per una serie di ragioni.
Condizionando gli aiuti al rilascio dei soldati e dei civili scomparsi, la maggior parte degli israeliani, compreso il governo, è disposto a porre a rischio o almeno a prendere in ostaggio quasi 2 milioni di uomini, donne e bambini per conseguire una vittoria politica. Inoltre durante una crisi globale, quando il mondo intero deve assicurarsi che nessuno venga lasciato indietro e che non ci siano scelte discriminatorie sulla base di classe, razza, sesso o nazionalità per accedere ai vaccini, Israele sta sfruttando la crisi globale e la doppia crisi a Gaza per conquistare risultati politici e rafforzare il controllo su tutti i territori palestinesi occupati.
Lo scrittore è il direttore del dipartimento dei territori occupati per Physicians for Human Rights
tratto da: https://frammentivocalimo.blogspot.com/2020/12/ghada-majadli-i-vaccini-covid-per-gaza.html