Claudia Cernigoi
DEJA VÛ.
Leggendo un articolo del Giornale del 7 febbraio scorso abbiamo trovato questo passaggio:
«un e-book dei jihadisti che lancia un appello agli estremisti di sinistra affinché si uniscano alla lotta armata della jihad. Lo stesso Bin Laden qualche anno fa aveva affermato: “È lecito in questa battaglia che gli interessi dei musulmani si incontrino con quelli dei socialisti. Nonostante la nostra convinzione che i socialisti siano apostati”. Insomma un appello chiaro alla lotta comune contro le “forze imperialiste” dell’Occidente».
Questo articolo ci ha evocato un deja vû; e poi ci siamo ricordati di un articolo de l’Unità del lontano 14/1/00, dove il giornalista Gianni Cipriani (che peraltro in altre occasioni ha dimostrato più professionalità), parlando dei cinque appartenenti ai Gruppi partigiani per il sabotaggio (la cui carriera “terroristica” si era limitata a due episodi: una penetrazione nel cantiere per l’ampliamento della base di Aviano, con la distruzione di alcuni macchinari, ed una posa di bottiglie molotov che non si erano neppure incendiate), aveva ipotizzato un possibile collegamento dei GPS con gli NTA, i Nuclei territoriali antimperialisti, che in uno dei loro documenti avevano con fatto “balenare l’ipotesi che ci sia in atto una «trattativa» tra comunisti combattenti italiani e fondamentalismi islamici”, con delle parole di elogio dell’allora ancora abbastanza sconosciuto Osama Bin Laden. Tralasciamo di citare il resto dell’articolo che potete trovare nell’archivio online de l’Unità, dove si possono leggere anche le reazioni allarmate non solo di esponenti politici come il senatore Giovanni Pellegrino, presidente della Commissione Stragi, ma anche di magistrati che si erano più volte occupati di “terrorismo”, come Rosario Priore ed il procuratore capo di Verona Guido Papalia.
Probabilmente non saranno molti coloro che ricordano la parabola mediatica degli NTA, che imperversarono nel Nordest tra il 1996 ed il 2005 con comunicati stampa di rivendicazione di attentati e risoluzioni strategiche che per contenuti e stile facevano invidia a quelle delle brigate rosse del periodo più logorroico, scritti cui la stampa dava ampio spazio, lanciando nel contempo l’allarme di uno sviluppo della strategia del terrore che dal Nordest d’Italia poteva diffondersi in tutto il Paese.
Il tutto si sgonfiò nel 2005, quando le indagini (finalmente condotte con serietà) portarono all’arresto di tre udinesi (dicasi TRE), unici responsabili di tutto il polverone, tra i quali un ex giornalista, Luca Razza, che era stato peraltro simpatizzante della destra xenofoba di SOS Italia (creata da quel Volpe Pasini che si propose, in tempi più recenti, quale consigliere politico di Berlusconi, per fortuna senza molto costrutto).
Luca Razza si assunse la responsabilità di avere scritto, tutto da solo, una trentina di risoluzioni strategiche che suscitarono l’interesse allarmato dei servizi, che poi ne relazionarono in parlamento, e diedero modo alla stampa di invocare l’allarme su un congiunto pericolo islamico-comunista.
(Si veda a questo proposito una buona sintesi nell’articolo di Valentina Avon sul Diario del 5/5/06).
Nonostante non vi fosse stato alcun reale pericolo terroristico, il procurato allarme messo in atto dalla campagna stampa montata dagli NTA portò comunque ad una serie di azioni repressive (soprattutto nel 1999, a ridosso delle mobilitazioni contro l’aggressione alla Jugoslavia e dopo l’omicidio D’Antona) nei confronti di militanti della sinistra antagonista e di classe, avvisi di reato, perquisizioni, sequestri di materiale, risoltisi tutti con l’archiviazione degli indagati (eccezion fatta per i cinque GPS di cui sopra, che avevano comunque rivendicato le proprie azioni – non terroristiche, di fatto, quanto piuttosto di sabotaggio).
Ecco, non vorremmo che quanto scritto nell’articolo del Giornale di ieri preludesse ad una nuova stagione di repressione come quella che abbiamo descritto. Perché anche oggi si parla della possibilità di interventi militari in zone dell’Est europeo, come nel 1999. E molto spesso la storia si ripete.
febbraio 2015