Imponente manifestazione di studenti a Milano. Giovani che chiedono di non aspettare altro tempo per fare politiche che garantiscano un futuro certo e vivibile…
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Ci scrive, il 16 marzo alle ore 11:42, Marco V.:
Qualche motivo di “scetticismo”
Buona giornata,
premettendo che le finalità e le intenzioni della grande manifestazione “globale” e giovanile sul clima sono lodevoli, voglio fare l’avvocato del diavolo perché ritengo che, comunque sia, non ci si può arrestare di fronte al semplice dato numerico di un evento comunque molto partecipato. E i motivi di scetticismo sono principalmente tre:
1) al di là delle dichiarazioni mi sembra che ancora manchi una critica e una contestazione radicale a un certo sistema economico basato sul consumismo, la speculazione e una (falsa) crescita. In definitiva, quel sistema neocapitalistico fondato sulla privatizzazione dei profitti e sulla socializzazione dei costi che, evidentemente, sono anche ambientali. Ho ancora l’impressione che l’ultimo grande movimento che si è mosso in questa direzione sia stato quello denominato “no global” che pendeva di mira le corporations e i grandi colossi finanziari internazionali e che è noto come è finito. Ma tant’è…
2) io appartengo a una generazione che è nata e cresciuta nel benessere e per il benessere e che, alla fine, coltivando l’illusione di una “crescita perpetua” ha dimenticato qualsiasi cognizione dei propri diritti. A ben guardare la contestazione seria e basata su una maturazione circa i propri diritti sociali, politici, civili, economici e, più in generale, “umani” scaturisca dalla fame, dalla sete e dal quotidiano conflitto per la sopravvivenza. Oppure da una consapevolezza della propria dignità umana e civile… Ho il dubbio che – almeno dopo il Sessantotto – i giovani delle varie generazioni abbiano veramente patito i morsi dell’ingiustizia per assaporare il senso della lotta per la propria o altrui dignità o miglioramento delle condizioni umane, civili, politiche e sociali.
Poi i “millenians” sono nati praticamente con la tastiera in mano e l’idea che digitando un codice o schiacciando un pulsante si possano cambiare le cose può rivelarsi una pericolosa illusione.
3) mi colpisce la grande attenzione del media mainstream concentrata su questo evento e ciò mi fa venire il dubbio che sia stata posta in essere una “mediatizzazione” perfettamente organizzata. La nostra è sempre più una Società dello Spettacolo, ma alla fine dei conti la realtà si impone sul “virtuale”. In una parola, se si tratta realmente di un grande evento mediatico finirà per essere aleatorio e produrre fumo negli occhi della pubblica opinione.
Certo, poi se sono fiori fioriranno…
Buona domenica
Marco V