Stamattina sono arrivati a Khan al Ahmar i consoli di Italia, Francia, Svezia, Belgio, Norvegia, Svizzera, Finlandia. E’ stato intimato loro dai militari di andarsene, nessuno è potuto entrare nel villaggio. Hanno comunque incontrato la comunità, esprimendo loro solidarietà e ribadendo l’importanza del rispetto del diritto internazionale. Nel pomeriggio è prevista u’altra visita consolare.
Sembra che alcuni attivisti presenti nella scuola si siano incatenati e rimarranno lì fino alla demolizione.
“Liberarsi della ingombrante presenza dei beduini e della Scuola di Gomme vuol dire per Israele non solo imporre la sua legge su quella internazionale. Significa anche proseguire i progetti in un’area strategica, la zona E1, a Est di Gerusalemme, dove l’espansione delle colonie ebraiche taglierà in due la Cisgiordania rendendo impossibile la creazione di uno Stato palestinese con un territorio omogeneo. Gli Usa alleati di Israele si sono opposti per anni a questi progetti ma ora alla Casa Bianca c’è Donald Trump e il suo “Accordo del secolo” per il Medio oriente non contempla la realizzazione delle rivendicazioni palestinesi in uno Stato sovrano.”, scrive Michele Giorgio, anche lui presente stamattina al villaggio.
Ieri i tafferugli in breve sono sfociati nelle cariche della polizia. Alla fine almeno 35 palestinesi sono rimasti feriti o contusi, quattro sono finiti in ospedale. Almeno otto gli arrestati. «Una popolazione beduina inerme è colpita nel cuore della propria identità» commenta con amarezza Massimo Annibale Rossi, di Vento di Terra, uno degli ideatori della Scuola di Gomme «a nulla sono valsi gli appelli della comunità internazionale e la solidarietà giunta alla nostra Ong e alla tribù dei Jahalin. Si sta compiendo una gravissima violazione del diritto internazionale e di quel poco che rimane per le prospettive di pace in Medio oriente».