Il premier israeliano oggi accoglie a Gerusalemme i leader di Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia e Slovacchia a certificare la vicinanza della suo governo a quello dei governi sovranisti spina nel fianco dell’Unione europea. Alleanza ideologica e propaganda per elezioni del 9 aprile
Netanyahu e l’antisemitismo perdonabile
Visegrad, destra un po’ anti semita ma amica di Netanyahu con Israele
«Il Gruppo Visegrad (V4) si allarga e di fatto accoglie Israele. Per ora solo come paese alleato, ma si può dire che è nato il V4 Plus». Lo anticipa Nena News, Michele Giorgio. Sovranisti e ultra nazionalisti di tutto il mondo uniti. Quasi tutti. «Così oggi Benyamin Netanyahu accoglie a braccia aperte il leader ceco Andrej Babis, lo slovacco Peter Pellegrini, l’ungherese Viktor Orban e il polacco Mateusz Morawiecki a Gerusalemme per un summit sul ruolo attuale e quello futuro dell’Europa, in chiave ovviamente molto critica».
V4 a Gerusalemme, altro successo diplomatico -dal suo punto di vista politico- nella campagna elettorale per le legislative del 9 aprile. Successo vantato che la sua destra Likude aggiunge agli abbracci delle monarchie arabe sunnite del Golfo di qualche giorno fa a Varsavia. Olocausto e ‘peccatucci’ anti ebraici relegati ormai a parte della storia, sembrerebbe il nuovo costo israeliano modello Netanyahu, con un obiettivo strategico centrale di condivisione americana, colpire l’Iran, e poi la questione palestinese acqua passata.
Benyamin e Viktor (Orban), amici collaudati
Netanyahu amico personale con Viktor Orban, e «stretto alleato» dello Stato ebraico. Lo ha ripetuto a chi gli faceva notare l’antisemitismo strisciante del premier ungherese. Netanyahu ad ebraismo elastico, dopo aver trasformato Israele in uno stato confessionale, ha recentemente scelto di ignorare il tentativo di Orban di riabilitare Miklos Horthy, il leader ungherese durante la seconda guerra mondiale responsabile della deportazione di centinaia di migliaia di ebrei. Deportazione e sterminio, tanto per non minimizzare.
Torniamo a Michele Giorgio. «In più occasioni Netanyahu ha fatto capire che per lui è importante solo l’appoggio che Israele può ottenere dai governi stranieri. E pertanto non tiene conto del loro colore e delle loro politiche, anche quando sono repressive e antidemocratiche. Il brasiliano di estrema destra Bolsonaro e Orban gli vanno benissimo. Così come l’italiano Matteo Salvini, accolto con grandi onori lo scorso dicembre in Israele, perché esalta l’identità etnica, il rifiuto dei migranti, dei musulmani, del diverso. Ideologicamente affini».
Contro la politica Ue in Medio Oriente
L’interesse di Israele soprattutto se i rapporti con questi ‘leader contro’, possono intaccare alcune delle politiche dell’Ue in Medio oriente. Ovviamente a incasso nazionalistico della destra israeliana attuale. A cominciare dal pur blando sostegno all’indipendenza palestinese -ormai una sorta di giaculatoria di ripetere nei riti della liturgia politica- per finire al contestatissimo appoggio europeo all’accordo sul programma nucleare iraniano dal quale l’Amministrazione Trump è uscita a maggio con nuove sanzioni contro Tehran.
A Gerusalemme anche il polacco Mateusz Morawiecki che aveva minacciato di rimanere a Varsavia dopo le dichiarazioni di Netanyahu sulla partecipazione attiva dei polacchi all’Olocausto. Ma nelle ultime ore la crisi si è stemperata. Meno Auswitz e più real-politik. La nuova querelle fra Israele e Polonia riprende quella del 2018 ,dopo l’approvazione da parte del parlamento di Varsavia della legge che imponeva sanzioni o la reclusione fino a tre anni per l’attribuzione alla nazione o allo Stato polacco di responsabilità nei crimini nazisti.
Vertice sovranista e diaspora europea
Giorgio Gomel, di Jewish Call Italia, oltre agli interessi politici immediati già detti, denuncia «una affinità elettiva sul piano ideologico fra il Likud di Netanyahu e alcuni di questi partiti che esaltano l’identità etnica, il rifiuto degli immigrati, l’intolleranza del diverso. Un’Europa attraversata da nazionalismi e dominata da Le Pen, Orban e Salvini non sarebbe certamente benefica per Israele. Gli storici del Museo della Shoah hanno condannato i tentativi di esonerare il regime fascista di Horthy dalle colpe nello sterminio degli ebrei ungheresi».
«Gli uomini di Orban, i dirigenti polacchi e la destra israeliana sono fatti della medesima pasta -denuncia Zeev Sternhell, autorevole storico israeliani – Sono attivamente impegnati a liquidare l’ordinamento liberale. Lottano contro i diritti umani e la separazione delle istituzioni, puntano a un regime dove tribunali, mass media, istituzioni culturali, mondo accademico e società civile siano sottoposti tutti al potere. Tre quarti di secolo dalla guerra mondiale, personalità della Destra nazionalista, odiatori dell’illuminismo indicati come i nostri fratelli».
IL QUOTIDIANO ISRAELIANO HAARETZ
18 Febbraio 2019