Sono vittima di un martellante stalking telefonico. Dall’inizio d’ottobre, mi arrivano decine di telefonate, per lo più dal numero 02.82397516, ma anche da altri numeri. La voce all’altro capo del filo – come si diceva una volta – si qualifica in modo non precisissimo, ma inequivocabile: la perifrasi cambia ogni volta, ma fa capire che chi parla lo fa a nome di un ufficio o di un’agenzia istituzionale che, dopo aver fatto gli opportuni controlli, ha verificato che “il signor Gian Battista” (che poi sarei io: così è scritto sui loro documenti) paga il gas dell’utenza domestica x euro al metro cubo, mentre la tariffa giusta è y.
“Dalle nostre verifiche”, dice la voce, “abbiamo constatato che lei paga il gas x euro al metro cubo…”. Ma niente paura, sono pronti ad aggiustare la situazione e togliermi la maggiorazione di prezzo da me pagata: è sufficiente inviare una email e la foto di un mio documento, meglio la carta d’identità.
La più decisa tra gli interlocutori che si sono succeduti al telefono – all’altro capo del filo – è una signora dal tono autorevole e dai modi spicci, che mi ha spiegato di essere pronta ad aiutarmi a risolvere l’errore di cui io sono rimasto vittima, insieme ad altri utenti. “Io sono qui per risolvere problemi”, dice la signora, facendo capire che se voglio farmi aiutare, bene, sennò amen, lei non ha tempo da perdere.
Una voce maschile, meno volitiva, ma pronta a qualificarsi come proveniente dall’agenzia per l’energia, mi rifà la spiegazione del metro cubo e del prezzo maggiorato e poi ribadisce che si può comunque sanare rapidamente il disguido di cui sono vittima.
Queste voci mi raggiungono al telefono (per fortuna) quasi sempre quando sto guidando o mentre sto incontrando persone o sono impegnato in altre attività. Così non riesco a dedicarmi fino in fondo a questi angeli istituzionali che vogliono ristabilire la giustizia e impedire che io paghi più del dovuto. Ogni volta rimando, lascio le cose a metà. Finché, all’ennesima, insistente telefonata, finalmente si fa strada in me il dubbio che le voci che da giorni vogliono risolvere il mio problema del gas non siano né istituzionali, né disinteressate.
Sì, lo avete capito: sono un po’ tordo, attento più ai grandi problemi e alle macchinazioni della politica, dell’economia, della corruzione, dell’eversione, della criminalità mafiosa, che non ai piccoli e vicinissimi interventi truffaldini di chi vuole convincermi a cambiare operatore energetico. Ma piano piano ci arrivo anch’io. Tanto che nell’ultima telefonata sto attento perfino a non rispondere mai “sì” alle domande della voce, temendo che il mio sì possa diventare una firma vocale a un nuovo contratto.
Già. Perché dopo qualche ricerca e dopo l’aiuto prezioso di una collega del Fatto che la sa lunga sui trucchi e trucchetti con cui si cerca di conquistare (o abbindolare) i consumatori, finalmente capisco che le voci che mi fanno compagnia dai primi d’ottobre non arrivano da un ufficio istituzionale o da una fantomatica agenzia per l’energia, ma da un’agguerritissima Delta Force di un operatore che si chiama Green Network, che vuole che io lasci il mio attuale fornitore per passare da lui, che mi farebbe pagare (per quanto tempo?) il famoso metro cubo di gas meno di quanto ora me lo fa pagare l’Enel (non ricordavo neppure quale fosse, il mio fornitore, ma ho controllato: è Enel).
Quelli della Delta Force sono bravissimi. Agguerritissimi. Rapidissimi. Efficientissimi. Capacissimi. Furbissimi. Complimenti, specialmente alla signora spiccia. Forse sono già passato con loro e non me ne sono neanche accorto. Aspetto la prossima bolletta del gas.
22 ottobre 2020