DANILO TOSARELLI MILANO
Credo sia la prima volta che accade in Italia. Ma cambia poco.
Elezioni regionali in Lombardia e Lazio. Tanta roba.
Gli astenuti sono di gran lunga superiori ai votanti. Il 60%.
In Lombardia vota il 41.68% degli aventi diritto. 73,11% nel 2018.
L’astensionismo è ormai un fenomeno che compete ai sociologhi.
È un dramma, ma non percepisco la giusta preoccupazione.
Il diffondersi dell’astensionismo deve generare allarme.
È una rotella del motore della democrazia, che salta.
Eppure la politica è relativamente interessata al fenomeno.
Chi vota decide e ciò che conta è votare me ed il mio partito.
Perché se vengo eletto, ho fatto l’affare della mia vita.
Tutto il resto viene dopo. Vedremo poi come cavarcela.
L’egoismo, il calcolo, l’opportunismo di maniera. Esisto io.
Purtroppo, pochi avranno poi la possibilità di chiedere loro il conto.
L’idealita’ e lo spirito di servizio è roba d’altri tempi. Valori antichi.
La politica è sempre più lontana dai problemi quotidiani. È altro.
Ma spetta ad ognuno di noi riportarla sui giusti binari.
Non per vezzo, bensì perché la politica decide le ns vite.
Piaccia o no, tutto passa da lì. Sarà bene prenderne coscienza.
Ed iniziare ad interrogarsi sul che fare. La passività ci condanna.
Mi rendo conto, di quanto possa essere difficile tornare protagonisti.
In Italia è venuta a mancare la speranza.
La speranza che si possa cambiare qualcosa.
E non si ha idea di come far rifiorire questa speranza.
Strada in salita, ma riorganizzare un pensiero critico è possibile.
L’anticapitalismo, rimane l’unico cardine per ridefinirlo.
Ed oggi, solo la strada del conflitto può ridare delle speranze.
Dalla lotta sindacale, salariale, sull’orario di lavoro, che sono tanto.
Tutte le grandi questioni del lavoro e i diritti inviolabili delle persone.
Per difendere un tuo diritto, saresti disposto a scendere in piazza?
Abbandonando divano e computer, per metterti in gioco per davvero?
Fisicamente, schiodandoti e dedicandoci del tempo, il tuo tempo?
Ognuno di noi dovrebbe rispondere con sincerità ed onestà.
Se così non fosse, nessuna critica potrebbe trovare legittimità.
Non si può non guardare con interesse a ciò che succede in Francia.
Milioni di cittadini scendono in piazza per dire NO, non ci stiamo.
Il governo vorrebbe innalzare l’età pensionabile. Da 62 a 64 anni.
Ogni categoria del lavoro ed i tanti giovani protestano senza remore.
Tutti i sindacati sono in campo ed anche la sinistra di Melenchon.
Jean Luc Melenchon è il leader di France Insoumise.
Partito della sinistra radicale che sta ottenendo grandi consensi.
Nelle ultime elezioni legislative del giugno 2022, ha spaccato.
All’assemblea Nazionale aveva 17 deputati. Adesso ne ha 75.
Nel suo programma politico propone la pensione per tutti a 60 anni.
La riconquista dei servizi pubblici ed alcune rinazionalizzazioni.
Settori vitali come energia, autostrade ed aeroporti.
Tassazione delle grandi ricchezze ed una pianificazione ecologica.
Melenchon ha in mente un altro paradigma di società.
Una forte contrapposizione alle politiche liberiste, quelle attuali.
Dove tutto viene considerato merce e prevale la logica del profitto.
Una logica disumanizzante. Persino Papa Francesco lo sostiene.
E dove, persino la guerra può essere considerato strumento utile.
Voglio riportare le parole di Melenchon, durante un comizio pubblico.
Durante una delle tante manifestazioni di protesta di questi giorni.
Da meditare.
“La verità è, che non hanno capito il perché siamo qua.
Noi non difendiamo solo il diritto di godere di una pausa della nostra esistenza, ma affermiamo che il tempo della vita non è solo quello considerato utile, perché dedicato a produrre.
Il tempo non è solo quello dedicato al lavoro, ma anche quello libero.
Il tempo libero non è un tempo di inattività, ma tempo di cui disporre.
Per decidere noi cosa fare, vivere, amare, anche non fare nulla.
Prenderci cura dei nostri cari, dipingere, cantare, oziare.
Il tempo libero è il momento in cui noi possiamo essere totalmente umani. Ecco di cosa parliamo.
Loro ci dicono che bisogna lavorare di più. Perché?
La chiave dell’avvenire non è produrre di più, ma produrre meglio.
E produrre in modo migliore, significa dunque lavorare meno.
Lavorando meno, la fatica potrà essere ripartita più equamente fra tutti.
Noi vogliamo difendere il diritto a vivere in maniera piena….
E loro cosa cercano di fare? Quello che fanno sempre e cioè tentare di trasformare tutto in merce.
Questo vuole Macron. Mercificare la nostra esistenza, come hai fatto con la nostra sanità, come stai facendo con l’istruzione….
Erodere tutto, quantificare tutto. Macron, che tu sia maledetto…..”
Sembrano ragionamenti da sognatore, utopie irrealizzabili. Chi ti segue?
Peccato che il signor Melenchon abbia un consenso che sfiora il 27%.
In Francia, qualcuno inizia a preoccuparsene e per me è incoraggiante.
In Italia, certe proposte di ampio respiro, stentano a decollare.
Chiediamoci il perché. Esistono precise responsabilità.
Chiediamoci perché, la sinistra nel nostro Paese è così mal ridotta.
In Francia c’è Melenchon e France Insoumise. Pienamente in campo.
In Italia abbiamo il governo Meloni, che ha scelto da che parte stare.
Quale è il soggetto politico, che potrebbe riaprire la strada del conflitto?
In Italia, parlare di necessità di mettere in campo il conflitto, è tabù.
Una volta ci chiamavamo compagni…
Il nostro popolo ha ancora bisogno di una sinistra degna e coerente.
Vogliamo provare ancora, ad ipotizzare un mondo migliore?
Non ho nessuna voglia di arrendermi…
Foto di Andres Ayrton