L’obbligo di riflessione è dovuto al fatto che il Cct ha proposto e organizzato, nel luglio-agosto di questo anno, un’analisi critica concreta (cioè marxista) delle dinamiche sociali in atto in Venezuela per contribuire a una discussione e ad una pratica politica che mettano al centro la lotta per il socialismo.
Una parte non secondaria di questa proposta, il Cct decise di svilupparla attraverso la presenza in Italia del compagno Manuel Sutherland, marxista e docente di economia all’Università Bolivariana di Caracas, per analizzare e demistificare in modo dettagliato e specifico (da protagonista interno al fenomeno) quello che viene definito “Socialismo del secolo XXI”.
Nelle diverse realtà dove questa proposta è stata discussa, Manuel ha dimostrato, anche quantitativamente – rimandiamo per questo alle relative sintesi apparse tanto in ”rete” quanto su “carta” – come:
– la struttura produttiva venezuelana sia assolutamente capitalistica, e non vi sia, quindi, una transizione (dal capitalismo) al socialismo, da subito obbligatoriamente caratterizzata dalla cancellazione della borghesia come classe dirigente, ovvero come proprietaria dei mezzi di produzione, ovvero come detentrice dei canali e dei flussi commerciali;
– i tentativi di ridistribuire parte della ricchezza nazionale (redistribuzione: niente di strutturale) a favore delle masse popolari, siano stati irrazionali, populisti e non abbiano comunque impedito una gravissima crisi, a loro danno, di approvvigionamento: dagli alimenti, ai servizi, ai beni indispensabili di uso quotidiano.
In questo contesto – derivato dalla volontà politico-economica del governo “chavista” di non ricercare un percorso, possibile, di transizione al socialismo – è stato segnalato con chiarezza come la destra avrebbe contemporaneamente trasformato in voti a suo favore quelle gravissime difficoltà di approvvigionamento, e seppellito concretamente le future prospettive di socialismo sulla base della pessima gestione del paese da parte di un socialismo che non esisteva se non nelle parole. Maduro e il suo partito (Partido Socialista Unido de Venezuela) sarebbero inevitabilmente andati incontro alle prossime elezioni politiche ad una sconfitta. Così è stato. La cosa non ci rallegra assolutamente.
Su tutto ciò occorrerà approfondire e confrontarsi. Non è casuale infatti che l’inevitabile sconfitta della “sinistra” venezuelana, confluisca in un quadro complessivo che rafforza un marcato regresso alle condizioni nelle quali le classi subalterne si trovavano nel XIX secolo (altro che XXI!): da un punto di vista di risultati in atto, ad est una percentuale autoctona del capitale globale riesce a far concepire e combattere a suoi settori sociali subalterni la lotta di classe nella sua fase armata (!) attraverso categorie religiose; a nord ad analoghi settori sociali includendo la classe operaia si riesce (da parte del capitale) a fargli assumere categorie equivalenti, che (per ora in fase elettorale e in forma meno esplicita) si materializzano nell’assegnare la maggioranza ad un partito fascista come il “Fronte Nazionale” francese.
Per noi, resta la sperimentata capacità del marxismo di leggere la dinamica dello scontro di classe, motore della realtà. Se le categorie marxiste sono in grado di “comprenderla” nella sua generalità, in quanto permettono una rappresentazione dialettica del modo di produzione capitalistico (accumulazione del capitale attraverso la appropriazione del plusvalore relativo), altra cosa è la rappresentazione della realtà secondo il livello attuale di sviluppo delle forze produttive: cioè la definizione e costruzione di una linea politica (teorica e pratica) rivoluzionaria, comunista, appropriata per rimettere al centro, oggi, la lotta per il socialismo. L’evidenza, così densa di significati, del “Venezuela” rende possibile uno dei (tanti) confronti che intercettano la definizione e la costruzione prima dichiarata.