La giustizia britannica ha annullato la sentenza favorevole all’autoproclamato presidente del Venezuela Juan Guaidó che gli avrebbe permesso l’accesso all’oro venezuelano ed ha accettato il ricorso dei legali della Banca Centrale del Venezuela ordinando un’indagine per determinare a chi spetta il controllo di quella ricchezza.
Ieri, infatti, una corte d’appello ha annullato la decisione emessa a luglio dal Tribunale Superiore che riconosceva Juan Guaidó, come l’unico in grado di determinare il destino delle 31 tonnellate d’oro depositate presso la Banca di Inghilterra con un valore di 1,2 miliardi di dollari.
Dopo la vittoria il rappresentante del governo venezuelano Sarosh Zaiwalla ha dichiarato: “Abbiamo evitato che venisse dato accesso a quasi 2 miliardi di euro in oro a un gruppo di personaggi illegittimi che vivevano fuori dal Venezuela e che la Corte Costituzionale del Venezuela aveva già stabilito che non avevano alcuna autorità legale. Quello non sarebbe stato un risultato corretto e sono lieto che la Corte d’Appello abbia ora annullato tale conclusione e ordinato che questa importante questione riceva ulteriore considerazione”.
La vittoria giudiziaria infatti implica che il governo britannico non riconosce Juan Guaidó come responsabile della nazione bolivariana, in questo modo, la sentenza dell’alta corte indirettamente ribadisce il suo sostegno al legittimo presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, nella sua battaglia per la conservazione dell’oro nazionale nella banca inglese.
Tuttavia, con questa sentenza, i lingotti d’oro non passano automaticamente sotto la gestione del suo legittimo proprietario, il governo ed il popolo venezuelano.
La Corte britannica ha ordinato nella sentenza l’avvio di un’indagine dettagliata che spieghi le relazioni diplomatiche tra Venezuela e Regno Unito, al fine di determinare se Londra riconosce che il presidente Nicolás Maduro continua ad esercitare poteri “de facto” come capo di Stato ritenendo che la giustizia e il governo devono parlare con una sola voce.
In altri termini il Tribunale ha stabilito che i lingotti non sono di Guaidó e dei suoi nominati ma non possono essere riassegnati alla Banca Centrale del Venezuela fintanto che il governo di Boris Johnson non riconosce Nicolás Maduro come legittimo presidente.