Il vocalist della banda portoricana Calle 13, Renè Perez Joglar, ha diffuso attraverso la rete sociale Twitter una lettera che gli ha mandato un artista palestinese, vittima delle attacchi israeliani che hanno lasciato più di 1400 morti nella Striscia di Gaza fino ad oggi.
Nella missiva, il palestinese chiamato Tariq Salsa racconta la situazione attuale della Striscia, ed enfatizza sul pericolo che corrono i bambini della Palestina, per chi l’artista chiede la sospensione della guerra e dell’offensiva del regime israeliano.
Perez ha scritto nel suo account @Calle13Oficial: “Voglio condividere con voi una lettera che mi ha mandato all’e-mail Tariq, un artista ed amico palestinese.”
Il testo dice:
“Non voglio parlare della patria, non voglio parlare di storia e neanche dell’identità. Voglio parlare della morte dei bambini palestinesi, la morte del futuro.
Loro sognavano…immaginavano un futuro…loro reclamavano…reclamavano i loro diritti umani…per questo sono morti.
Sono morti perché la società internazionale si interessa dei valori materialisti, del petrolio, dell’energia, dei territori, del denaro ed il mondo si è dimenticato che il tempo dell’occupazione è già finito da tempo, però la Palestina continua ad essere occupata.
I nostri bambini desiderano nuotare nel mare, sognano di giocare nelle case rubate ai loro nonni, di scalare le montagne di una Palestina occupata…potersi muovere nella loro terra senza blocchi e senza persecuzione, di andare in certi luoghi senza un permesso speciale.
I nostri bambini non hanno bisogno di essere mantenuti economicamente, non hanno bisogno di roba nuova e nemmeno di giocattoli, non hanno bisogno un hamburger, non hanno bisogno di sedie per le loro scuole e non hanno bisogno una pallone per giocare.
Loro quello che esigono è che finisca questa sofferenza che dura da più di 60 anni e ancora continua. C’è un’intera nazione che stanno estinguendo senza che interessi a nessuno, esistono persone che muoiono e si convertono solo in numeri, ci sono persone che sono state buttate fuori dalle loro case e stanno aspettando di ritornare da più di mezzo secolo, ci sono persone chiuse in una prigione da più di 30 anni, e lì nella prigione è dove esiste la morte dell’anima.
Il tempo ha rubato i nostri sogni, ha assassinato le nostre speranze, i nostri bambini solo chiedono che i tuoi bambini possano ascoltare, magari i tuoi figli un giorno si convertiranno in presidenti, siano di quelli che prendono le decisioni e che potranno agire con giustizia e libertà.
Tariq Salsa
Betlemme, Palestina”
traduzione di Ida Garberi
1 Ago 2014