Bisogna cambiare passo! La prima delle questioni è economica.
Ma non solo nel senso di allineare le nostre retribuzioni ai salari degli omologhi dipendenti pubblici europei o di recuperare il gap salariale maturato negli ultimi 30 anni.
Occorre aumentare i salari più bassi diminuendo il divario con le retribuzioni della dirigenza, mettere mano ai criteri organizzativi impedendo le duplicazioni di attività e realizzando un effettivo coordinamento tra gli uffici pubblici, fermando le cessioni di rami di attività al settore privato e introducendo un principio di partecipazione attiva dei lavoratori alla gestione dei procedimenti, eliminare ogni traccia legislativa di “meritocrazia” che si è dimostrata essere la più marcia espressione di favoritismo, ridare dignità al ruolo e allo status del lavoratore pubblico, introducendo meccanismi che incentivino lo spirito di collaborazione tra i lavoratori e gli uffici.
Occorre fermare la propaganda sulla criminalizzazione fin qui praticata da tutti i governi reintroducendo, per esempio, il preesistente regime dei permessi per malattia ed introdurre una di effettiva equiparazione con il resto del mondo del lavoro a partire da uguali diritti in tema di tempi di liquidazione e anticipo del TFR, come consentito ai lavoratori privati, o ancora ad esempio, introducendo il criterio, a effettive mansioni svolte, dell’inquadramento al livello giuridico e retributivo superiore.
Una retribuzione dignitosa permette anche d’intervenire sui diritti a partire dalla riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario o limitando lo straordinario (cui oggi molti si prestano per arrotondare le magre retribuzioni).